Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Angelo Meda, responsabile azionario di BANOR (società specializzata nella consulenza finanziaria e nelle gestioni di capitali e patrimoni), che commenta lo scenario “Goldilocks” che ha dominato i mercati nel mese di gennaio e mette in evidenza i fattori che potrebbe determinare un cambio di passo nel mese di febbraio: arrivano i risultati di Apple, Amazon, Microsoft, Alphabet e Meta, con rialzi e ribassi significativi che, a causa del loro peso, avranno riflessi sugli indici azionari americani e globali; dato sui posti di lavoro di gennaio, molto atteso per confermare o meno la narrativa Goldilocks.
Si è appena chiuso il primo mese dell’anno e abbiamo già registrato cinque nuovi massimi storici per l’indice S&P500, sei per il Nasdaq 100 e, udite udite, anche l’Euro Stoxx50 supera i massimi del 2007 (il massimo storico del 6 marzo 2000 è ancora lontano). La parola d’ordine sui mercati è Goldilocks: la traduzione italiana (“Riccioli d’oro”) non ha lo stesso appeal e preferiamo usare l’originale anglosassone. Se nella fiaba inglese la bambina mangia il porridge perfetto (né troppo caldo, né troppo freddo), lo stesso possiamo dire dell’economia in questo momento, almeno nella lettura dei mercati finanziari.
Infatti, lo scorso giovedì 25 gennaio ne abbiamo avuto la dimostrazione nei numeri: i dati sulla crescita economica continuano ad essere positivi e a battere le attese (con il +3,3% del PIL USA nel quarto trimestre che ha superato nettamente il +2,0% delle stime), ma nello stesso periodo il deflatore del PIL (indicatore di inflazione preferito dalla FED) è risultato ben al di sotto delle attese (+1,5% contro +2,2%). Non a caso, l’ultimo dei massimi storici degli indici è stato proprio toccato il 25 gennaio, con gli operatori che gongolavano davanti ai dati macroeconomici.
Lo stesso giorno, anche Christine Lagarde durante la conferenza stampa a seguito del meeting della BCE, con dei toni più da colomba, ha aiutato gli indici azionari europei, indicando come i dati puntuali segnalino un raffreddamento dell’economia e dell’inflazione, e spiegando come la BCE sia pronta ad agire, portando il mercato a prevedere il primo taglio ad aprile (con il 70% di probabilità).
Nel frattempo, le aziende stanno aiutando la narrativa Goldilocks battendo mediamente le attese del 6% (dato in linea con gli ultimi quattro trimestri), con Netflix e IBM sul gradino più alto del podio in USA e ASML e LVMH in Europa. Dal podio e dalle “magnifiche 7” possiamo escludere Tesla, che con il suo -26% da inizio anno è addirittura scesa al decimo posto tra i titoli più pesanti nell’indice S&P500, superata da Berkshire Hathaway e Broadcom.
Anche in Cina, il mercato più in sofferenza negli ultimi mesi, abbiamo visto segnali di recupero, con un balzo dell’8% nell’ultima settimana grazie ad interventi a supporto dei mercati da parte del governo socialista.
Insomma, va tutto bene? Possiamo aspettarci ulteriori massimi storici nelle prossime settimane?
I mercati vivono di aspettative e creano degli scenari che, a seconda della loro conferma o meno, causano i movimenti al rialzo o al ribasso. Adesso lo scenario sui mercati è quello appunto di Goldilocks: utili che crescono, inflazione che rientra vicino al 2%, PIL che mantengono una crescita, moderata ma sempre crescita. Più durerà questo scenario o meglio questa narrativa, più supereremo i massimi storici. L’evidenza empirica degli ultimi mesi ci può far stimare che trenta giorni di dati che confermano e convincono gli operatori di questo scenario valgono un rialzo di 3 punti percentuali.
Cosa può quindi rompere questo equilibrio?
Non sembra essere la FED, che ha mantenuto i tassi invariati, così come atteso e ha lasciato chiaramente intendere che un taglio prima di marzo sembra prematuro. Tuttavia, al momento poco importa. Sembra esserci più attenzione al traffico merci in Medio Oriente: il ricordo dei colli di bottiglia nelle catene di fornitura che hanno causato la fiammata inflazionistica del 2021 e la coda nel 2022 è ancora vivido.
Ma adesso tutto dipenderà dai colossi USA: arrivano i risultati di Apple, Amazon, Microsoft, Alphabet e Meta. Con l’inizio di febbraio si ripete il solito copione (quanto è l’utile rispetto alle attese? Com’è la guidance? Quali sono le indicazioni sul trimestre in corso?), con rialzi e ribassi significativi e, a causa del loro peso, con riflessi sugli indici azionari americani e globali. E poi ci sarà il dato sui posti di lavoro di gennaio, molto atteso per confermare o meno la narrativa Goldilocks. Insomma, giorni in cui non potremo staccarci dai monitor, ma nella testa avremo sempre la bambina coi riccioli d’oro.
Angelo Meda