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martedì, Aprile 1, 2025

Per l’ottantesimo anniversario della Liberazione è di nuovo in libreria “Il clandestino” di Mario Tobino

Il prossimo 25 aprile, festa della Liberazione, saranno 80 anni da questa data ormai storica. In quel giorno, infatti, le forze nazi-fasciste si arrendevano al CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) di Milano presieduto da Ferruccio Parri dell’allora Partito d’Azione. Ebbene, dopo 70 anni dalla sua prima edizione è tornato in libreria “Il clandestino” di Mario Tobino. Data la sua continua presenza presenza nell’Ospedale Psichiatrico di Maggiano – il vecchio Manicomio – non ha potuto partecipare direttamente alla Resistenza in Versilia, ma tenuto conto delle sue idee politiche certamente ne è stato un costante fiancheggiatore. Comunque, e non poteva essere altrimenti, le ha reso un personale e sentito omaggio scrivendo uno dei suoi libri più sentiti e premiati: “Il clandestino”, edito da Mondadori.

Questo libro, totalmente al di fuori dei suoi temi tradizionali – la vecchia Viareggio, la famiglia – in modo particolare la madre – il manicomio e le strade di Lucca – è riapparso in libreria negli “Oscar Mondadori”. Pubblicato per la prima volta nel 1962, ebbe ad aggiudicarsi immediatamente il “Premio Strega”, bissandolo poi con il ”Viareggio”. Avere oggi la possibilità di poterlo rileggere ad oltre settant’anni dalla sua prima edizione, non soltanto costituisce la riproposizione di un autore che costituisce una pietra miliare della narrativa italiana della seconda metà del secolo scorso, ma rappresenta anche e soprattutto una testimonianza ben precisa sulla sua città – ancorché chiamata Medusa – durante il periodo più nero della storia italiana. Se infatti “Sulla spiaggia e di là dal molo” Viareggio era quella della sua infanzia e della sua giovinezza – quindi dei suoi ricordi – qui è quella reale vissuta fra il 1943 e il 1944. Ma c’è da fare un’altra considerazione, ed è quella che “Il clandestino” è il suo primo romanzo senza nulla di personale, pubblicato dopo una gestazione di circa sei anni, dovuta a sospensioni e riprese, ripensamenti e accelerazioni, cancellazioni ed aggiunte. Un libro, quindi, non spontaneo come i precedenti e quasi tutti i successivi, ma pensato, rivisto e continuamente aggiornato perché i suoi protagonisti erano quasi tutti viventi in Viareggio, seppure con nomi di comodo. Come del resto la stessa Viareggio diventata “Medusa”.                                     

Questo in parte spiega le titubanze degli editori, dovute ai pareri discordi di chi ne avrebbe dovuto consigliare la stampa, primo fra tutti Elio Vittorini che, dovendo relazionare la Casa Editrice “Mondadori” sull’opportunità di pubblicarlo o meno, ebbe a definire Tobino “non un grande acquisto”, ma più semplicemente “un buon acquisto”. Comunque, a prescindere da questo giudizio moderatamente favorevole, “Mondadori” lo pubblicò immediatamente, al di sopra e al di fuori di quanto è accaduto prima, durante e dopo l’uscita in libreria. Infatti “Il clandestino” è il romanzo destinato a segnare lo spartiacque nella produzione letteraria del medico-scrittore e, come del resto si può leggere nell’introduzione di  Paola Italia “si potrebbe dire che, là dove il romanzo non aveva colpito la critica, aveva colpito i poeti, e aveva colto profondamente l’animo dei lettori, che furono molti e appassionati: in quindici giorni venne esaurita la prima edizione, a luglio (siamo nel 1962, ndr.) è già stata stampata la terza”.                                                           

E’ quindi importante, a questo punto, che dopo oltre settanta anni dal suo primo apparire in libreria, questo volume – che ebbe un secondo rilancio dopo la sua trasposizione televisiva dal titolo un po’ fuorviante, “L’Ammiraglio” – sia nuovamente a disposizione dei lettori, in modo particolare a quelli di Viareggio, che qui viene descritta – attraverso personaggi realmente esistiti, sia pure con pseudonimi, come del resto la città – non con gli occhi del ricordo, ma vissuta nella realtà di quegli anni – di quei mesi – in cui dopo l’oscurantismo fascista tornava a respirare il sapore della libertà. Questo – crediamo – ormai sono rimasti in pochi a ricordarlo. La ristampa de “Il clandestino”, pertanto, non ha soltanto un significato letterario e culturale, ma soprattutto storico e conoscitivo di una città che, come del resto in “Sulla spiaggia e di là dal molo”, non esiste più.                      

Questo romanzo, fra l’altro, venne in parte a riparare il torto subìto nella città natale dal suo “Premio” per il libro “Le libere donne di Magliano”, la cui giuria non lo prese nemmeno in considerazione, tanto da suscitare le risentite proteste dell’autore. Un premio che poi gli venne conferito una seconda volta con un libro di racconti certamente non all’altezza di uno dei suoi capolavori: “La bella degli specchi”. Per di più, ironia della sorte, con Lucca sullo sfondo.     

Mario Pellegrini

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