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sabato, Novembre 23, 2024

In memoria di Arnaldo Galli, il grande e indimenticabile carrista che ha fatto la storia del Carnevale di Viareggio

Nel 2023 ricorre il 150° anniversario del Carnevale di Viareggio, nato appunto nel 1873 quando diverse carrozze particolarmente addobbate sfilarono per la prima volta lungo la via Regia fra la sorpresa e la curiosità dei viareggini. A bordo, infatti, vi erano giovani lucchesi che all’epoca venivano a Viareggio per sfogare liberamente la loro passione per il gioco d’azzardo proibito nella loro città. Ebbene in questa occasione anniversaria riteniamo non solo necessario ma addirittura indispensabile ricordare la figura e l’opera di Arnaldo Galli che, da quando questa manifestazione folkloristica ebbe a prendere le caratteristiche che ancora oggi la contraddistinguono, è stato il carrista che ha fatto scuola, il più premiato e che da quando ebbe a ritirarsi dalla scena non ha più avuto quei tocchi di genio che erano la caratteristiche delle sue costruzioni allegoriche.

Arnaldo Galli, che dei cosìddetti “maghi della cartapesta” è stato fra i pochi che mai si è potuto definire artigiano perché i suoi carri allegorici non solo hanno sempre fatto testo – vincesse o no la classifica finale – ma hanno fatto veramente la storia maggiore del Carnevale, almeno a far tempo dalla prima edizione del secondo dopoguerra. E’ un dato di fatto, questo, che qualifica l’uomo, che dimostra come una “costruzione allegorica” possa costituire lo specchio dell’animo che l’ha ideata, disegnata e realizzata sempre di proprio pugno.

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Nato a Viareggio il 27 aprile 1926, benché dicesse – soprattutto negli ultimi anni di attività – che non aveva più voglia, ha lavorato per il Carnevale fino a che ne hanno retto le forze, dando quindi sfogo alla pittura che è sempre stata la sua passione segreta. Nel 1939, a tredici anni, gli fu impedito di far girare sulla Passeggiata un piccolo carro dal titolo quanto mai innocente come “Un giorno alle corse”. Purtroppo, per le leggi razziali da poco entrate in vigore, aveva il torto di avere preso a prestito l’omonima pellicola dei fratelli Marx, notoriamente ebrei, per cui al suo posto realizzò “Chi ‘un piange ‘un puppa”.

Ma la vera cavalcata come “il carrista” per antonomasia ebbe inizio dal Carnevale 1946 quando realizzò la mascherata isolata “Cantante alla ribalta”, che che gli dette l’abbrivio a diventare, appunto, il “carrista più premiato” in assoluto. Sono infatti rimasti ancora memorabili le mascherate di gruppo “Mercato comune” e “I grandi navigatori dello spazio” che nel 1961 e 1962 gli permisero di fare il grande salto verso i carri di prima categoria, dove riuscì ad imporsi con le sue grandi e inimitabili allegorie, sia di satira politica che di costume, sia tradizionali che innovative. Da “Dove andranno gli innamorati” del 1967 a “Ping Pong” del 1972, da “Guerra e pace (La bomba)” del 1973 a “I grandi in maschera” del 1976, da “Rami secchi” del 1977, a “I rompi…..balle” del 1986 a “Carnevale nel cassetto”, da Non si può fermare il tempo” del 1990 a “Bambole non c’è una lira” del 1996, fino a “Incredibile!” del 2002: ecco alcuni exploit di Arnaldo Galli che hanno fatto, come abbiamo detto in precedenza, la storia del Carnevale. Un Carnevale di cui quest’anno ricorre appunto il 150° dal primo corso in Via Regia.

Ma Arnaldo Galli con il suo carattere non poteva esaurirsi nell’effervescenza spettacolare del Carnevale. Aveva necessità di qualcosa in più per comunicare i propri tormenti e le proprie speranze, malgrado gli anni e le molteplici avversità della vita. Ecco così che, abbandonati gli hangar della Cittadella iniziò a dedicarsi all’arte figurativa, anche, ma non solo, come interprete dell’alienazione e dell’incomunicabilità, cioè l’esatto contrario delle sue allegorie carnevalesche, sempre capite a prima vista. Possiamo pure affermare che quasi sempre astrae dal colore per cogliere il movimento. Privo di qualsiasi scuola, e quindi autodidatta, Arnaldo Galli ha fissato sulla tela e sul cartone la fuga da qualcosa verso qualcosa, senza sapere ciò che si lascia e ciò che si cerca: forse la libertà dal bisogno, dall’oppressione, dalla coercizione mentale. Carnevale e arte figurativa sono quindi complementari in Arnaldo Galli, perché anche la maschera è una fuga da qualcosa verso qualcosa. E che la sua fosse stata una maschera con la lettera maiuscola ebbe ad accorgersene Federico Fellini, in quanto alcune composizioni scenografiche dei suoi film portano la sua firma. Come la sua personalità ha fatto effetto in Australia, Russia, Stati Uniti d’America, Venezuela, Singapore, Francia e Gran Bretagna, dove nell’arco di una vita ha portato il messaggio del Carnevale di Viareggio.

 “Come nasce un carro” è il titolo di una pubblicazione che abbiamo dedicato ad Arnaldo Galli nel 1967, quando negli ormai scomparsi capannoni del Marco Polo stava realizzando quel grande carro di rottura che ebbe ad essere “Dove andranno gli innamorati” con la maschera di Celentano come figura centrale. Purtroppo questo grande “carrista”, ma non solo, ci ha lasciato il 17 agosto 2019 all’età di 93 anni.

Mario Pellegrini

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