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venerdì, Novembre 22, 2024

Ambito della Versilia: 75 tra infermieri, OSS e ostetriche impegnati in servizi aggiuntivi attivati dall’Asl  

L’Azienda USL Toscana nord ovest si dice “tuttora fortemente impegnata nell’azione di reperimento del personale infermieristico e OSS (operatori socio-sanitari) da assegnare alla varie strutture aziendali e nonostante le numerose difficoltà è riuscita ad oggi ad acquisire risorse utili in parte per l’apertura di nuove attività”.

“Fortunatamente assistiamo anche a una de-escalation sul fronte assistenziale Covid – afferma l’Azienda – , che permetterà a breve di ridurre in queste aree la presenza di personale specificatamente dedicato, andando  a rinforzare altri settori, anche per permettere la ripresa delle attività routinarie dopo il periodo estivo. La Direzione aziendale, insieme al Dipartimento delle professioni infermieristiche e ostetriche, è quindi impegnata  quotidianamente a verificare i carichi assistenziali, i flussi dei degenti e delle attività nei vari reparti di degenza e servizi per fornire in tempo reale le risposte assistenziali più congrue. Questo anche per rassicurare la cittadinanza sulla volontà dell’Azienda di rispondere in maniera adeguata alle attuali esigenze, nonostante le ormai note difficoltà a reperire personale”. 

“Quello che colpisce, nel confronto tra il 31 dicembre 2019 (epoca pre-Covid) e il 2022, è il personale infermieristico impiegato in attività nuove o potenziate. Nell’ambito territoriale della Versilia si sono occupati di servizi aggiuntivi e innovativi rispetto a tre anni fa, grazie anche alle nuove acquisizioni di personale, 45 infermieri, 28 OSS e 2 ostetriche. Hanno garantito azioni legate al Covid (come l’istituzione del check point all’ingresso dell’ospedale Versilia e il supporto alle USCA – Unità Speciali di Continuità Assistenziale) ma anche altre non  legate direttamente alla pandemia (ad esempio l’apertura di posti in più di degenza medica e  l’adeguamento della dotazione consultoriale)”.

“Questi dati – evidenzia il direttore del Dipartimento delle professioni infermieristiche e ostetriche Andrea Lenzini – confermano che in questi tre anni è cambiato in maniera sostanziale il nostro modo di fare sanità. La pandemia e tutti gli aspetti correlati a questo periodo complesso e senza precedenti nella nostra storia sanitaria hanno reso necessario aprire nuovi servizi e/o potenziare e/o adeguare alle esigenze del momento alcune attività già esistenti. E’ stato uno sforzo incredibile per tutto il nostro personale, che in certi casi è stato chiamato a modificare le sue abitudini lavorative e i suoi comportamenti quotidiani. La risposta degli operatori è stata però straordinaria e vorrei ringraziarli tutti, ad uno ad uno, per quello che hanno fatto nel periodo di picco pandemico ma anche per quello che stanno facendo oggi, nella gestione dell’attuale fase di regressione del virus e della progressiva ripresa dell’attività sanitaria”.

“Con la Direzione aziendale – sottolinea Lenzini – stiamo monitorando la situazione per garantire in ogni territorio organici in grado di sopportare la forte pressione sui servizi. L’attivazione di molti servizi aggiuntivi e l’acquisizione di nuovo personale sono serviti a fornire delle risposte concrete in un momento di grande difficoltà. Se i dati sulla pandemia, come ci auguriamo, continueranno a diminuire, alcuni di questi operatori potranno essere impiegati in settori più tradizionali  in maniera da consolidare il personale nei reparti ospedalieri e sul territorio”.

 “Un aspetto che mi preme sottolineare – prosegue il direttore – è quello del potenziamento in corso del modello dell’infermiere di famiglia e di comunità, che era partito sul territorio dell’Azienda USL Toscana nord ovest proprio dall’anno 2019, introdotto dalla Regione Toscana con la delibera 597 del giugno 2018. La nuova figura ha permesso di sviluppare nuovi modelli organizzativi territoriali, in grado di  rispondere sempre più alla gestione della cronicità, come era emerso anche da una riflessione all’interno del dipartimento infermieristico aziendale. La sua funzione primaria è quella di prendere in carico un gruppo ben definito di cittadini, per rispondere ai loro bisogni di assistenza, intercettandoli anche prima che si manifestino. L’infermiere di famiglia e di comunità rappresenta quindi  un punto di riferimento per la cittadinanza anche per quanto riguarda l’informazione sanitaria, la prevenzione, la promozione della salute e l’accesso ai servizi che l’azienda sanitaria mette a disposizione dei cittadini. L’introduzione dell’infermiere di famiglia e di comunità negli ambiti territoriali Asl sta comportando un fondamentale cambiamento di cultura, che porta sicuramente dei benefici ai cittadini. L’infermiere diventa infatti il riferimento – conclude Lenzini – per una popolazione geograficamente definita e conosciuta ed è, in sinergia con il medico curante, la figura sanitaria qualificata che si occupa dell’intero gruppo familiare, avvalendosi quando necessario di colleghi esperti in ambiti specifici”.

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