Si terrà venerdì 22 settembre, alla Galleria Ponzetta di Pietrasanta, in via Barsanti 41, la presentazione del catalogo della mostra “Totem”, prima personale in Italia dell’artista olandese Luc Peters. A illustrare il volume saranno il curatore Paolo Emilio Antognoli, autore della presentazione della mostra, il gallerista Francesco Ponzetta e lo stesso Luc Peters.
Inaugurata lo scorso 2 settembre, l’esposizione da lunedì 25 settembre si trasferisce a Firenze, a Palazzo Tornabuoni, in via degli Strozzi 8, dove potrà essere visitata, su appuntamento, fino al 15 ottobre.
Le opere
“Una via di mezzo tra la statuaria classica e i ready made di Marcel Duchamps”: così lo scrittore belga Denys-Louis Colaux, grande estimatore di Peters, ha definito le opere dell’artista.
Classica è indubbiamente l’ispirazione dello scultore, così come la staticità solenne delle figure, i dettagli architettonici che sembrano emergere da un lontano passato. Contemporanei sono i materiali: cemento, stucco, pietra naturale, a volte legno e metallo, e oggetti di recupero.Ricomponendo ruderi, fossili, frammenti di realtà scomparse, Peters reinventa l’antico nel presente, in un amalgama che ben rappresenta lo spirito della Galleria Ponzetta, dove da sempre opere di antiquariato dialogano con le creazioni di artisti contemporanei.
Luc Peters
Nato a Roermond in Olanda nel 1950, Luc Peters è designer, pittore e scultore. La sua scultura, ha scritto ancora Colaux, “è eclettica, anacronistica (in senso antico e contemporaneo), composta da agglomerati particolari e ambientazioni bizzarre”.
I suoi totem sembrano “il frutto di un’antica pop art greca”, lontana tuttavia dalla perfezione. Portano i segni del tempo, le cicatrici e le mutilazioni di chi è sopravvissuto a una catastrofe: un’idea di sopravvivenza che porta in sé anche il senso della speranza, affidata all’arte, alla conoscenza e alla bellezza.
“Sono nato accanto al museo della mia città”, ha raccontato Peters. “Quando avevo 10/12 anni, a volte mi intrufolavo di nascosto, ero affascinato da tutto ciò che vedevo lì e che mi ha lasciato un’impronta indelebile. Credo che sia questa la base del mio attuale lavoro di artista. Una seconda fonte di ispirazione è stato mio padre, che era molto interessato all’archeologia e ai fossili. Nel mio lavoro ho sempre combinato materiali diversi, creando immagini che sembrano incompiute, silenziose, statiche e misteriose. Spesso mi dicono che le mie sculture toccano il cuore: non posso ricevere un complimento più bello”.
Informazioni
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