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venerdì, Novembre 22, 2024

Versilia Storica, parte un ciclo di conferenze. Paolicchi racconta la tradizione del Maggio drammatico

Inizia un nuovo ciclo di conferenze organizzato dalla Sezione “Versilia Storica” dell’Istituto Storico Lucchese. Quattro gli appuntamenti in programma che si terranno sempre nella sala “Giuseppe Bambini” presso la Croce Bianca di Querceta, sui seguenti temi: “Maggio drammatico in Versilia”, “Abbigliamento nella Versilia dell’800”, “Argenteria sacra e profana in Versilia”, “La guerra di Pietrasanta del 1484-1485”.

La tradizione del Maggio

Si parte sabato 22 ottobre alle ore 17 con Costantino Paolicchi che illustrerà la tradizione del Maggio drammatico in Versilia, antica forma di teatro popolare che era fortemente radicata sul territorio. L’esposizione sarà corredata dal video di una rappresentazione dell’Opera Maggio, insieme a numerose foto d’epoca.

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Il Maggio epico-drammatico era diffuso in una vasta area che comprendeva i territori della
Lucchesia (Capannori, Altopascio ecc.) e di Buti in provincia di Pisa, nonché dell’Appennino modenese e reggiano (Comuni di Frassinoro, Villa Minozzo, Romanoro), dove il Maggio è ancora molto apprezzato tant’è che ogni anno viene organizzata una rassegna nazionale. L’area garfagnino-lunigianese, dove la tradizione era ancora diffusa fino a pochi decenni fa, contava il maggior numero di compagnie. Corrisponde ai territori della Garfagnana, del Barghigiano e delle aree costiere.

Fino agli anni Cinquanta del Novecento i Maggi si cantavano abitualmente anche in varie località della Versilia Storica (nei paesi montani di Seravezza e di Stazzema, a Ripa, Querceta, Forte dei Marmi, a Strettoia, Pietrasanta, Valdicastello ecc.), a Camaiore, a Massarosa e talora anche a Viareggio; a Montignoso, a Massa e in particolare ad Antona.
A Regnano (Casola in Lunigiana, Massa-Carrara) è tutt’oggi attiva la Compagnia di Maggio del Guiterno.

Il Maggio è una forma di teatro drammatico popolare che deriva probabilmente dalla Sacre
Rappresentazioni medievali che si tenevano sul sagrato delle chiese. E assai diffusi e apprezzati fin oltre la metà del Novecento sono stati i Maggi a tema religioso, come quello di Sant’Oliva o di San Pellegrino, e la Passione di Cristo che lo scrittore Enrico Pea, appassionato cultore e organizzatore di questo genere di spettacoli, aveva fatto
rappresentare dai Maggianti di Antona nel 1954.

Ma particolarmente amati dal popolo erano i Maggi epici e drammatici ispirati alle storie dei Reali di Francia, dei paladini di Carlo Magno, e quelli tratti dalla letteratura classica: La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, L’Orlando furioso di Lodovico Ariosto, nelle riduzioni effettuate in genere da poeti illetterati – come amavano definirsi – che sapevano
anche improvvisare in ottava rima. Queste riduzioni erano assai diffuse e circolavano nel corso dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento nelle edizioni economiche della casa editrice Salani di Firenze, della tipografia Sborgi di Volterra o dell’editore Baroni di Lucca.

Scriveva Alessandro D’Ancona nel libro sulle “Origini del teatro italiano” (Torino, Loescher 1891): “Chi al ritornare della primavera percorresse in dì di domenica, o in altro giorno festivo, alcune parti del Contado toscano, specie le pianure di Pisa e di Lucca, o le montagne dell’Amiata, del Pistojese e della Versilia, fin su verso l’antico confine modenese, vedrebbe nel pomeriggio, e più spesso appena cessate le sacre funzioni vespertine, uomini e donne e fanciulli, colle stesse vesti più linde, colle quali sono stati in chiesa, avviarsi soli o a drappelletti ad un luogo, donde già prorompon di fuori grida esultanti e segni d’impazienza e batter di mani, e qualche dissonante preludio di trombe o di violini. Tutta questa gente è tratta dal medesimo desiderio di un passatempo, che altri potrebbe credere proprio soltanto del viver cittadinesco e delle classi più colte: il luogo, ove tutti si volgono, è un Teatro, e ciò che ve li attira è una drammatica rappresentazione”.

Una veduta di Pietrasanta

Sabato 5 novembre, alle ore 18, Ezio Marcucci tratterà “L’abbigliamento ed il modo di indossarlo nelle donne versiliesi dell’Ottocento”. Dal racconto di un maestro di scuola toscano, inviato a Strettoia nella metà dell’Ottocento, scaturisce una precisa descrizione di come vestivano le donne in quel tempo. Varie comparazioni fra le immagini di quel tempo certificano che la descrizione narrata dal maestro corrisponde a quanto descritto. Attraverso il racconto e varie immagini artistiche e fotografiche, verrà presentato ed illustrato tale abbigliamento, per altro adottato e presente nel Museo del Lavoro e Tradizioni Popolari di Palazzo Mediceo in Seravezza.

Una croce astile

Sabato 19 novembre alle ore 18 Paolo Pilli terrà una chiacchierata su argenteria sacra e profana della Versilia. “Lo studio eseguito sul lavoro della professoressa Capitanio nel volume ‘Arte Sacra della Versilia’ – spiega Pilli – mi consente di introdurre alcune notizie – non presenti su quel lavoro, ma contenute nell’archivio del sacerdote seravezzino don Giuseppe Mattei (29 novembre 1810 – 15 novembre 1897): saranno solo tre o quattro, anche se ne ho trovate molte di più; l’ultima di queste riguarda la croce astile del Duomo di Seravezza. Da questa prendo spunto per far vedere come sia stato possibile attribuire questa croce – ed altre – all’argentiere che le ha realizzate, attraverso l’analisi artistica, storica e, in ultimo, tecnica. Con la stessa metodologia analizzo poi un pezzo di argenteria ‘profana’, mettendone in evidenza i vari aspetti: artistico, storico e quello della tecnica di costruzione. Seguire questa metodologia è necessario per arrivare ad una attribuzione certa”.

La guerra di Pietrasanta

Infine, sabato 3 dicembre alle ore 18, Alfredo Mancini terrà una relazione su “1484-1485: la guerra di Pietrasanta”. Una lunga contesa, prima e dopo il tempo di Lorenzo il Magnifico. Nell’Italia del Quattrocento, attraversata da continui conflitti, Pietrasanta diviene oggetto di disputa fra le repubbliche di Lucca, Genova e Firenze. Alla fine, dopo alterne vicende, sarà Firenze a prevalere.

I principali argomenti della trattazione sono rappresentati da:

  • I Genovesi contro i Fiorentini
  • Il Banco di San Giorgio accetta il dominio di Sarzana e fa tregua coi Fiorentini
  • Discordie intestine; Battista Fregoso e Gian Luigi Fieschi contro Paolo
    Fregoso
  • Pace di Bagnolo; denuncia della tregua; inizio delle ostilità
  • Vani tentativi pacifici di Innocenzo VIII; dichiarazione di guerra; energici provvedimenti del governo genovese
  • La guerra s’intensifica; i Fiorentini occupano Pietrasanta; i fuorusciti ritentano di entrare in Genova
  • Assedio di Porto Pisano
  • Partenza degli oratóri per Roma; negoziati di Lazzaro d’Oria
  • Lega fra il Cardinale Paolo Fregoso e papa Innocenzo VIII; pace coi
    Fiorentini (Carlo Bornate, “La guerra di Pietrasanta 1484-1485 secondo i documenti
    dell’Archivio genovese”. Torino, 1920).

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