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sabato, Ottobre 12, 2024

Tempo di castagne con le sagre in Versilia e Garfagnana. Da alimento “povero” a sfizio e prelibatezza

Autunno: tempo di castagne. I monti della Garfagnana e della Versilia sono ricchi di selve di castagno, alcune tenute come in antico, altre abbandonate a se stesse per il progressivo abbandono dei centri abitati.

Oggi la castagna è diventata uno sfizio per mangiare torte, frittelle, necci senza o con la ricotta e addirittura da degustare secche più o meno dure. Soprattutto nel corso delle molte “sagre” che sempre con maggiore continuità sono organizzate nei centro montani, ma non solo, sia in Garfagnana che in Versilia. Qui, infatti, vengono offerte come caldarroste, detto in lingua, ma soprattutto come mondine o bruciate, come in gergo locale. In casa vengono soprattutto bollite, anche se in gergo sono definite ballotte o addirittura “ballocciore”. Difficile ormai che in casa si faccia la polenta con farina di castagna come del resto nelle “sagre”, dove in alcune si fanno anche i necci, con i testi e fra le pietre.

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Quest’anno, poi, la stagione è stata particolarmente favorevole, tanto è vero che la raccolta è stata abbondante ed i metati stanno agendo a pieno ritmo per trasformare le castagne fresche in secche e da queste nei mulini in farina. Una farina che oggi viene venduta a peso d’oro. Quindi un prodotto d’élite per torte – a seconda dei gusti più o meno basse – e anche frittelle.

Ma una volta dalla castagna si ricavava un pasto completo per chi dalle nostre parti viveva nei paesi di montagna, e questo per la difficoltà di scendere a valle a causa dei sentieri che venivano percorsi quando non se ne poteva fare a meno. Ecco così che la polenta da mettersi nel centro della tavola, cosparsa di farina e da tagliarsi ognuno con un giunco di orbaco. E poi le “tullore” come colazione, cioè la castagna ripulita affogata nel latte. Senza dimenticare il maiale che veniva allevato dovunque ed era festa quando nei singoli paesi arrivava il “norcino” al fine di ucciderlo e lavorare la sua carne.

Insomma la castagna ha una storia antica e un potere nutritivo eccezionale, anche se – come si è scritto – da diversi anni ha mutato considerazione: da indispensabile a un diletto per palati sopraffini alla ricerca dell’esotico, ma un esotico di casa nostra, soprattutto nei grandi centri abitati che forse è molto difficile si sappia dove e come le castagne vengano raccolte e lavorate con tanti sacrifici fino al prodotto finale. Qui dalle nostre parti in ottobre e novembre – tanto per citare qualche località – le sopracitate “sagre” si svolgono nella Fortezza di Montalfonso a Castelnuovo Garfagnana, a Lupinaia di Fosciandora ed a Colognora di Pescaglia, dove addirittura esiste un “Museo della castagna” conosciuto in mezzo mondo e meta di gite conoscitive e scolastiche.

Dalla parte del mare del Quiesa abbiamo quella di Azzano quasi sotto il monte Altissimo e di Bargecchia nel comune di Massarosa. Qui come nelle altre località è tutto un correre per arrivarci presto perché con le automobili che circolano oggi trovare un posto da parcheggiare il più vicino possibile al luogo della festa, diventa purtroppo un problema tanto che per raggiungere le aree delle sagre sono stati attivati servizi di bus navetta (per maggiori informazioni sulla festa della castagna di Azzano: https://versiliapost.it/rubriche/torna-la-festa-della-castagna-ad-azzano-golosita-e-tante-altre-iniziative-bus-navetta-e-divieti-di-transito/).

Mario Pellegrini

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