Operazione salvataggio pesci al via domani mattina (giovedì), per prelevarli dalle poche pozze d’acqua rimaste nel Versilia e immetterli nel fiume a Seravezza.
Un’operazione resa necessaria dal fiume in secca e che, per l’assessore all’ambiente Michele Silicani, dovrà essere accompagnata anche dalla programmazione di interventi di alleggerimento dell’alveo.
Partendo dal salvataggio, alle ore 7 di domani prenderà il via dall’area sottostante il ponte di via Sipe l’operazione condotta d’intesa tra Comune, Fondazione Terre Medicee e Riserva Medicea di Pesca, con la preziosissima collaborazione di Regione Toscana, Comitato Regionale FIPSAS e volontari del Fly Club 90 e Mosca Club Apuano. Un intervento per niente semplice in quanto i pesci da mettere in salvo sono molto piccoli e in grandissimo numero, tanto che verrà utilizzato un apposito macchinario messo a disposizione dalla Regione Toscana, cui seguirà il trasbordo dei pesci in secchi ossigenati e quindi il trasferimento nel fiume a Seravezza, dove è garantito un livello idrico capace di assicurarne la sopravvivenza.
Il responsabile della Riserva Medicea di Pesca, Gionata Paolicchi, parla di un elevatissimo numero di pesci e di dimensioni molto piccole, appena 3-4 centimetri, rimasti intrappolati nelle pozze in quanto, a differenza degli adulti, non sono stati capaci di mettersi in salvo nel momento in cui il livello idrico era tale da permettere ancora una loro migrazione.
“Innanzitutto devo esprimere, a nome dell’amministrazione comunale, un ringraziamento ai volontari impegnati in questa operazione – commenta l’assessore Michele Silicani – che permetterà di mettere in salvo migliaia di piccoli pesci destinati altrimenti a morte certa. Dobbiamo però guardare anche oltre e programmare, d’intesa con i soggetti preposti, un alleggerimento dell’alveo capace di garantire continuità di manutenzione del fiume e la soluzione pure di questi problemi di mancanza di acqua, tali da mettere a repentaglio la vita di fauna e flora”.
Il venir meno dell’acqua del fiume Versilia nelle aree della piana, appena si affaccia la mancanza di piogge in estate, fa sì che il livello idrico si abbassi tanto da rimanere sotto la coltre di materiale presente nell’alveo fluviale. L’acqua, in altre parole, si ritira sotto i detriti lasciando così a secco i pesci e dando al corso del Versilia quell’aspetto desertico che conosciamo oramai da anni. Una siccità tale che l’anno scorso fece notizia la nascita nell’alveo di un grande melone, proprio come si trattasse di un campo di coltivazione.
“La questione è molto delicata – aggiunge Silicani – innanzitutto perché riguarda la sicurezza e poi perché interessa diversi soggetti istituzionali. Credo che il punto di ripartenza sia negli studi dell’ingegner Enio Paris che, con l’alluvione del 1996, condusse un approfondito studio sull’asta fluviale, fornendo preziosi dati inerenti la quantità di materiale alluvionale trasportato nel Versilia. Ogni portata un po’ più consistente finisce per smuovere materiale che va ad accumularsi, provocando il fenomeno cui assistiamo della sparizione dell’acqua e, a lungo andare, di un potenziale pericolo se non si interviene con una manutenzione attenta e cadenzata”.
Silicani ricorda bene gli studi dell’ingegner Paris essendo stato uno degli amministratori in prima linea negli anni della disastrosa alluvione del 1996.
“Le indicazioni di questo grande esperto erano di procedere ogni 2-3 anni con un alleggerimento dell’alveo dai detriti per circa 40-50 centimetri – conclude l’assessore all’ambiente -, un intervento che consentirebbe di mantenere la sezione idraulica più sgombra, soprattutto in prossimità dei ponti così da non limitarne la luce in caso di eventi e portate eccezionali. Una programmazione che dovrà essere condotta attraverso un tavolo di coordinamento tra Comune, Provincia, Consorzio di Bonifica, Autorità di bacino, Genio Civile e Agenzia del demanio, per garantire la piena sicurezza del nostro territorio e un habitat per tutte le specie di flora e fauna che lo hanno sempre caratterizzato”.