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Comune di Viareggio
venerdì, Novembre 22, 2024

Eventi alluvionali in Toscana e a Viareggio, Legambiente invoca una diversa gestione di acque e territorio

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Legambiente Versilia sugli effetti della tempesta Ciaran sul nostro territorio.

L’arrivo della tempesta Ciaran ci aveva preparati al peggio ma, come al solito, ci troviamo impotenti per gestire quantità di pioggia inusuali. Il primo pensiero va alle vittime e alle famiglie, a cui rivolgiamo il nostro cordoglio, ma poi ci chiediamo perché i fiumi straripano, procurando enorme disagio alle popolazioni e costi esorbitanti che ricadono sull’intera comunità.

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Per questo non possiamo solo cercare le cause nei cambiamenti climatici, sollevandoci così dalle nostre responsabilità per scaricarle a scala sovranazionale. E poi siamo proprio certi che le responsabilità siano tutte attribuibili al clima? E in ogni caso, consapevoli del problema, è forse mutato qualcosa nella gestione del territorio? Si è forse intrapresa un’azione che iniziasse a ripristinare le aree di pertinenza, ancora allagabili, sottraendole alla cementificazione? Vale la pena mantenere questo modello per sobbarcarsi poi gli indennizzi?

Guardando nel nostro “piccolo”, ad es., assistiamo al superamento del livello di guardia del canale Burlamacca, osserviamo la passeggiata di Viareggio che ne diventa un’appendice navigabile e ci rammarichiamo per le persone che cercano di proteggersi. Il mare in passeggiata ci fa capire quanto vulnerabile diventerà (o forse è già) la nostra costa per effetto dell’aumento del livello medio marino (recenti dati di Enea ci annoverano tra le zone più a rischio d’Italia), e invita a profonde riflessioni su l’opportunità di intraprendere la strada della rinaturalizzazione delle spiagge. Ma l’esondazione del Burlamacca non trova facile spiegazione nei cambiamenti climatici, o nella mancata manutenzione dei fossi, pulizia dei tombini, ecc. Il fenomeno ha molto a che fare con la gestione che oggi facciamo del ciclo dell’acqua, quella stessa acqua che piangiamo quando scarseggia, ma di cui ci liberiamo al più presto possibile quando piove.

Legambiente Versilia già da anni sta lavorando su questo tema, cercando di divulgare nuovi concetti e sperando di incidere sull’operato delle istituzioni. Ad es. più volte abbiamo cercato di attirare l’attenzione degli amministratori al fine di concepire una nuova gestione del ciclo delle acque, utilizzando ad es., aree allagabili come le pinete in grado di alleggerire il carico idraulico dei canali che sfociano a mare. Oppure individuare altre aree di assorbimento, associate alla presenza di vegetazione come le aiuole della passeggiata, per non sovraccaricare i nostri corsi d’acqua nel momento più critico, quando cioè sono già al massimo della portata. Sarebbero aree resilienti capaci di assorbire grandi quantità di acqua, utili a mitigare gli effetti della pioggia e a ricaricare le falde e la temporaneità del fenomeno non penalizzerebbe la loro fruizione. Non ci dimentichiamo che la città si estende su un immenso materasso di sabbia in grado di assorbire in poco tempo grandi quantitativi di acqua piovana.

Quando ce ne è stata l’occasione, il nostro circolo ha anche sottolineato il ruolo che alcune aree bonificate, non più funzionali per effetto della subsidenza, hanno sulla portata dell’emissario principale del lago di Massaciuccoli, il Burlamacca. Enormi quantitativi di acque potrebbero essere stoccati a monte per salvaguardare dal rischio idraulico il litorale e lo stesso lago.

Sono tutti interventi che dovrebbero far capo a un vero e proprio cambio di paradigma utile per abbattere il rischio residuo, quello derivante da eventi imprevisti, come un mare forza sei che impedisce il deflusso delle acque. Temiamo però che l’alluvione del ’66, quella che mobilitò forze da tutto il mondo per aiutare la Toscana, come tutte quelle successive, ci abbiano insegnato ben poco, salvo continuare imperterriti nel volere, a tutti i costi, dominare la natura.

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