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venerdì, Novembre 22, 2024

Vico Pancellorum, paese dal nome strano e con una pieve romanica sempre (o quasi) chiusa. Un’idea per visitarla

Sull’origine etimologica del nome “Vico Pancellorum” in tanti si sono cimentati nella sua ricerca. Sia sulla strada della tradizione popolare, sia su quella della storia e della cultura ed ognuno ha portato il proprio contributo. Ma la prova inoppugnabile della sua ragione non c’è assolutamente, per cui una vale l’altra e, quindi, tutte e due sono valide o, allo stesso tempo, da scartare. Anche perché solo Vico è rimasto nel comune parlare. Quindi, per l’aggettivo “Pancellorum” niente “pane dei cieli”, “pannucculorum”, “panitiolorum” o addirittura derivato da “Pancelli”, cognome di due fratelli stabilitisi nella zona perché esiliati da Roma. Il fatto è che prima di raggiungere il paese che si inerpica a perpendicolo sotto il Balzo Nero, ci troviamo al cospetto della Pieve romanica di San Paolo – solitaria fra il verde che la circonda – che è poi l’unica ragione per cui, a prescindere dai residenti, uno lasci la SS 12 dell’Abetone e del Brennero all’altezza di Ponte Coccia, per raggiungere, appunto, Vico (con quel che segue) per mezzo di una rotabile che, serpeggiando, ti fa letteralmente sbattere – al di là di un ampio piazzale – contro la facciata della Pieve.

L’incomparabile bellezza di questa facciata si deve alla sua disarmante semplicità, con un sobrio portale ed un piccolo rosone che rompono l’uniformità della pietra grigia che caratterizza l’austerità della costruzione, risalente al XII secolo e quindi fra le più antiche della Val di Lima. Una volta varcata la soglia, lo sguardo non può non essere attirato dalla notevole bellezza di un Crocifisso ligneo di autore ignoto che sovrasta l’altare maggiore e che viene fatto risalire al XV secolo. Ma è poi l’interno a tre navate a colpire per la sua marcata armoniosità e la stessa austerità della facciata. Solo uscendo, infine, si può ammirare il pregevole e quattrocentesco fonte battesimale in pietra serena posizionato sulla sinistra dell’ingresso. Tutto questo, purtroppo, è normalmente visibile e ammirabile soltanto prima o dopo la celebrazione domenicale delle ore 11 – come a noi è capitato una volta – perché, forse a causa del suo isolamento rispetto al paese ed a distanza di alcune case che sorgono nelle vicinanze – perché il portale è irrimediabilmente chiuso.   

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Siamo perfettamente d’accordo che è indispensabile preservare il patrimonio artistico conservato al suo interno, ma è altrettanto necessario che una Pieve romanica come questa di San Paolo a Vico Pancellorum possa essere visitata perché se ne possa ammirare la magnifica architettura del suo interno, a parte il crocifisso ligneo, il fonte battesimale e una statua lignea di San Paolo di scuola fiorentina e risalente al XVI secolo. Almeno durante l’estate, ad orari prestabiliti e resi pubblici in modo evidente e continuato, auspichiamo che sia resa possibile la sua fruizione, perché è impossibile che chi la vuole visitare debba sempre trovarsi domenicalmente sul piazzale antistante prima o dopo la messa delle 11. Tanto più che in queste occasioni è quanto mai difficile fotografare l’esterno della Pieve per le automobili che lo ingombrano anche a ridosso della facciata.

Pertanto, anche nell’ultima occasione che siamo stati a Vico Pancellorum, in compagnia di molte persone che desideravano conoscere l’interno della Pieve, non ci è stato possibile entrare in quanto nessuno si è fatto vivo malgrado l’assicurazione che qualcuno sarebbe venuto ad aprire il portale. Ecco di conseguenza la nostra proposta: se il parroco – che ha sede a San Cassiano di Controni – non se la sente di tenerla aperta per ovvii motivi di sicurezza, crediamo che dovrebbe essere interesse dell’Amministrazione comunale di Bagni di Lucca assicurare la fruibilità della Pieve di San Paolo a Vico in alcuni giorni e con orari pubblicizzati, specialmente in primavera ed estate. In questo modo si potrebbe evitare che un così raro patrimonio storico e architettonico rimanga perennemente escluso ai più, italiani o stranieri che siano.

Mario Pellegrini

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