Nella cartella stampa consegnata ai numerosissimi giornalisti di testate nazionali presenti a Torre del Lago in occasione della prima rappresentazione di “La fanciulla del West” – andata in scena nell’ambito della 51/a edizione del “Festival Puccini” – venne inserita anche la pubblicazione “Itinerari Pucciniani” edita a cura del “Centro Studi Giacomo Puccini”. Ebbene, oltre a Lucca, Vicopelago, Celle dei Puccini, Chiatri, Massaciuccoli, Torre del Lago e Viareggio – questi “itinerari” contengono anche Bagni di Lucca. E per una ragione molto importante, perché qui nel 1909 – soggiornando presso il “Grand Hotel delle Terme” – durante l’occupazione centro di raccolta degli ebrei rastrellati in tutto il territorio, ed ora ridotto ad un rudere di cui resta solo la facciata in condizioni disastrose – ebbe a comporre la musica del secondo atto di “La Fanciulla del West”.
I soggiorni di Giacomo Puccini a Bagni di Lucca, comunque, non si esaurirono nel 1909, ma hanno dei precedenti, come appunto si legge all’inizio del capitolo “Bagni di Lucca, teatro, sale, alberghi”: “Alla fine degli anni ’70, prima ancora di terminare gli studi, Giacomo Puccini veniva a Bagni di Lucca per suonare il pianoforte in un’orchestrina da ballo al teatro Accademico, al Casinò e alla Sala Ducci di Ponte a Serraglio: il salario era di lire 10 o 15 per sera, per risparmiare arrivava un po’ prima dello spettacolo e cenava in casa Adelson Betti (per il quale compose l’inno Vexilla regis prodeunt), padre del celebre violinista Adolfo” (di qui – fra l’altro – i ringraziamenti a margine rivolti dagli estensori all’erede Massimo Betti).
Ce n’è comunque anche uno seguente al 1909, perché – come ancora si legge nella stessa pubblicazione – “nel 1920 passò più di venti giorni all’ ‘Hotel Vittoria’ dove risiedeva il barone Edoardo Fassini Camossi. Qui ebbe l’ incontro decisivo con Adami e Simoni per il varo di ‘Turandot’, compreso l’ascolto di un carillon portato dalla Cina dal barone, che eseguiva tre melodie poi utilizzato da Puccini”.
Ciò che invece non appare in “Itinerari Pucciniani”, ma che è bene si sappia in questo centenario della morte del Maestro, è che a Bagni di Lucca Giacomo Puccini ha frequentato più volte Ponte a Serraglio e quindi anche casa Pellegrini, vuoi per farsi fotografare da mio nonno Alceste – primo fotografo della Val di Lima – vuoi per suonare il pianoforte della zia Eva, l’unica che in paese, nei primi anni del Novecento, avesse dimestichezza con il pentagramma, e quindi suonasse lo strumento con sufficiente perizia, sia pure da dilettante. Ed a questo proposito c’è pure da rilevare che fra i molti spartiti d’opera su cui si esercitava mia zia, quelli di “Manon Lescaut”, “La boheme” e “Tosca” portavano in calce, con dedica, l’autografo del compositore, e questo per ovvia testimonianza di una frequentazione non occasionale.
Purtroppo durante il passaggio del fronte durante l’ultimo conflitto, insieme ad altri importanti cimeli appartenuti alla famiglia – musicali e no – andarono a fuoco per mano dei brasiliani che dopo i tedeschi occuparono la casa perché non sopportavano il freddo di quell’inverno 1943/44, per cui del passaggio del Maestro in casa Pellegrini è rimasto soltanto il ricordo.
Mario Pellegrini