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venerdì, Novembre 22, 2024

La figura di Michele Rosi, il docente universitario e storico del Risorgimento che non si inchinò alla dittatura

“Amò l’Italia senza aggettivi, disse la verità senza veli”: così sta scritto sopra la casa che fino al 1946 si chiamava Via dei Borghi e che da quella data porta il suo nome: Michele Rosi.

Nato il 29 settembre 1864 a Pieve di Camaiore, in una zona che anche oggi comunemente è chiamata “al Rosi”, questo storico illustre è morto a Lucca il 23 gennaio 1934 in quella casa dove trascorse gli ultimi anni. Conseguita la maturità classica presso il Liceo “Machiavelli” di Lucca, si laureò poi in lettere all’Università di Pisa come normalista per successivamente andare ad insegnare all’Università di Roma fino al 1931. In quell’anno, infatti dovette dare forzatamente le dimissioni per non volere aderire all’imperante dittatura fascista. Come conseguenza di questa volontaria decisione venne ad abitare a Lucca in quella casa della via che dal 1954 porta il suo nome. Come deciso per voto unanime del Consiglio Comunale di Lucca che il 4 gennaio di quell’anno stabilì che via dei Borghi diventasse via Michele Rosi. Cosa più o meno analoga venne decisa anche dal Consiglio Comunale di Camaiore che nello stesso anno, sempre all’unanimità di voti, gli intitolò una strada a Lido di Camaiore, mentre dal 13 maggio del 1960 la scuola media di questa localià è stata dedicata sempre al suo nome.

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Nel 1931 dire no al fascismo fu un autentico atto di coraggio che solo in pochi ebbero il coraggio di fare, affrontando di conseguenza una vera e propria morte civile, anche se nella frase riportata all’inizio ne viene messa in evidenza la dirittura morale e civile di un uomo che seppe dire di no quando, per paura ignavia o semplice indifferenza, seguirono l’andazzo del momento. Ma prescindendo da queste considerazioni sulle vicende personali che di per sè caratterizzano l’uomo, Michele Rosi è da ritenersi uno dei maggiori storici del Risorgimento italiano come ampiamente dimostrano le biografie pubblicate sui fratelli Cairoli, Giuseppe Garibaldi, Antonio Mordini e Vittorio Emanuele II, oltre che i numerosissimi interventi sulle molteplici vicende che precedettero e seguirono tutt le guerre di Indipendenza.

Ma l’opera che ha fatto di Michele Rosi un indispensabile punto di riferimento per conoscere quanto ebbe a ruotare intorno all’Unità d’Italia è “Il dizionario del Risorgimento Nazionale – fatti e personaggi” oltre all’epistolario con gli oltre duemila corrispondenti italiani e stranieri che dall’ultimo decennio del secolo XIX al 1934 – anno della sua morte – costituisce anche un’ interessantissima fonte di notizie sui movimenti culturali dell’ epoca. Un epistolario che il nipote Carlo Gabrielli Rosi è stato in grado di ricostruire, catalogare e suddividere per nomi allo scopo di fornire una facile consultazione e che, appunto, si trova in via Michele Rosi, nella casa che lo accolse negli ultimi anni della sua vita.

Senza infine dimenticarec he personaggi celebri come Salvatore Battaglia, Alberto Maria Ghisalberti, Raffaello Morghen e addirittura Giovan Battista Montini (poi diventato Papa Paolo VI), ebbero ad essere fra i suoi allievi più diligenti. Ed è proprio facendo leva sul nome di questo Pontefice che si deve aggiungere che Michele Rosi ebbe ad essere un cattolico fuori dalle righe, cioè del cattolico descritto da Renzo Papini nel saggio “Una persona ‘anomala’ nel quadro del Movimento Cattolico in Italia. Note sulla religiosità di Michele Rosi”, pubblicato nel 1991 di “Documenti e studi”. E in particolare in questo brano particolarmente significativo: “Nel lucchese Michele Rosi fu sempre aperta e senza schemi la professione della fede cattolica. D’altra parte in anni in cui si stava affermando, con modalità sempre più incisive, una presenza organizzata dei cattolici nella vita civile e politica del Paese, egli si mantenne da parte, non intese, mai, essere coinvolto in prima persona. Infatti considerò sempre questo atteggiamento indispensabile ad un libero esercizio della sua missione di studioso e di maestro. Ma questo non significò indifferenza per la vita della Chiesa, per i problemi che l’unità nazionale poneva alla coscienza dei credenti”.

Questo è stato Michele Rosi: uomo integerrimo, storico inflessibile, cattolico aperto e capace di dimettersi da una cattedra universitaria pur di non venir meno ai suoi principi, sia morali che civili.

Nel 1984 in occasione del 50° anniversario della sua morte, la Biblioteca comunale di Camaiore, a lui intestata, editò una semplice memoria per ricordarne la figura e l’opera e di cui riportiamo la copertina. Se non andiamo errati si tratta dell’unica pubblicazione per ricordare la ricorrenza. Poi più niente.
Mario Pellegrini

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