“Il fiume della vita scorre dentro gli argini della carne. Lì c’è quello che m’importa”. Con questa frase di Riccardo Mannelli potremmo aprire la presentazione della sua ultima pubblicazione “Satira Madre” (Paper First), una raccolta di molti inediti e contaminazioni pittoriche.
Mannelli non ha bisogno di presentazione, in realtà è un artista che ha fatto molto discutere su temi scomodi come la rappresentazione del potere attraverso la messa a nudo di molti protagonisti, dall’attualità al costume, alla politica istituzionale fino all’ultimo della strada.
Pittore, disegnatore e autore di satira, demolitore del politicamente corretto e dei luoghi comuni. Furibonde le critiche che ha innescato, più volte accusato di sessismo, violenza o addirittura squadrismo. Mannelli fa destare i nostri impulsi, non può prescindere dall’innescare reazioni impetuose.
Toscano, trasferitosi a Roma, innumerevoli le testate a cui ha lavorato, dal Male a Cuore, Il Manifesto e La Repubblica, oggi al Fatto Quotidiano. Le testate satiriche internazionali come L’Écho des Savanes, Houmour, Satyricon.
Racconta quello che non vorremmo sentirci dire, scava nei nostri tormenti e li palesa. Non è uno psicologo dell’attualità, non la ricerca: la trova e ce la mostra travolgendoci.
Come Francis Bacon capovolge il sacro con l’espressione, riavvolge il nastro della storia dell’arte, fino ai primitivismo preraffaellita.
Mannelli s’inserisce nel solco dell’espressionismo novecentesco e forse non è un caso che quando gli ho proposto di venire a presentare il suo libro a Viareggio ha accettato. La terra di Viani e della satira carnevalesca sembra attraversare molte opere. La toscanità di Mino Maccari, quei volti tumefatti dal decadentismo fino alla grafica di Novello.
La scelta non verte sull’idea di far ridere perché la satira deve toccare tasti anche dolenti, l’emotività in maniera cruda, schietta, ma non per fare male, non c’è cinismo né sadismo riesce ad essere empatico, lungo le corde della sensibilità ci fa emozionare, mostrandoci le macerie del nostro presente; di punire in certo qual modo un mondo ipocrita costruito sulle apparenze. Quell’apparente rassicurante mondo borghese, le nostre manie diventano espressione. Un paese che si straccia le vesti per la libertà ma poi rincorre il politicamente corretto. La pornografia eletta a “prodotto onesto” dopo aver vissuto la rivoluzione sessuale. Un apparente focalizzazione che rende la comunicazione immediata agli occhi di tutti. Un occidente nella più completa situazione di non ritorno un neo decadentismo catastrofico.
Nella pubblicazione troviamo la genialità del racconto baudelairiano, come nel piede disegnato su una ricevuta dal titolo: Spleen della bolletta. Oppure il décolleté con la soletta dove vengono raccolte le “tracce residue di libera stampa”. Sulle parti pittoriche un Frank Zappa divertito dentro un vortice quasi a ricollegarsi idealmente con Andrea Pazienza. Un Trump “Ponzatore” più che pensatore alla Rodin, un Salvini nella veste di pinguino dalle fogne di “Padan city”. Un elenco lunghissimo si completa con “te la ricordi la politica” poi un corpo di donna supino e trasognante si copre ed esce solo “I care”, certo… ci tengo.
Mannelli non racconta, scava, butta sul tavolo il nostro corpo facendoci sentire deboli e vulnerabili, ma siamo noi, attori del nostro tempo anche per soli cinque minuti.
L’autore presenta la sua pubblicazione a Viareggio, presso la Libreria Lungomare, domenica 11 giugno alle ore 19. Si parlerà anche di Carnevale in relazione alla satira, dell’espressionismo vianesco e della scuola pittorica toscana del primo ‘900.