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8 febbraio 1997: l’ultimo varo di una nave commerciale a Viareggio, a conclusione di un ciclo iniziato nel 1853

Una volta a Viareggio c’era la “SEC” (Società Esercizio Cantieri) che – come il Cantiere “M & B Benetti” – costruiva navi commerciali di medio tonnellaggio. Ad ogni varo era una festa con la gente che si assiepava sul molo e con le sirene delle imbarcazioni presenti nel porto che sibilavano non appena la prua toccava l’acqua del mare.

Ebbene tutto questo è finito – almeno per quanto riguarda la “SEC” – sabato 8 febbraio 1997, quando dai suoi scali fu varata la “Pietro Barbaro” che, con la “Domenico Jevoli”, è stata la più grande nave commerciale costruita a Viareggio. Si è quindi trattato di una data storica – seppure in negativo – perché dopo le sirene non hanno più sibilato ed il molo non ha fatto più da platea. Per la cronaca, comunque, un’altra data storica per il porto di Viareggio – questa volta in positivo – è quella dell’anno 1853 (non si conosce ne il giorno ne il mese) quando nella darsena Lucca avvenne il primo varo, cioè della tartana “Adele” costruita dal “Maestro d’Ascia e Calafato” Alessandro Raffaelli. Con il varo della “Pietro Barbaro” si è quindi concluso un ciclo durato 144 anni, anche se il periodo di massimo splendore ebbe a verificarsi proprio all’epoca della navigazione a vela quando i “legni” di Viareggio – soprattutto i leggendari “Barcobestia” – venivano riconosciuti e apprezzati anche nei porti stranieri per le loro inconfondibili caratteristi.

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Il rientro in porto a Viareggio di un “Barcobestia”

Ma al di là di queste dimensioni – 146,10 metri di lunghezza fuori tutto, 21,70 di larghezza, 10,75 di altezza, tonnellate 14.000 di portata lorda, 15.850 metri cubi di cisterne e 8.500 CV di potenza propulsiva – la “Pietro Barbaro” fu al momento la nave petrolchimica più grande dell’ armamento italiano in acciaio speciale inox, nonché capace di trasportare ben ventinove prodotti diversi e per di più fra loro incompatibili. Quindi una nave all’avanguardia per le sue specificità che non erano poche né di scarso valore. Non a caso al suo varo fu invitato e fu presente l’allora Capo del Governo, Romano Prodi, che alla cerimonia dette un lustro del tutto particolare.

Ma a prescindere da quest’ultimo varo alla “SEC”, un altro momento che aveva sempre caratterizzato i vari presso il cantiere “M & B Benetti”, è scomparso del tutto. Ed il momento era quello quando la voce stentoria di Bertani Benetti – propagata dai microfoni – pronunciava quel fatidico detto “In nome di Dio taglia”. E dopo il taglio dell’ultima gomena la nave scendeva lentamente in mare.

Yacht alla fonda nel porto di Viareggio

Ma se è vero, come è vero, che finita una storia ne comincia un’altra, finita l’epoca della costruzione del naviglio commerciale, ha preso un definitivo sviluppo la costruzione dei natanti da diporto, ed in particolare quelli di lusso e di grandi dimensioni. Codecasa che si è installato sul terreno della SEC, Azimut che ha preso il posto dell’M & B Benetti, FIPA, SanLorenzo, Overmarine Group tanto per citarne alcuni (nell’attesa che riprenda a pieno regime la produzione di Perini Navi acquisito da The Italian Sea Group) hanno occupato la scena, tanto da diventare i punti trainanti dell’economia non solo viareggina, ma addirittura provinciale, unitamente al comparto cartaceo che si sviluppa soprattutto nella piana di Lucca.
Mario Pellegrini

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