Riceviamo e pubblichiamo un ricordo del professor Ubaldo Bonuccelli scritto dal giornalista Fabrizio Diolaiuti con il quale scrisse il libro “Intervista al cervello”. Il ricordo è intitolato “Ubaldo, vorrei tanto che tu potessi correggere questo mio scritto”.
L’ho conosciuto giocando insieme a pallone nei campi del viola club di Viareggio, dal Bongi. Eravamo giovani e il pallone ci aiutava a ritornare bambini così lo chiamavo Ubigol o Ubaldigno. Poi mi ha tirato dentro la grande avventura della sua associazione l’ARNO dove ho trovato Gianfranco Antognoli che era già mio amico. Siamo partiti in quarta e ne abbiamo fatte di tutti i colori. Come il premio ATORN (Associazione toscana ricerca neurologica che poi è diventata ARNO) nell’atrio dell’ospedale Versilia dato a Andrea Bocelli che canto per i malati e per il pubblico presente. Due anni dopo lo demmo a Giorgio Panariello venne anche Bocelli. Il grande parcheggio dell’ospedale non bastò. Macchine parcheggiate sulla via. Il direttore Giancarlo Sassoli era disperato, meno male andò tutto bene.
Poi il periodico Amici del Cervello news e poi il nostro libro. Mi chiamava a condurre convegni all’università, ma si parlava il professorese così gli dissi. Scusa Ubaldo perché non scriviamo un libro dove si spiegano i meccanismi del cervello alla gente comune? All’inizio era un po’ perplesso poi accetto. Lui il cervello ed io il giornalista che traduceva i paroloni in linguaggio accessibile a tutti. Era pignolo, una pagina me la faceva riscrivere anche tre volte. Ma poi il risultato fu sorprendente.
La nostra Intervista al Cervello edito dalla Sperling e Kupfer entrò anche in classifica: terzo posto, non ricordo se sul Corriere della Sera o su Repubblica. L’anno dopo usci in versione economica. Un successo. Ci tirai fuori uno spettacolo teatrale. Anche qui all’inizio era un po’ perplesso ma poi gli piacque e così ogni volta che incontravamo le scuole prima voleva lo spettacolo e dopo lui rispondeva alle domande dei ragazzi.
Un giorno mi disse. Vado in America Phoenix in Arizona presso il Barrow Neurological Institute e Centro Medico St. Jospeh – Muhammed Alì Parkinson Center nel team del professore Abraham Lieberman per una ricerca neurologica internazionale. Sto via quattro mesi. Vado su internet e vedo che il team internazionale di cui fa parte Ubaldo si occupa anche delle cure personali di Muhammad Alì (Cassius Clay). Gli telefono e gli dico di farsi una foto con il grande Muhammad Alì. Non la voleva fare. Ho insistito e per fortuna c’è e l’ho anche ritrovata.
Del nostro rapporto personale non ne voglio parlare. Sono cose nostre. Belle, molto belle. Estremamente intelligenti perché lui sapeva illuminare la mia mente. E non solo la mia.