Sabato 5 aprile alle 17 nelle sale dell’Hotel Palace di Viareggio è in programma l’inaugurazione della mostra “Alberto Helios Gagliardo – un maestro genovese del 900“, a cura dell’architetto Massimo Carli. La mostra allestita all’Hotel Palace si potrà visitare fino a domenica 4 maggio.
Gagliardo (Genova 1893-1987), pittore e incisore, iniziò a dipingere da autodidatta all’età di 15 anni e non smise mai fino all’età di 94 anni. Si diplomò giovanissimo all’Accademia Ligustica, dove ebbe come insegnate, tra gli altri, Tullio Salvatore Quinzio, importante pittore ed affreschista. Gagliardo acquisì una solida formazione tecnica, quella formazione che ancora le accademie impartivano, completa di studi di prospettiva, anatomia artistica, ecc. ed una infallibile preparazione al disegno.

Giovanissimo, iniziò a dipingere nel solco dei movimenti pittorici innovativi dei decenni tra i due secoli, producendo importanti opere di contenuto simbolista e tecnica divisionista. Successivamente, sviluppò un suo stile e una sua tecnica, che connotarono in modo molto personale e riconoscibile i suoi dipinti, tutti nel solco del realismo.
Le opere in mostra sono una galleria di ritratti. Il primo di essi “Ritratto di Orazio Casaccia” non mostra ancora la particolare raffinata tecnica che Gagliardo mise a punto negli anni intorno al 1935, cui appartengono invece i due ritratti della moglie Ninni e il “Ritratto di Natalia Casaccia”. Si tratta di una tecnica che unisce l’uso della spatola a quello del pennello, con emersione puntiforme del fondo bruno e del disegno a china). Interessanti le due grandi composizioni – ritratti multipli – dello stesso periodo: ”Autopritratto con allieva e modelli” e “ Ritratto di famiglia”. Il primo, in particolar modo, rappresenta un vero “tour de force” tecnico, un pezzo di bravura dove Gagliardo ritrae sé stesso, in quanto pittore, che sta a sua volta ritraendo la modella nuda – distesa nella posizione classica delle “veneri” – l’allieva cha sta disegnando la stessa scena, e altri modelli. Un quadro nel quadro, un “meta ritratto” potremmo definirlo. L’altro ritratto multiplo, più semplice ed usuale, rappresenta componenti della famiglia – la moglie, la suocera, il padre – riuniti all’ombra del grande albero che ancora oggi orna e ombreggia il giardino della casa di campagna di Cornia, nelle colline di Chiavari. Più recente, degli anni ’60, il “ritratto di Massimo Carli” ed infine, del 1975 un magistrale autoritratto senile con le insegne dell’Accademia di Malaga,di cui era stato insignito.

Accanto ai quadri, le incisioni. Gagliardo fu infatti insigne e prolifico incisore. Si addentrò dal 1923 in questa particolarissima produzione artistica sotto la guida di Domingo Motta, e non smise mai di produrre le sue lastre, che poi stampava personalmente con un grande torchio a stella. Le tecniche furono sempre le più classiche: acquaforte, bulino, puntasecca, raramente mescolate. La difficoltà tecnica del ritratto all’incisione è somma, anche in considerazione dell’impossibilità, specie nel bulino, di ripensamenti e ritocchi, se non minimi.
Gli intenditori e gli specialisti saranno quindi affascinati dalle tavole esposte, che costituiscono una galleria di illustri personaggi della scena intellettuale genovese del Novecento, amici personali dell’artista, insieme ad alcuni interessanti autoritratti.

Recentemente una serie di incisioni, dette “La Guerra”, di contenuto fortemente antimilitarista, è stata esposta a Firenze (Accademia delle Arti del Disegno), a Genova (Palazzo Ducale) e al Vittoriale. Il Museo Diocesano di Genova, nel 2023, ha invece organizzato la bella mostra “Un mistico tra gli incisori”. Del 2023 è la monografia “Alberto Helios Gagliardo incisore genovese tra Durer ed Hecht” a cura di Fabrizio Bombino, con un saggio di Vittorio Sgarbi, che sarà presentata, insieme all saggio di taglio più biografico “Avvistamenti quotidiani di un artista discreto”, scritto da Massimo Carli, depositario dell’opera di Gagliardo e curatore della mostra.