“La mia Butterfly rimane qual è: l’opera più sentita e suggestiva ch’io abbia mai concepito. E avrò la rivincita”, aveva detto il Maestro all’indomani della caduta alla Scala. Aveva ragione Puccini! La rivincita sarebbe arrivata! E oggi a distanza di 118 anni dalla prima (1904) Madama Butterfly resta un capolavoro senza tempo del teatro lirico. A Torre del Lago l’opera di Puccini inaugura la 68.a edizione del Festival a lui dedicato con uno spettacolo che nella lettura di Manu Lalli vuole stimolare la coscienza ecologica. E quale opera, se non quella che Puccini ha ambientato in un Paese in cui il rispetto della natura è uno stile di vita, poteva essere più adatta a lanciare questo messaggio di sensibilità verso il rispetto della natura? Secondo i giapponesi nella natura si trovano gli dei (kami) e la natura, con le sue forme e i suoi colori è arte e di essa bisogna prendersi cura.
“La natura, come Butterfly, può morire se non ne avremo cura – sostiene Manu Lalli – e mai come adesso, crediamo, che questo messaggio sia più importante. Ma forse proprio come nell’opera del grande Puccini, il tempo della consapevolezza sta giungendo. Una consapevolezza data dall’accettazione della propria vigliaccheria e avidità, che ci insegni, anche e soprattutto grazie alla musica, che questo piccolo pianeta fatto di oceani, boschi, montagne, praterie, deserti è la nostra unica, fragile casa. Una casa che si ricorda del dolore subito e che non è immortale”.
L’ispirazione per questo allestimento di cui Manu Lalli firma regia, scene e costumi viene dalla la frase del romanzo di Pierre Loti Madame Chrysanthème: “una casa all’ombra, in mezzo a giardini verdi, si, sarà sopra un ampio bosco e si aprirà davanti a noi come uno squarcio incantato per lasciarci penetrare fin dentro il suo cuore”.
In scena alberi verdi e floridi nel primo atto in cui si celebra l’amore tra la giovane e bella geisha Cio Cio San – Francesca Tiburzi, e l’avventuroso ufficiale della Marina degli Stati Uniti, Pinkerton – Vincenzo Costanzo che si inaridiscono a poco a poco sino a diventare secchi nell’ultimo atto in cui si consuma il suicidio di Cio Cio San. Un cast di interpreti straordinari, guidati dalla bacchetta di Alberto Veronesi; a fianco di Francesca Tiburzi e Vincenzo Costanzo il bravissimo baritono Alessandro Luongo (il console Sharpless), il mezzosoprano Laura Verrecchia (la serva Suzuki). Completano il cast Goro, il sensale di matrimoni Francesco Napoleoni, Il Principe Yamadori Yinshan Fan, lo Zio Bonzo Adriani Gramigni, Il Commissario Imperiale Zhihao Ying, L’ufficiale del Registro Ivan Caminiti, Kate Pinkerton Rosa Vingiani, La Madre Valentina Pernozzoli, La Zia Lan Yao, Yakuside Dario Zavatta, La Cugina Licia Piermatteo, Dolore Adele Bartelloni. Disegno luci Gianni Mirenda, Maestro del coro Roberto Ardigò, Assistente alla regia Lorenzo Mucci; sound designer Luca Bimbi.