Non è elevato l’interscambio commerciale fra l’area Lucca-Pistoia-Prato e i paesi coinvolti nel conflitto in Europa Orientale. L’export manifatturiero verso la Russia – paese per il quale sono in corso di definizione le sanzioni europee e internazionali – dell’area di riferimento di Confindustria Toscana Nord vale 103,64 milioni, un quarto del totale toscano (420,84 milioni di euro); percentualmente la quota della Russia sul totale delle esportazioni sono l’1,3% per Lucca-Pistoia-Prato e l’1% per la Toscana. Ancora più esiguo l’import (4,29 milioni Lucca-Pistoia-Prato, 104,35 milioni la Toscana). L’export di Lucca-Pistoia-Prato verso la Russia è rappresentato per un terzo da macchinari e per un quarto da prodotti del settore moda, soprattutto tessile; inferiore ma rilevante (17%) la quota dei prodotti farmaceutici. L’import di prodotti manifatturieri vede al primo posto legno e prodotti in legno, carta e stampa; a seguire prodotti farmaceutici e alimentari (anno di riferimento 2019). Per quanto riguarda l’Ucraina, paese verso il quale non esiste il problema sanzioni ma che la guerra colpirà inevitabilmente anche nei suoi assetti produttivi e commerciali, l’export manifatturiero dell’area Lucca-Pistoia-Prato si colloca storicamente a quote inferiori ai 20 milioni, mentre l’import è di 3 milioni (elaborazioni Centro studi Confindustria Toscana Nord su dati Istat).
<La guerra Russia-Ucraina avrà effetti limitati sull’interscambio commerciale del manifatturiero della nostra area con questi paesi, dato che è già oggi molto esiguo – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini (nella foto) -. Ciò non significa che per alcune singole imprese che hanno in questi paesi loro riferimenti importanti non possano innescarsi difficoltà anche gravi. Ma non è in questo aspetto che consiste il problema principale legato al conflitto. Anche auspicando che questo non si estenda ad altri paesi, si tratta di un elemento di grave perturbazione degli assetti politico-economici internazionali, oltre che, prima di ogni altra considerazione, di un evento gravissimo sul piano umano. Dal punto di vista economico a preoccupare sono soprattutto le forniture di gas metano: quasi il 40% di quello che arriva in Italia proviene dalla Russia. Il gas aveva già registrato negli ultimi mesi impennate particolarmente rovinose per il nostro paese, che dal metano dipende anche per la generazione di energia elettrica: con questa guerra, il blocco del Nord Stream 2 e le sanzioni alla Russia, si temono inasprimenti che potrebbero essere gravissimi. L’Unione Europea ha dato rassicurazioni circa una più accentuata diversificazione delle fonti di approvvigionamento: paesi diversi dalla Russia e ricorso al gas naturale liquefatto dovrebbero assicurare disponibilità, ma per quanto riguarda i prezzi è verosimile che la situazione, già pesante, peggiori ancora. Questo non solo per il gas: il petrolio sta toccando quotazioni elevatissime. Soprattutto se il conflitto dovesse prolungarsi, sarà indispensabile un rapido e radicale ridisegno delle politiche energetiche nazionali ed europee, con forti spinte alla produzione interna e al ricorso ad altre fonti, rinnovabili e non>.