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martedì, Novembre 26, 2024

Sequestri di attrezzi da pesca in area protetta, barche a fuoco, alla deriva e rubate: mobilitata la Guardia Costiera

L’Arcipelago Toscano nel “clou” della stagione estiva è stato teatro di una serie di interventi da parte della Guardia Costiera che sono andati ben al di là della normale attività di soccorso relativa all’ormai tradizionale operazione “Mare sicuro”. Un’attività che ha visto protagonista la Capitaneria di Porto di Livorno e che ha visto in particolare il mare circostante le isole di Capraia, di Gorgona e di Montecristo.

Si è trattato di tre interventi, il primo dei quali ha riguardato il salvataggio di un’imbarcazione andata a fuoco e poi affondata, a sette miglia a sud dell’isola della Gorgona con nove persone a bordo, di cui tre bambini. Il secondo, invece, ha interessato le acque intorno all’isola della Capraia dove, a causa delle correnti e del forte vento, due imbarcazioni stavano andando alla deriva e quindi soccorse per evitare il peggio. L’ultimo intervento, portato a termine in perfetta sinergia con la Guardia di Finanza di Portoferraio nell’Elba si è svolto a sud dell’isola di Montecristo e nelle acque antistanti lo Scoglio d’Africa. Qui infatti è stato sequestrato un ingente quantitativo di attrezzi da pesca senza alcuna marcatura per un volume complessivo di undici metri cubi.

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Il primo caso inizia alle ore 12,30 del 10 agosto quando all’improvviso si è sviluppato un incendio come indicato più sopra a bordo di un “Maestrale ’52” di 16 metri partito da Marina di Pisa e diretto alla Capraia. Vista l’impossibilità di domarlo con i mezzi a bordo, il conducente ha lanciato via radio il “Mayday” e l’esatta posizione col proprio VHF alla Capitaneria di Porto di Livorno. Veniva fatta partire immediatamente la motovedetta “CP 867”, ma nel frattempo veniva comunicato all’imbarcazione di fare scendere in mare la zattera di salvataggio, constata soprattutto la presenza di tre bambini. In più, rilevata la presenza di alcuni natanti nella zona di mare circostante, venivano subito invitati a portare soccorso alle persone. Infatti uno di questi accostava poco dopo la zattera dei naufraghi, mentre sul luogo era intanto arrivata sia la motobarca “VVF 1172” che un gommone dei Vigili del Fuoco, i cui occupanti si rendevano conto che non c’era nulla da fare per salvare l’imbarcazione incendiata. Infatti alle 12,30 questa affondava su di un fondale di 135 metri. I nove scampati all’incendio invece venivano condotti a marina di Pisa con la sopracitata motobarca dei Vigili del Fuoco. Come si può constatare la tempestività dei soccorsi e la completa sinergia con i Vigili del Fuoco ha impedito che si consumasse una vera e propria tragedia in mare.

Il secondo caso – che poi sono due – si sono verificati invece nella serata del 14 agosto, questa volta al largo dell’ Isola di Capraia, ad un miglio e mezzo dalla Punta del Ferraione per quanto riguarda il primo. Anche se questa volta a mettere in allarme la Guardia Costiera non è stata una segnalazione di allarme, ma quella di due imbarcazioni che sembravano alla deriva.

La prima è pervenuta alla sala operativa della Capitaneria di Porto di Livorno da parte di un’imbarcazione al largo di quest’ isola il cui equipaggio aveva notato una barca a vela che, appunto, andava alla deriva con fioche luci sottocoperta e su cui sembrava non esserci nessuno. I militari giunti sul posto indicato con il battello “GC B136” non solo constatavano che si trattava di un 15 metri di bandiera francese, ma anche che quanto indicato dall’informazione corrispondeva a verità. Ma non solo, perché a bordo c’era sempre la zattera di salvataggio, mentre l’ancora prodiera era stata calata e appennellata per cui la barca era stata trascinata al largo dalla corrente. Successivamente veniva accertato che i proprietari erano due coniugi italiani di Lodi che si trovavano in un altra imbarcazione di amici nella baia di Porto Vecchio e che non si erano accorti dell’imperfetto ancoraggio.

Ma non è tutto perché subito dopo aver restituito l’imbarcazione ai legittimi proprietari, una seconda segnalazione alla sala operativa della Capitaneria di Porto di Livorno in cui una persona segnalava che la sua barca era stata rubata nella baia di Porto Vecchia dell’isola di Capraia. Ma con il sofisticato dispositivo radar in dotazione venivano immediatamente individuate due imbarcazioni a circa due miglia di distanza dall’isola, una delle quali era proprio il motoscafo “Folgore” del quale era stato denunciato il furto. Benché il tutto si sia concluso nel migliore dei modi i due conduttori sono stati multati di 500 euro ciascuno.

Il terzo caso si presenta con caratteristiche del tutto diverse perché si è trattato di un’operazione di salvaguardia ambientale che si è svolta congiuntamente fra la Guardia Costiera e la sezione operativa della Guardia di Finanza, ambedue di Portoferraio. Si è trattato di un’operazione di sequestro di un notevole quantitativo di attrezzi da pesca illegalmente posti al largo dell’isola di Montecristo – precisamente in prossimità dello “Scoglio d’Africa” – cioè dell’isola dell’Arcipelago dichiarata oasi naturalistica e quindi visitabile su prenotazione a numero chiuso con accompagnamento di guida. Ebbene i dieci uomini delle due forze militari impiegati per portare a termine l’operazione di dragaggio, hanno dovuto prelevare – come si è detto – attrezzature illegali da pesca, cioè vietati e privi di contrassegni destinati all’individuazione dei pescherecci che li hanno depositati sul fondale.

Da notare che questa zona di mare è soggetta a stretta tutela ambientale perché posta all’interno del “Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano” e del “Santuario dei Mammiferi Marini Pelagos”. In totale sono state recuperate e sottoposte a sequestro sei reti da posta per un lunghezza complessiva di 2 chilometri e mezzo, quarantasette trappole per polpi e crostacei collegate tra loro da oltre 550 metri di cima. Il tutto per circa 11 metri cubi di materiale. Materiale che è stato sistemato a bordo della nave “Sea Eagle” della “Sea Sheperd Italia” per essere poi sbarcate nel porto di Piombino. Si è quindi trattato di un’operazione che ha interrotto un’illecito sfruttamento di prodotti ittici nei confini di mare dove è assolutamente proibito pescare. E diciamo poco.
Mario Pellegrini

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