“Essere sindaco oggi ed esserlo stato anche quel 19 giugno 1996 produce in me inevitabilmente un vortice di sensazioni e di riflessioni. A ormai quasi trenta anni di distanza, l’anniversario dell’alluvione del 19 giugno 1996 mi fa tornare alla memoria una giornata infausta di paura e di parossismo, e tiene dunque accesa una malinconia di fondo legata al ricordo della perdita dolorosa di tanti nostri cittadini. Dal punto di vista della responsabilità e del ruolo di ciascuno, quell’esperienza, per quanto possibile, deve essere di insegnamento per il futuro. Dobbiamo tutti impegnarci a fondo affinché la consapevolezza dei problemi che acquisimmo tutti insieme quel giorno, si trasformi in riflessione culturale e in energia propositiva. La memoria del dolore deve dunque accompagnarsi alla memoria degli eventi, che fornisce una serie di saperi provenienti dal territorio, di acquisizioni tecniche e di nuove attitudini e abilità per conoscere, rispettare, curare maggiormente il territorio”.
Il sindaco Lorenzo Alessandrini ricorda così l’evento di ventotto anni fa che lo vide in prima fila a gestire l’emergenza sul territorio seravezzino, mettendo in campo felici intuizioni che gli permisero di salvare numerose vite, di quanti erano diretti verso lo stazzemese. Domani sarà presente alle celebrazioni previste, in particolare alle 13.45 a Cardoso (orario in cui fu massima la virulenza dell’evento) e alle 19.55 a Marzocchino quando, in concomitanza con il passaggio della staffetta della memoria, sarà deposta presso la scuola elementare una corona in ricordo di Valeria Guidi il cui corpo non è stato mai più ritrovato.
Ancora una volta Alessandrini vestirà la fascia da primo cittadino, come nel 1996, ma con molte conoscenze e consapevolezze in più, frutto della lunga esperienza a Roma come funzionario del Dipartimento della Protezione civile, dove fu chiamato a dare un contributo al sistema nazionale proprio a seguito della competente gestione di quella calamità.
“Il contributo testimoniale di tutti coloro che subirono l’evento, così come quello di coloro che sull’evento intervennero in soccorso, non deve venir stemperato o annacquato dal tempo che passa e dal ricambio generazionale – aggiunge Alessandrini – perché l’esperienza vissuta in quelle ore ci ha lasciato molti insegnamenti basilari per la prevenzione di nuovi disastri e per la sicurezza dei nostri versanti e del nostro sistema idrografico: il ruolo del castagneto abbandonato, le opere di regimazione delle acque sulle aste fluviali principali e su quelle secondarie, la convivenza con un clima assai peculiare. Dobbiamo farne tesoro”.
Il sindaco ricorda, infatti, come la Versilia registri dati di piovosità tra i più elevati in Europa, riconducibili alla particolare conformazione orografica con i monti a pochi chilometri dal mare, così come alla collocazione prossima al golfo di Genova con le sue frequenti depressioni meteorologiche che determinano un regime di pioggia spiccatamente temporalesco.
“Sappiamo tutti che la pubblica amministrazione da sola non può far fronte in modo esaustivo a questo diffuso e costoso impegno di mitigazione del rischio – conclude Alessandrini – e che la differenza tra un territorio pericoloso e uno più protetto deriva proprio dal poter contare anche sul presidio abitativo in collina e sulla cura delle proprietà private, particolarmente nei versanti e sulle sponde dei canali. Tutti questi elementi devono ricordarci che in Versilia non è mai permesso abbassare la guardia, neppure quando splende il sole. Del resto quel 19 luglio, mentre sulla costa i turisti stavano tranquillamente sulla spiaggia, nell’immediato entroterra, a pochi chilometri, si viveva un dramma infinito”.