Un incontro vivo, denso, appassionato. Venerdì 18 aprile, nella cornice della mostra “Human Connections”, si è svolta la tavola rotonda “Il comprensorio Apuo-Versiliese: stato dell’arte della scultura in marmo tra tradizione e innovazione”, un momento di confronto sincero e autentico tra artisti, artigiani, docenti e protagonisti del settore, per riflettere sul presente e sul futuro della scultura nel nostro territorio, tra antiche maestranze e nuove tecnologie.
L’incontro, aperto al pubblico, ha dato vita a un dibattito acceso e profondo, animato da interventi che hanno messo in luce il valore della manualità, il ruolo crescente della tecnologia e soprattutto la necessità di mantenere viva una cultura millenaria, trasformandola senza snaturarla.
Dopo i saluti di Francesca Bresciani, vicesindaco di Pietrasanta, è intervenuto Alessandro Romanini, curatore e docente dell’Accademia di Belle Arti di Carrara, che ha sottolineato come lo scopo dell’incontro sia “fornire una serie di punti di vista, una visione polifonica da coloro che operano nei vari aspetti nell’ambito della scultura in marmo”. Dopo un breve profilo storico Romanini ha sottolineato il ruolo del comprensorio apuo-versiliese come centro nevralgico della scultura a livello internazionale.
Massimo Galleni dell’omonimo Studio, con grande lucidità e passione, ha aperto il confronto toccando un nodo cruciale: l’importanza della manualità nella rifinitura delle opere. “Ho iniziato nel pieno della lavorazione a mano, oggi uso il robot solo come strumento per alleggerire le fasi più pesanti, ma il cuore resta nella mano. La scultura è ancora un sapere da custodire”.
A fare eco alle sue parole, Nicola Stagetti, di Marble Studio Stagetti, che ha ribadito l’importanza della cultura e dell’artigiano dietro la macchina: “Un robot senza cultura è solo uno scalpello spento. Dietro ogni tecnologia dev’esserci una mente viva e consapevole.”
Giacomo Massari, CEO di Litix, ha portato il punto di vista della ricerca tecnologica, evidenziando come le professionalità scomparse abbiano lasciato spazio a nuove competenze, e come “la formazione oggi debba accompagnare le giovani generazioni verso un’artigianalità evoluta, capace di parlare anche il linguaggio del 3D, dei software e della robotica”.
Dagli Stati Uniti, in collegamento da New York, Barry X Ball ha raccontato la sua esperienza di artista che lavora da anni con i robot, ma con un’anima profondamente legata alla materia, alla tradizione e al territorio apuo versiliese: “È stato un piacere partecipare, soprattutto in occasione del grande successo a Pietrasanta (e presto anche a Vinci) di Filippo!”. Dopo una breve introduzione storica, ha parlato degli aspetti tecnici della realizzazione della sua opera San Bartolomeo Scorticato.

Anche Luciano Massari, artista e docente, ha offerto una riflessione densa e articolata sull’evoluzione del “digitale scultoreo”, vissuto in prima persona sin dai tempi di Henry Moore, sottolineando l’importanza della scelta: scegliere la tecnologia giusta in base all’intenzione, al linguaggio, alla necessità di realizzare ciò che prima era impossibile.
A chiudere il cerchio, l’intervento di Filippo Tincolini, artista e ideatore dell’incontro, che ha risposto alle sollecitazioni del pubblico legate alla mostra “Human Connections”: “Per me la tecnologia è uno strumento in più nella cassetta degli attrezzi. Non si tratta di scegliere tra robot o scalpello: si tratta di scegliere quando e perché usarli. Il robot può affrontare sfide tecniche che un tempo avrebbero bloccato un’idea, ma da solo crea opere opache, senz’anima. È nel passaggio di mano in mano, nell’ultima rifinitura, che l’opera prende vita. È lì che finisce il lavoro della macchina, ed entra la passione dell’artigiano.”
Un incontro che ha messo a nudo la complessità del presente, ma anche la bellezza di un mondo in continua trasformazione, dove la scultura non è solo memoria, ma possibilità.