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giovedì, Settembre 19, 2024

Noi vediamo con il cervello. E le illusioni sono la percezione o l’interpretazione di un fenomeno sbagliato

Riceviamo e pubblichiamo un articolo del Professor Michele Figus, docente Ordinario di Malattie dell’Apparato Visivo all’Università di Pisa, pubblicato nel nuovo numero di “Amici del Cervello News”, il periodico dell’associazione per la ricerca neurologica ARNo presieduta da Gianfranco Antognoli. L’autore è Direttore della Scuola di Specializzazione in Oftalmologia della UO Oculistica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana. La sua attività chirurgica e di ricerca prevalente riguarda il Glaucoma per il quale è un’eccellenza internazionale.

Per capire il meccanismo della visione umana dobbiamo pensare che esistono due attori principali, l’occhio e il cervello. L’occhio è un sistema molto complesso che ha la funzione di catturare le immagini in modalità continua, come se fossero tanti fotogrammi di un film, mettendole a fuoco sulla retina, una struttura molto sensibile.

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La particolare forma dell’occhio, lo rende molto simile ad una macchina fotografica dell’era non digitale. Ovvero l’occhio è costituito da due lenti, la cornea e il cristallino, che consentono di fare convergere le immagini in un unico punto, e da un diaframma, la pupilla, che consente in maniera autonoma di regolare la quantità di luce che entra all’interno dell’occhio. La retina, come la vecchia pellicola in celluloide, riceve una serie continua di immagini; per funzionare a dovere è costituita da un insieme di cellule che lavorano moltissimo e molto rapidamente per elaborare gli impulsi visivi, corredarli di colori e attraverso il nervo ottico trasmettere le informazioni costantemente al nostro cervello in un’area chiamata corteccia visiva posta a livello della nuca.

Il cervello è quindi il vero centro di analisi degli impulsi visivi provenienti dalla retina, li elabora ulteriormente e forma l’immagine definitiva mettendo in evidenza l’oggetto rispetto allo sfondo, i suoi contorni, le dimensioni e le differenze di contrasto. Questo meccanismo è del tutto involontario perché noi vediamo anche senza voler vedere, basta tenere gli occhi aperti!

Diverso è vedere da guardare. Noi vediamo perché attraverso il nostro sistema visivo percepiamo la realtà che ci circonda. Ma se noi ci soffermiamo a vedere qualcosa con attenzione e più o meno criticamente, noi stiamo guardando, ovvero stiamo mettendo in relazione quello che vediamo con la nostra esperienza, con i nostri ricordi, con qualcosa che abbiamo vissuto o non ancora mai visto e in tal senso questo guardare contribuirà a formare la nostra esperienza futura e i nostri ricordi.

Quindi se ci chiediamo se vediamo con gli occhi o con il cervello la risposta è… con il cervello! Infatti, l’occhio si limita ad acquisire e a trasmettere una informazione, ma è a livello superiore, in alcune specifiche aree cerebrali, che le singole acquisizioni visive vengono accostate costruendo una forma, elaborate nel tempo e nello spazio come fossero tanti frammenti in modo da consentire finalmente la percezione visiva.

Ma la nostra percezione visiva non è identica tra tutti gli individui. Il cervello infatti aggiunge, sottrae, riorganizza e codifica tutte le informazioni sensoriali acquisite dall’occhio per interagire con il mondo esterno. E molte parti del cervello contribuiscono a ogni singola percezione; quindi, non ci deve sorprendere che le persone possano ricostruire il mondo circostante in modi molto simili ma differenti. E questo è vero per la forma, il movimento e la visione del colore.

Il Professor Michele Figus

Non solo. Le immagini provenienti dai due occhi devono essere elaborate e fuse insieme e giungono da due apparecchi di acquisizione, gli occhi, posti vicini ma separati tra loro. Le immagini che giungono al cervello sono bidimensionali ma noi vediamo il mondo in tre dimensioni ovvero percepiamo anche la profondità proprio perché siamo in grado di fondere insieme quello che vediamo identificando gli oggetti non su uno, ma su più sfondi!

Le immagini osservate o viste vengono immagazzinate nella nostra memoria e noi, quando vediamo nuovamente un oggetto o un movimento, siamo già pronti per vedere anche l’immagine successiva proprio perché la conosciamo. Anche quando chiudiamo gli occhi, le cellule retiniche sono sempre attive e producono segnali e rumori di fondo che inviano ai centri della visione; contemporaneamente le aree della memoria, dei pensieri, delle emozioni inviano costantemente segnali ai medesimi centri.

In questo complesso flusso di impulsi nervosi c’è l’interfaccia tra visione e immaginazione. Quella che chiamiamo percezione forse non è altro che il risultato di una interazione dinamica tra segnali sensoriali esterni e informazioni interne immagazzinate nella memoria. In questo sistema si inseriscono gli altri sensi, la percezione di un rumore ci fa vedere, toccare la forma di un oggetto ci fa vedere e così via. Percepire o interpretare però una immagine in modo sbagliato determina le illusioni, ovvero noi crediamo di vedere qualcosa che non è reale perché il nostro cervello può essere ingannato da fenomeni naturali o immagini percettive o cognitive.

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