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venerdì, Novembre 22, 2024

Sos per la Pineta di Ponente. Occorrono iniziative per fermarne il progressivo degrado

Che a Viareggio la “Pineta di Ponente” sia mortalmente ammalata non è notizia di questi giorni, anche se è proprio di pochi giorni l’ennesima dimostrazione della precarietà in cui versano i pini residui.

Continuare a chiamarla “pineta” – infatti – appare un semplice eufemismo, perché agli ampi spazi ormai privi di qualsiasi pianta d’alto fusto, si uniscono lecci e querce oltre a specie che sfuggono alla nostra conoscenza. Di pini, ovviamente, ce ne sono ancora, ma è da diversi anni che basta una semplice libecciata per vederne cascare come birilli e ostruire via Fratti con danni alle auto in sosta. L’ultima autentica strage avvenne nell’ottobre del 2008, ma è di un paio di settimane fa che alcune semplici raffiche di vento ne hanno sradicato una decina, mettendo in mostra l’assoluta mancanza di radici nelle ceppaie che fanno bella mostra di sé per lungo tempo nei vialetti interni. E’ già comunque una fortuna che siano caduti in assenza di persone.

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Una zona “desertificata” della Pineta

A questo punto è necessario sottolineare che diversi pini continuano ad essere in equilibrio piuttosto precario, o stanno ancora in piedi perché si appoggiano alla pianta più vicina.  Ma al di là di questa ovvia considerazione, il male oscuro della “Pineta di Ponente” si cela anche dietro la necessità di maggiori cure del terreno e della pineta in quanto tale: un’oasi di verde che durante la bella stagione è frequentatissima da persone di tutte le età, oltre che servita da punti di ristoro e di svago che per il momento sono stati soltanto sfiorati dalla caduta dei pini.

Non ci stancheremo mai di dire che trovare un’altra città italiana che offra nel proprio centro un parco pubblico di dimensioni così vaste è praticamente impossibile. Ne viene di conseguenza che una maggiore attenzione nel preservarla dal continuo degrado – prima che questo diventi irreversibile – non guasterebbe davvero, soprattutto tenendo conto del fatto che Viareggio vuole ancora essere un centro turistico.

Alcuni anni fa la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca impegnò alcuni milioni di euro in tre anni per cercare di rimettere in sesto un patrimonio di verde che stava degradando. I risultati di questo intervento furono immediatamente visibili tanto è vero che la speranza di veder rinascere questo patrimonio di verde sembrava sul punto di diventare realtà. Ma una volta esauriti i fondi, l’impressione è che gradatamente ciò che era stato ottenuto si sia andato sgretolando fino a ritornare allo stato “quo ante”. E’ sufficiente infatti allontanarsi dal viale Pier Capponi – percorso che con i platani che lo fiancheggia è l’unico che mantenga l’aspetto originario – che la percorre in senso longitudinale da via Vespucci a via Marco Polo per trovare panchine disastrate e canalette asciutte e piene di vegetazione.

L’area dell’Esedra che sta per essere recuperata

Ma quello che più colpisce sono le vaste zone senza alberature che sono il risultato dell’abbattimento o della caduta di piante. Nel migliore dei casi la Pineta di Ponente può essere considerata una pineta a metà, perché i pini residui prima o poi sono destinati a cadere o ad essere abbattuti, mentre lecci, querce e platani sono gli alberi che crescono rigogliosi qua e là. Con un ben servito a quella che era la Pineta di Ponente. Nel contempo il progetto che intende riqualificare l’ingresso principale da via Vespucci insieme allo spazio antistante – chiamato Esedra – appare un’iniziativa positiva, con l’auspicio che sia un primo passo per migliorare lo stato attuale della Pineta di Ponente, altrimenti potrebbe apparire quasi un controsenso.
Mario Pellegrini

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