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venerdì, Novembre 22, 2024

Quel che ha depresso l’inflazione ha fermato l’industria lucchese: -2.3

Dopo un 1° trimestre di sostanziale stabilità, i mesi aprile-giugno 2023 segnano per la produzione industriale di Lucca, Pistoia e Prato un rallentamento, per quanto moderato, rispetto allo stesso periodo del 2022. La contrazione di -2,3% che emerge dalla rilevazione del Centro studi di Confindustria Toscana Nord non è una sorpresa: nel corso del trimestre, e in qualche caso ancora prima, erano emersi segnali di frenata a livello globale e nazionale. Non è ancora disponibile il dato della produzione industriale italiana per l’intero trimestre aprile-giugno, ma alcuni segnali inducono a pensare che il risultato dell’area Lucca-Pistoia-Prato sia in linea con quello nazionale, se non lievemente migliore di questo.

Fra le principali motivazioni della scarsa dinamicità dell’economia internazionale vi sono da un lato l’inflazione – in regresso ma ancora a livello significativo, soprattutto in alcuni paesi – e dall’altro le misure finanziarie adottate per raffreddarne l’andamento: i tassi elevati scoraggiano gli investimenti e deprimono la domanda di beni e servizi. Permane quindi un quadro generale non propizio alla crescita economica, nonostante il chiaro miglioramento di alcuni fattori fondamentali come i prezzi energetici e delle materie prime e la piena ripresa post-pandemica della circolazione di cose e persone. In questo quadro le aziende hanno dovuto compiere scelte talvolta anche molto complesse per mantenere un ragionevole equilibrio di bilancio fra costi ancora elevati e prezzi di vendita non sempre facili da far accettare. E’ verosimile che alcuni risultati negativi dei volumi di produzione nascano anche da scelte aziendali di contenimento delle quantità di materiali processati e quindi di prodotti realizzati.

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Daniele Matteini

“La prima parte del 2023 si chiude per Pistoia con livelli produttivi non troppo lontani da quelli dell’anno precedente (-1,6% tendenziale), da considerarsi tutto sommato positivi, se si tiene conto del contesto esterno nella prima parte dell’anno, contesto che certamente non ha assecondato la crescita – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini -. Nello specifico, anche per questa indagine la provincia di Pistoia ha espresso dati diversi a seconda dei molti comparti che ne compongono il tessuto industriale: positivi due ambiti molto presenti e diffusi in provincia come metalmeccanica (+5,2%) e alimentari (+4,4%), mentre gli altri comparti si dividono fra chi, rispetto alla prima parte dell’anno, rallenta e chi frena. Di fatto abbiamo registrato segno meno per chimica e plastica (-4,5%), carta (-3,2%) e mobile (-3,1%). Negativo nel suo complesso anche il settore della moda, nelle sue tre componenti: tessile (-1,5%) abbigliamento e maglieria (-3,2%), cuoio e calzature (-11,7%). Sono dati che non confortano, ma non devono allarmare; le imprese ragionano in termini di bilancio, che trova maggior equilibrio nella compensazione fra quantità della produzione e evoluzione non negativa del prezzi; sono dinamiche che abbiamo già osservato, e che fanno parte delle politiche economiche aziendali. Che non ci sia allarme lo dimostra un certo ottimismo sul possibile sviluppo della domanda estera (non per gli ordini dall’interno rispetto a cui nel 3° trimestre prevalgono le attese di peggioramento) e le previsioni di crescita per i livelli di occupazione, ancora presenti soprattutto in certi settori. Quello della ricerca di personale è un tema che crediamo si porrà in maniera decisa alla ripresa dei lavori dalle ferie e che più volte abbiamo segnalato: le difficoltà esistono, molti colleghi lamentano la scarsa risposta alle offerte di occupazione, e la situazione, se protratta, graverà su uno dei principali fattori di competitività delle imprese”.

Tiziano Pieretti

“La produzione industriale di Lucca è stata nel 2° trimestre 2023 in relativa frenata rispetto allo stesso periodo del 2022 – spiega il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Tiziano Pieretti -. La contrazione complessiva a quota -2,8%, per quanto significativa, è determinata dal concorso di prestazioni di settori molti dei quali avevano chiuso il 2022 a livelli buoni se non ottimi. E’ il caso del settore che presenta la contrazione più vistosa, l’alimentare, nel trimestre scorso a quota -17,9% dopo un 2022 che aveva segnato +2,1% e un’ottima tenuta negli anni 2020 e 2021 segnati dal covid. Considerazioni analoghe anche per il -7,7% della metallurgia, negativa nell’intero semestre 2023 dopo crescite rilevanti nei due anni precedenti. Il lapideo con -3,3% rimane in linea con l’andamento che lo ha caratterizzato in questi ultimi anni, mentre un approfondimento un po’ più articolato si impone per il dato del settore carta e cartotecnica, fermatosi a quota -2,4%. In realtà quest’ultimo è un dato di tutto rispetto in un contesto come quello italiano in cui il trimestre marzo-maggio (i dati nazionali ISTAT di giugno non sono ancora disponibili) ha segnato -16,7%. Le analisi condotte da Assocarta spiegano questo risultato con la domanda europea ancora bassa e in generale con l’export molto ridotto, anche a causa della presenza di stock elevati e della crescente concorrenza cinese. Il settore sta quindi vivendo in Italia delle tensioni forti, che le imprese lucchesi hanno saputo gestire limitando fortemente i danni potenziali e nutrendo delle aspettative positive per l’immediato futuro. Per quanto riguarda gli altri settori, situazione del tutto statica per la chimica-plastica, immutata rispetto al 2° trimestre 2022, e poco diversa per la moda (+1%). I risultati migliori appartengono ancora una volta alla nautica, che viene da una lunga serie di prestazioni nettamente positive: il +5,4% del 2° trimestre viene dopo il +7,2% del 2022 e il +3,4% del 2021. In definitiva le prestazioni dell’industria lucchese nel 2° trimestre 2023 possono dirsi non certo eccelse ma frutto di una buona difesa che le imprese hanno saputo mettere in atto in un contesto tutt’altro che facile”.

Fabia Romagnoli

“Il risultato complessivo della produzione industriale di Prato nel 2° trimestre 2023 è -2% rispetto allo stesso trimestre del 2022 – aggiunge la vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli -. A generare questo risultato contribuisce in maniera determinante il settore dominante nell’area, con il -5,6% rilevato nel distretto tessile. Si è quindi accentuata la tendenza negativa già registrata nel 1° trimestre con -2,1%, dopo una serie viceversa nettamente positiva iniziata nel 2021 con +10% e proseguita nel 2022 con +8,7%. Il dato tendenziale del 2023 ha quindi come termine di confronto, decisamente arduo, un anno buono come il 2022. Questa dinamica risulta ancora più chiara considerando che al dato negativo contribuisce soprattutto il comparto filati, che negli anni 2021 e 2022 ha raccolto risultati estremamente lusinghieri. Per contestualizzare il dato pratese va aggiunto che la situazione del tessile è particolarmente delicata a livello nazionale: il trimestre marzo-maggio 2023 (i dati ISTAT, su cui si basano le elaborazioni del nostro Centro studi per i confronti con l’Italia, non sono ancora disponibili per giugno) ha segnato per il tessile italiano -14,9%. Le imprese tessili pratesi si sono quindi sapute battere bene in un quadro che vede il settore in profonda trasformazione per una molteplicità di motivi: normativi, di rapporto costi/prezzi, di mercato. Le fiere, sia per i filati che per i tessuti, sono state promettenti, pur nelle incertezze e nei dubbi sul futuro. Analoghe considerazioni per il meccanotessile, che segna nel 2° trimestre 2023 -4,7% sullo stesso periodo del 2022, ma che attende con fiducia, come il complesso delle imprese italiane del settore, l’effetto-ITMA: tipicamente, si ha un certo rallentamento in attesa della fiera e viceversa un’accelerazione subito dopo. ACIMIT calcola a livello italiano in -30% il calo degli ordinativi del 2° trimestre, sottolineando l’aspettativa della concretizzazione dei numerosi contatti che si sono creati durante ITMA. Positivi, infine, i dati dell’abbigliamento-maglieria, a quota +8,7%, e del conglomerato dei settori manifatturieri diversi dalla moda e dal meccanotessile, +6,7%”. 

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