“Il piano di bilancio della Commissione Von der Leyen è un tradimento nei confronti delle marinerie italiane e particolarmente devastante per la Toscana. I tagli al settore rischiano di affondare quel che resta della flotta regionale e di un settore strategico dal punto di vista economico, sociale e turistico”: così Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana commenta l’annuncio del drastico taglio di due terzi dei fondi comunitari destinati alla pesca, che passano da 6,1 a poco più di 2 miliardi di euro, pari a una riduzione netta del 67%. Per la Toscana il taglio si tradurrebbe in una sforbiciata netta ai fondi che passerebbero da 22 milioni a 7 milioni in sette anni. Un colpo durissimo per un settore che ha già visto affondare la metà dei pescherecci negli ultimi trent’anni, cercando nel contempo di attuare sacrifici, misure e investimenti per garantire sostenibilità ambientale e resilienza delle proprie marinerie.
La riduzione delle giornate in mare e l’invecchiamento della flotta, unito all’esplosione dei costi (gasolio in primis), già di per sé mettono a rischio la generazione di reddito e di lavoro, senza contare lo scotto delle importazioni sleale di pescato straniero. Nonostante 8 mila chilometri di coste ed un mare ricchissimo di pesce, importiamo l’85% di prodotto dall’estero consumando tre-quattro specie. Prodotti ittici per altro senza alcuna garanzia sulla provenienza e con standard di controlli molto inferiori ai nostri che rappresentano anche un pericolo per la nostra salute. Nonostante ciò, la pesca artigianale ha dimostrato spirito di resilienza: crescite nei volumi catturati e un’innovazione diffusa in forme come l’ittiturismo, il pescaturismo e i punti vendita a chilometro zero.
“Il taglio dei fondi è un colpo mortale per le comunità costiere. – spiega Danilo Di Loreto, Responsabile Coldiretti Pesca Toscana – Le marinerie sono patrimonio di identità, lavoro e tutela ambientale. Ogni euro perso significa meno sicurezza alimentare, meno occupazione, minori garanzie per gli stock ittici. Chiediamo a voce alta un’Europa giusta, che riconosca la specificità della piccola pesca artigianale e che non abbandoni chi lavora per mare.”
Nelle banchine dei venticinque approdi toscani sono poco meno di 600 le imbarcazioni che resistono. “La nostra pesca, praticata in modo artigianale e sostenibile, non può essere sacrificata per una politica miope che ignora tradizioni e vocazione costiera. – rilancia Coldiretti Pesca Toscana – Serve rapidamente un confronto con il Governo e con Bruxelles per difendere il nostro mare, i nostri pescatori e un modello di pesca responsabile che ha dimostrato di funzionare anche in tempi difficili”.