Le associazioni dei donatori di sangue Avis, Fratres, Fidas e Croce Rossa, il 14 giugno prossimo coloreranno il centro trasfusionale dell’ospedale Versilia con vari addobbi per sottolineare come la donazione del sangue sia un nobile gesto di responsabilità civica che contribuisce a garantire una qualità di vita migliore a chi soffre e in alcune occasioni salva la vita.
La dottoressa Silvia Raffaelli oltre a ringraziare le associazioni per l’importante ruolo che svolgono all’interno del servizio sanitario e per l’impegno che mettono nella promozione delle donazioni, rivolge un appello alla popolazione e in particolare ai giovani.
“Sabato scorso il primario dell’ortopedia dell’ospedale Versilia, Mario Manca, in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Tirreno, ha espresso la sua preoccupazione per la carenza di sangue che ha portato al rinvio di alcuni interventi ortopedici programmati da tempo e già posticipati a causa della pandemia. In tutta la Regione e anche in Versilia – continua Silvia Raffaelli – nel 2021 si è registrato un calo delle donazioni dovuto a più fattori, sicuramente il covid è uno dei più significativi. Dall’inizio del 2022 la curva dei contagi da Covid-19 è andata calando e il 31 marzo è ufficialmente terminata l’emergenza sanitaria ma, nonostante ciò, l’emergenza sangue è ancora rilevante e gli interventi chirurgici non urgenti continuano ad essere rinviati”.
Da queste constatazioni nasce l’appello che la responsabile del centro trasfusionale rivolge in particolare ai giovani: “Il sangue non si produce in fabbrica, si può solo donare. I ragazzi devono sapere che in passato i loro nonni o gli zii o gli stessi genitori sono stati o sono ancora donatori. Ora è giusto che il testimone passi a loro diventando protagonisti. E’ sufficiente essere maggiorenni. Negli ultimi decenni la vita media si è allungata e le persone anziane che hanno necessità di trasfusioni periodiche, per mantenersi in buona salute, sono sempre di più. Ai giovani chiedo, quindi di dedicare un po’ del loro tempo per venire al Centro Trasfusionale e iniziare a donare. Nella giornata mondiale del donatore di sangue – conclude Silvia Raffaelli – è importante ricordare, con brevi cenni storici, le molte vite salvate da un piccolo-grande gesto di solidarietà”.
Nel 2005 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha istituito il World Blood Donor Day in onore di Karl Ernest Landsteiner, nato a Baden il 14 giugno 1868, medico austriaco, capostipite della moderna immunoematologia, poiché nel 1900 ha scoperto tre dei quattro gruppi sanguigni (A – B e zero). Nel 1902 due suoi colleghi, Alfred von Decastello e Adriano Sturli, scoprirono il gruppo AB, il quarto gruppo sanguigno e nel 1940, assieme al collega Alexander Wiener, Landsteiner scoprì anche il fattore Rh.
Prima di queste scoperte la trasfusione di sangue era molto rischiosa perché il sangue del donatore poteva essere incompatibile con quello del ricevente. Seguendo le regole di compatibilità dei gruppi sanguigni si avverò la predizione del filosofo, Francesco Folli, che nel lontano 1654 scrisse: “La trasfusione di sangue avrà da essere facile e sicura come l’innesto della vite”.
Durante la prima e la seconda guerra mondiale, la trasfusione fu praticata su larga scala per soccorrere i soldati feriti al fronte e molti di loro si salvarono. Oggi la trasfusione è diventata un mezzo terapeutico efficace per affrontare le sfide che quotidianamente si presentano in sanità. Basti pensare a tutti i casi in cui è indispensabile il supporto di sangue, dei suoi componenti e dei suoi derivati (malattie ematologiche ed oncologiche in chemioterapia, varie forme di anemia cronica, emofilia, interventi chirurgici, trapianti d’organo e di midollo osseo, urgenze ed emergenze dovute a varie cause traumatiche o cliniche.