Uno studio per la valutazione del rischio idraulico in alcune zone delle province di Lucca, Pistoia e Prato è stato commissionato a un team di esperti da Confindustria Toscana Nord per evitare che si ripeta la rovinosa alluvione che un anno fa ha colpito ampie aree del distretto tessile pratese e del pistoiese, oltre che alcuni territori della Lucchesia. L’associazione fa anche il punto sugli impatti che l’evento ha avuto sulle imprese industriali e, soprattutto, quali misure possano essere adottate per prevenire fenomeni analoghi o, nel caso si verifichino, per arginare i danni economici.
Le alluvioni del 2023 per le industrie
“Le alluvioni del 2023 sono state un dramma terribile per tutta la comunità e un danno incalcolabile per l’economia. Le aziende ancora ne risentono. Nella generalità dei casi comunque le imprese industriali colpite dall’alluvione del 2 novembre 2023 erano assicurate e hanno quindi potuto avere degli indennizzi dalle compagnie – spiega Daniele Matteini, presidente di Confindustria Toscana Nord -. Indennizzi, beninteso, che nel caso dei macchinari sono basati sul valore ammortizzato, non certo su quello del nuovo: pertanto chi è stato costretto a ricomprare e reinstallare gli impianti ha comunque dovuto effettuare nuovi investimenti, spesso anche molto consistenti rispetto all’ammontare delle somme ricevute. Sinistri di questa entità hanno richiesto perizie complesse, con la mobilitazione di periti anche da fuori regione, e tempi non sempre brevi”.
“Alcune delle misure previste si adattavano particolarmente ad aziende di piccole dimensioni – sottolinea Matteini – ; le industrie hanno fatto ricorso per lo più, appunto, alle coperture assicurative e allo strumento messo in campo da Simest per fornire ristori alle imprese esportatrici e alle loro filiere. Ma soprattutto le industrie hanno attinto, in particolare nell’immediatezza, a risorse proprie, senza le quali sarebbe stata impossibile una ripresa così celere. Voglio ricordare ad esempio che, dopo poco più di due mesi e mezzo dall’alluvione, esponevano a Pitti Filati aziende che avevano subito danni anche molto ingenti. Ma oltre alla moda, particolarmente colpita, hanno saputo e voluto rimettersi in piedi in tempi rapidissimi le aziende di tutti i settori e comparti.”
I contatti con la Protezione civile
Confindustria Toscana Nord evidenzia che “il problema della distanza temporale fra il danno e l’erogazione di indennizzi e ristori è un nodo centrale”. Nei contatti avuti con la Protezione civile, la stessa Confindustria e altre associazioni toscane, emiliane e marchigiane hanno chiesto “la definizione di una procedura standard che in caso di eventi catastrofali consenta in automatico degli anticipi di risorse per ovviare alle emergenze più basilari – caso tipico il ripristino dell’energia elettrica – che bloccano la ripresa del lavoro”.
Il futuro delle assicurazioni per eventi catastrofali
Sul versante assicurazioni per gli eventi catastrofali, le norme nazionali stanno andando in direzione dell’obbligatorietà già a partire da gennaio 2025: “una soluzione i cui contorni saranno definiti da un decreto non ancora uscito, ma che suscita forti perplessità date le numerose variabili in gioco (condizioni, franchigie, perimetro dei beni da assicurare) che potrebbero dare adito a vincoli potenzialmente penalizzanti – spiega Confindustria Toscana Nord – . Intanto preoccupa l’entità dei premi richiesti alle imprese per le nuove polizze, nonostante l’introduzione di una polizza pubblica Sace che ha svolto e si auspica possa continuare a svolgere un ruolo di calmiere anche per il futuro”.
“Sebbene il ricorso alle assicurazioni sia già diffuso da tempo fra le imprese industriali, l’obbligatorietà, con la relativa normazione, potrebbe introdurre condizioni e vincoli non in linea con le aspettative delle aziende. Siamo in contatto con Confindustria per contribuire alla definizione delle proposte della confederazione per il decreto attuativo, così da scongiurare irrigidimenti deleteri per le imprese – precisa Matteini -. L’obbligo di assicurazione peraltro si profila come perentorio, anche perché chi fosse inadempiente potrebbe subire effetti pregiudizievoli nelle agevolazioni pubbliche. Confindustria Toscana Nord sta lavorando per sviluppare ulteriormente a beneficio dei soci i servizi di consulenza, comunque già attivi, in materia assicurativa.”
Prevenzione: i problemi aperti e lo studio commissionato dall’associazione
Confindustria Toscana Nord ricorda infine che “la parola-chiave in tema di sicurezza idrogeologica è prevenzione, in tutte le sue accezioni: dal macrotema globale, con effetti nel medio-lungo termine, del contenimento dei cambiamenti climatici attraverso la promozione della sostenibilità, fino alla cura del territorio per la mitigazione degli effetti di eventi meteorologici avversi. La manutenzione del territorio sconta, fra gli altri fattori, anche la frammentazione delle competenze, ripartite fra Genio civile, Consorzi di bonifica, Province, Comuni, Regione e per alcuni aspetti anche i privati stessi”.
“Alcuni interventi, anche efficaci, negli anni sono stati fatti – afferma Matteini -. Ma occorre un maggior coordinamento e un’ampia e tempestiva visione d’insieme dei problemi. Confindustria Toscana Nord vuole dare un proprio contributo alla pianificazione di futuri interventi dei soggetti pubblici e dei nostri soci: come presidenza abbiamo quindi deliberato l’affidamento a Enio Paris, professore emerito dell’Università di Firenze e membro del Comitato tecnico-scientifico della Regione Toscana per l’alluvione 2023, e all’ingegner David Settesoldi di uno ‘Studio per la valutazione del rischio idraulico da collasso arginale in alcune zone delle province di Lucca, Pistoia e Prato’. Lo studio, che è appena avviato e si concluderà fra un anno, è finalizzato allo screening di alcuni dei tratti più critici degli argini di tre corsi d’acqua: il Serchio nel tratto della Media Valle; l’Agna in tutto il suo percorso; il Bisenzio fino alla confluenza del Fosso Reale. La metodologia che sarà applicata è incentrata non tanto sulle probabilità maggiori o minori di mancata tenuta degli argini quanto sull’individuazione delle porzioni degli argini stessi che nel caso si rompano possano provocare i danni maggiori”.
“Metteremo i risultati dello studio – conclude Matteini – a disposizione, per le rispettive pertinenze, sia degli enti pubblici sia dei nostri soci, per eventuali iniziative di mitigazione a livello di imprese singole o in forma aggregata.”