Se Mario Tobino è “Il figlio del farmacista”, Lorenzo Viani è “Il figlio del pastore”. Nacque infatti il 2 novembre 1882 nella zona della prima Darsena di Viareggio da Rinaldo ed Emilia qui giunti dopo essere nati e vissuti come pastori, appunto, a Pieve Santo Stefano, sulle colline lucchesi dell’Oltreserchio. Una vita grama per l’indigenza della famiglia, ma poi esaltata dall’essere diventato un pittore di larga fama nella prima metà del secolo scorso.
Un artista che all’inizio si guadagnava il mangiare dipingendo figure di uomini e donne o scorci della città sulla carta gialla delle bettole in cui veniva ospitato. Ma, artista eclettico quale era, oltre che alla pittura Lorenzo Viani si è dedicato anche alla scrittura, comunque senza quella notorietà che ebbe a dargli l’arte figurativa, visto che non solo è considerato il più grande pittore viareggino, ma uno dei massimi in campo nazionale. Lo testimoniano infatti le grandi tele “La benedizione dei morti del mare”,”Le cave di marmo” “La peste bassa” e “la peste a Lucca” e quelle piccole “La chiesa di Sant’Andrea a Viareggio” e “Il ponte del Diavolo”, tanto per citarne alcune.
Ma chi è stato Lorenzo Viari scrittore? Senza ombra di dubbio viene alla memoria quell’ “Angiò uomo d’acqua” che fra gli altri è considerato un piccolo capolavoro. Ma se sfogliamo il suo curriculum dobbiamo risalire un poco a “Mare grosso”, edito da “Vallecchi” di Firenze nel 1962, dove a tre bozzetti da “Gli ubriachi” e sette da “I vageri” conteneva appunto “Angiò uomo d’acqua” e “Il bava” ed i romanzi autobiografici “Il figlio del pastore”, ”Barba e capelli” e “Ritorno alla patria”. Ma se “Mare grosso” è pressoché introvabile se non in qualche biblioteca, di questi altri si è perduta ogni traccia: “Ceccardo” (edito nel 1922), “Giovannin senza paura” (1924), “Roccatagliata” (1928), “Versilia” (1931), “Storie di umili titani” (1935) ed i postumi “Gente di Versilia” (1946) e “Cuor di madre” (1961) si è perduta ogni traccia.
Per cui è da 63 anni, cioè dal 1962, che Lorenzo Viani scrittore è uscito dalla percezione comune. E’ evidente che nelle more che ci dividono da quell’anno ci si è accontentati della fama che il grande pittore si è acquisito in questo frattempo, tanto è vero che il letterato non esiste più (o quasi).
Allora, visto e considerato che Viareggio ha tentato di essere proclamata “Città della cultura”, perché almeno non si tenta di far ristampare quel “Mare grosso” che contiene il meglio della sua produzione letteraria? Anche e soprattutto perché vi potrebbe essere interessato il mondo della scuola, in primo luogo delle classi superiori affinché di Lorenzo Viani si conosca tutto e non solo quello a metà, perché di un simile personaggio non è possibile conoscerne solo una parte, anche se molto importante. Perché va anche ricordato che alcune delle più belle pagine su Viareggio le ha scritte proprio lui. Soprattutto in quell’“Angiò uomo d’acqua” che, come abbiamo riferito, è considerato il suo indiscusso “piccolo capolavoro”.
Mario Pallegrini