E’ soprattutto l’olivocoltura a essere in serio pericolo a causa della siccità in provincia di Lucca. Secondo le stime, il perdurare dell’assenza di piogge in questo periodo, sta compromettendo il raccolto delle olive, che saranno piccole e rinsecchite e, quindi, nel 2022 avremo poco olio e di una qualità non eccelsa.
«Se l’olivocoltura è senz’altro il comparto agricolo a maggior rischio, non è che gli altri comparti stiano messi molto meglio – afferma il presidente della Cia Toscana Nord, Luca Simoncini – sebbene nelle nostre province si debba parlare più di una forte preoccupazione per quello che potrebbe accadere se non arrivano delle piogge entro breve tempo, ma non si può ancora parlare di emergenza vera e propria».
Grazie a un’attenta politica di gestione, infatti, i canali irrigui, soprattutto nella Piana, grazie agli invasi della Valle del Serchio, stanno facendo il loro dovere. «Certamente, qualora questa situazione di protraesse – prosegue Simoncini – arriveremo alla fase emergenziale anche da noi, così come ci sono settori che già risentono di questa crisi idrica».
A risentire particolarmente della mancanza di piogge, infatti, sono le coltivazioni non irrigue di cerealicole e quelle di girasoli, per le quali la siccità sta causando danni che potrebbero causare una perdita del raccolto pari al 30-40 per cento. Preoccupazione anche per ortaggi e frutta, che comunque sembrano al momento risentire solo marginalmente della situazione.
«Per quanto concerne l’uva – dice Simoncini – rischiamo una situazione simile a quella del 2003, un’annata che ricordiamo per una riduzione di produzione del 20-30 per cento e una qualità del vino decisamente al di sotto della media. Esiste però ancora un margine temporale sufficiente affinché possa piovere e salvare la vendemmia 2020».
Questa situazione di emergenza, si va a sommare alla crisi generata dall’aggravio dei costi di produzione, in modo particolare per le aziende cerealicole: dal rincaro dei fertilizzanti (+170%) a quello del gasolio, con un aumento nell’ultimo anno del 130 per cento.
«Come Cia Toscana Nord – afferma il presidente Simoncini – appoggiamo le richieste fatte a livello regionale dall’associazione e, cioè, chiediamo l’immediata dichiarazione dello stato di emergenza da parte della Regione Toscana e il tempestivo riconoscimento da parte del Governo nazionale per poter adottare provvedimenti rapidi e coordinati a livello territoriale».
Ma sono anche altre le richieste che la Cia avanza: l’avvio delle procedure previste per l’agricoltura, nel caso di calamità naturale o eccezionali avversità atmosferiche e necessarie per garantire alle imprese l’accesso alle provvidenze e l’attivazione di misure di aiuto di prevenzione e compensazione; la definizione di un decreto legge ad hoc sulla gestione dell’emergenza idrica che non si limiti ai pur importanti aspetti procedurali e ordinamentali, ma che, al tempo stesso, includa al suo interno risorse finanziarie e misure adeguate ed efficaci per affrontare la siccità in agricoltura; la progettazione di opere di interesse collettivo per coprire le esigenze di ‘Area Vasta’, quali nuovi invasi, reti di adduzione e di distribuzione; il recupero di laghetti privati aziendali, interaziendali o consorziati, prevalentemente nelle aree collinari e montane; la semplificazione delle procedure per l’ottenimento delle autorizzazioni per nuovi invasi o laghetti o il ripristino/recupero di quelli esistenti, consentendo lo smaltimento del materiale di risulta all’interno delle aree di pertinenza degli stessi o delle imprese agricole, alleggerendo e superando in parte i vincoli paesaggistici e ambientali; la predisposizione e l’avvio di un progetto infrastrutturale di piccoli invasi o laghetti, attuabile con tempistiche certe e con procedure amministrative semplificate, rispetto a quanto previsto dall’attuale architettura del Pnrr; la ristrutturazione immediata delle rete di canali e della rete idrica pubblica esistente, favorendo quegli investimenti necessari a ridurre gli sprechi di risorsa idrica; la messa in sicurezza e salvaguardia delle produzioni nelle aree adiacenti gli alvei di fiumi, torrenti e canali, al fine di evitare danni da alluvioni o esondazioni, già ampiamente segnalate e note a enti, Consorzi di bonifica e Regione Toscana; il pieno e tempestivo utilizzo del Fondo di Rotazione, messo a disposizione della Regione Toscana per la definizione delle progettualità da presentare da parte dei Consorzi di bonifica sul Pnrr; l’aumento delle risorse della sottomisura 4.1.1 del Psr per lo scorrimento/completamento della graduatoria, l’apertura di un nuovo bando con un’adeguata dotazione finanziaria e l’implementazione delle opere a finanziamento da parte delle aziende agricole; rivedere le modalità di definizione dello stato di calamità, semplificare la procedura di segnalazione e richiesta danni, utilizzando i costi standard; una valutazione attenta della revisione dei Piani di classifica irrigua da parte dei Consorzi di bonifica (evitare di aumentare la contribuzione a fronte della diminuzione della disponibilità di acqua per l’irrigazione.
«Le richieste che abbiamo avanzato – commenta il presidente Simoncini – nascono dall’attenta analisi della situazione che abbiamo sia nelle nostre province, sia a livello regionale. Dobbiamo, inoltre, considerare che questa situazione già molto pesante, è resa ancora più drammatica dagli effetti che arrivano dalla crisi energetica, dal conflitto in Ucraina, ma anche dalla diffusione della Peste suina africana. Se, poi, a questo quadro aggiungiamo la carenza di manodopera e l’invasione della fauna selvatica, la cui densità sostenibile è oramai fuori controllo e non gestita, con tutto quel che ne consegue in termini di danni alle aziende agricole, ci rendiamo conto che siamo di fronte a una situazione che può avere conseguenze tragiche per un comparto che resta fondamentale per l’economia del territorio».
(Nella foto il presidente della Cia Toscana Nord, Luca Simoncini)