Un grido silenzioso: è questo quello che spesso caratterizza la violenza contro le donne. E, proprio per dare voce a questo grido, il 25 novembre, la Commissione Pari Opportunità della Provincia di Lucca distribuirà 160mila sottobicchieri con i numeri antiviolenza e stalking (1522) e quelli dei centri antiviolenza e del codice rosa Asl ai Comuni della provincia, in occasione della Giornata internazionale di lotta contro ogni forma di discriminazione e violenza contro le donne, indetta per il 25 novembre, appunto. L’iniziativa è stata presentata questa mattina, a Palazzo Ducale, dalla presidente della Commissione Pari Opportunità, Piera Banti e dal vicepresidente della Provincia, Nicola Conti e Maria Teresa Leone, delegata della Provincia a seguire questi temi.
“Abbiamo deciso di ripetere l’iniziativa dello scorso anno – spiega Piera Banti – perché abbiamo toccato con mano come la nostra intuizione di associare i numeri da contattare per il contrasto alla violenza sulle donne e un oggetto che si può trovare in luoghi di svago, è stata vincente. Lo hanno dimostrato i tanti contatti che hanno ricevuto i Centri antiviolenza. Riteniamo che sia un modo non invasivo per dare un’informazione che può essere utile: un sottobicchiere è un oggetto che si può facilmente tenere in casa, senza che sia identificabile come strumento di lotta alla violenza di genere. I Comuni, come già accaduto lo scorso anno, distribuiranno i sottobicchieri nei locali del proprio territorio. In questo modo riusciamo a realizzare una campagna informativa capillare, che raggiunge un vasto pubblico femminile, appartenente a fasce socio-economiche e professionali diversificate, obiettivo che ci siamo poste fin dall’inizio”.
“Ritengo importante che la Giornata internazionale di lotta contro ogni forma di discriminazione e violenza contro le donne – afferma il vicepresidente Nicola Conti – non sia vista come una delle tante giornate in cui si parla di un problema, ma solo l’occasione di focalizzare alcuni punti cardine di una battaglia di parità che deve essere portata avanti ogni giorno della nostra vita. E mi preme sottolineare che non si tratta di una battaglia che riguarda solo le donne, ma riguarda ognuno di noi. Riguarda gli uomini. Riguarda i giovani. Riguarda, ovviamente, le donne, che, come vediamo ogni giorno, sono fin troppo spesso protagoniste di episodi di violenza che rimandano a una mentalità che dobbiamo superare tutti insieme. E ritengo che sia importante guardare verso le nuove generazioni, creando momenti di formazione e informazione rivolti ai più giovani, perché è da loro che può partire il vero cambiamento della società”.
Dello stesso parere è anche Piera Banti e, con lei, tutta la Commissione Pari Opportunità della provincia, le cui iniziative sono rivolte sia all’aiuto alle donne che subiscono atti di violenza o discriminazione, sia verso la prevenzione, da attuarsi soprattutto attraverso la formazione dei più giovani. “Ci rivolgiamo spesso agli adolescenti – spiega Banti – così come agli adulti di sesso maschile, poiché siamo convinte che sia proprio attraverso il seme piantato nei giovani che si può attuare un cambiamento in una percezione culturale della donna che oramai appartiene al passato. La violenza di genere nasce da un problema culturale: è il culmine al quale arrivano le discriminazioni, come è stato ben evidenziato nell’ultimo report del Global Gender Gap, l’indice progettato per misurare l’uguaglianza di genere e che valuta i Paesi in base a quanto bene stanno dividendo le loro risorse e opportunità tra le popolazioni maschili e femminili, indipendentemente dai livelli complessivi di tali risorse e opportunità. Purtroppo in Italia – afferma Banti – le discriminazioni di genere sono ancora molto alte: scorrendo la classifica dei Paesi censiti, vediamo che il nostro viene dopo Uganda e Kenya e penso che tale dato non abbia bisogno di grandi commenti per comprendere la situazione di disparità che viviamo”.
Piera Banti – che è anche responsabile del Codice Rosa dell’Azienda Usl Toscana-Nord Ovest – riporta pure i dati che riguardano le persone che hanno chiesto aiuto attraverso il Codice Rosa che ha prevalentemente una funzione preventiva. Dati che arrivano fino al 2021, quando si sono contati 5mila 275 casi nel territorio coperto dall’Asl Toscana Nord-Ovest e, di questi un terzo provengono dalla provincia di Lucca.
Venendo, invece, al 2023, fino al mese di ottobre, si hanno numeri decisamente alti per quanto riguarda la provincia di Lucca, in crescita rispetto al passato. Sono stati registrati, infatti, 207 maltrattamenti nei confronti di adulti; 5 violenze sessuali sempre nei confronti di adulti; 27 maltrattamenti e un abuso sessuale verso minori.
“Abbiamo notato – spiega ancora la dottoressa Banti – che l’85 per cento delle persone adulte che si rivolgono al Codice Rosa sono donne, mentre non vi è una grande differenza tra maschi e femmine quando si va nella fascia dei minori. L’età media delle donne che si rivolgono a noi per chiedere aiuto è tra i 29 e i 49 anni, ma si è evidenziato un aumento delle denunce anche nella fascia 18-29. Quest’ultimo dato ci conferma che è urgente cambiare modo di comunicare con i giovani e trovare modi per entrare in contatto con il loro mondo. Ecco che diventano fondamentali iniziative come questa dei sottobicchieri, ma anche come quella dell’Orange Mob che abbiamo realizzato al Carnevale di Viareggio e che ha coinvolto moltissimi giovani e giovanissimi, facendo passare, in questo modo, un messaggio forte e importante che può veramente essere un primo passo per cambiare la mentalità di coloro che saranno gli adulti di domani”.
Tanto la Commissione Pari Opportunità della Provincia, quanto il vicepresidente Nicola Conti si uniscono al dolore della famiglia di Giulia Cecchettin, ultima vittima della violenza di genere in ordine di tempo e condannano fermamente quanto accaduto. “Riteniamo – dicono – che sia importante ogni piccola azione che si può mettere in campo per far affondare le radici di una nuova cultura basata sul rispetto. Un processo, però, che, come sottolineano studiosi e psicologi, non sarà né breve né semplice e, quindi, nel contempo, dobbiamo far comprendere alle donne quanto sia importante non sottovalutare i segnali di pericolo che possono provenire dai comportamenti dei compagni, mariti o fidanzati e prendere le dovute contromisure per tutelarsi e non correre rischi, magari accettando quello che potrebbe sembrare un innocuo ‘ultimo appuntamento’. Non è facile, lo sappiamo, ma dobbiamo percorrere queste due strade in contemporanea, se vogliamo cambiare realmente la società in questo ambito”.