Una lezione di vita, la spiegazione di un percorso di Fede, la dimostrazione tangibile di un perdono che è nei fatti. Sincero. Gemma Calabresi ha rievocato l’uccisione di suo marito Luigi avvenuta proprio cinquant’anni fa in via Cherubini a Milano. Lo ha fatto presentando il suo libro “La crepa e la luce. Sulla strada del perdono” (Mondadori) nell’appuntamento de “Gli Incontri del Principe”, andato scena sul palco di piazza Maria Luisa con l’organizzazione del Grand Hotel Principe di Piemonte in collaborazione con l’amministrazione comunale di Viareggio.
C’è stato spazio per la storia e per le emozioni nel talk show condotto con sensibilità da l’inviato de “Il Giornale” Stefano Zurlo, direttore artistico del cartellone. L’omicidio del commissario di polizia Luigi Calabresi segnò esattamente mezzo secolo fa l’inizio degli anni di piombo. Una giovane madre con due figli e il terzo in arrivò si trovò a combattere come una leonessa. “Ho fatto un cammino di perdono – ha detto la signora Gemma – e volevo
condividerlo dopo che ci ho provato per tanto tempo senza riuscirci. Un cammino doloroso, dove spesso sono scivolata indietro. Non è stato facile e neanche semplice. L’ho iniziato quando ho cominciato ad ottenere verità e giustizia”.
Per l’uccisione di suo marito c’è stata un’interminabile serie di processi (la vicenda giudiziaria italiana più lunga del Dopoguerra) e la condanna definitiva in Cassazione di quattro persone che all’epoca appartenevano a Lotta Continua. Uno di questi, Giorgio Pietrostefani, è sempre latitante in Francia e anche recentemente il tentativo di una sua estradizione è fallito.
Gemma Calabresi ha ricordato la drammatica giornata in cui è stato ucciso suo marito sotto la loro casa, il particolare inquietante che lui, appena uscito, è rientrato a casa cambiandosi la cravatta. “Mi disse che aveva indossato una cravatta bianca perché è simbolo di purezza. Pochi istanti dopo sarebbe stato ucciso e quella frase per me è stato il suo testamento”.
Calabresi era stato colpevolizzato e accusato senza mezzi termini per due anni dall’ultra sinistra come responsabile della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli poco dopo la strage di piazza Fontana. “Pinelli era morto per un malore che aveva causato la sua caduta da un
ufficio della questura di Milano – ha detto Gemma Calabresi – ma molti specularono su questo. Mio marito temeva per me e i ragazzi. Diceva di fare sempre attenzione ma la vittima è stata lui. Appena arrivò la notizia della sua morte trovai la forza di dire che dovevamo pregare per la famiglia dell’assassino”.
Gemma Calabresi ha poi incontrato la vedova di Giuseppe Pinelli. “Fu un appuntamento organizzato dal Presidente Napolitano. Ho accettato subito perché ho detto: chi più di noi può capire il dolore dell’altra. Ci siamo abbracciate, io ho detto ’Finalmente’ lei mi ha risposto ‘Peccato non averlo fatto prima”. E dalla platea della piazza Maria Luisa è scoppiato un applauso sincero. Ha colpito la serenità vera e senza infingimenti di Gemma Calabresi.
“Ho capito insieme ai miei figli che odio e rancore non ti fanno vedere la bellezza del mondo. La Francia nel caso di Pietrostefani non si è comportata bene ma dalla mia parte ha sempre avuto la forza della Fede che ti fa ottenere straordinari risultati”.
“Gli Incontri del Principe” proseguono sulla piazza del lungomare viareggino proprio davanti all’hotel con due appuntamenti nel fine settimana in cui si torna a parlare di politica. Venerdì 5 agosto alle 21.15 Stefano Zurlo intervista Daniela Santanchè, senatrice di Fratelli d’Italia e imprenditrice. Tra la sua proprietà anche il Twiga Beach Club in Versilia di cui è socia con Flavio Briatore. Domenica 7 agosto, sempre alle 21.15, sul palco in piazza Maria Luisa arriva il direttore di Libero Alessandro Sallusti e sarà l’occasione di parlare anche con lui di tutti gli argomenti di una campagna elettorale avvincente in vista delle elezioni del 25 settembre. Tutti gli appuntamenti del cartellone sono a ingresso libero. I talk show sono visibili in diretta sui canali social del Grand Hotel Principe di Piemonte.