Con 336 voti favorevoli, 300 contrari e 13 astenuti, la proposta di legge per il ripristino degli ecosistemi (Nature restoraration law) è stata approvata dal Parlamento europeo lo scorso 12 luglio, nonostante l’opposizione della destra europea e di alcuni paesi membri, fra cui la maggioranza di Governo italiano (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia).
Una data che passa alla storia per aver dato alla luce la prima legge sulla natura del continente europeo che prevede il ripristino del 20% degli ecosistemi naturali entro il 2030, con l’obiettivo di eliminare i sistemi naturali degradati prima del 2050.
“Un risultato storico perché per la prima volta una legge non solo proteggerà la natura, ma avrà una funzione proattiva, impegnando gli Stati membri a ripristinare gli habitat che l’uomo ha danneggiato – dice con soddisfazione il presidente del Consorzio Ismaele Ridolfi – . Il Consorzio ha sostenuto con convinzione il percorso legislativo di questa legge, condividendone fin da subito i contenuti e gli obiettivi. Siamo l’unico Consorzio di Bonifica italiano ad aver sottoscritto il Manifesto a sostegno della legge, unendo la nostra voce a quella di altre 227 organizzazioni italiane, agli atenei universitari, ai ricercatori e a tutti i cittadini che hanno deciso di stare dalla parte della Natura, per il loro futuro e per quello delle nuove generazioni, consapevoli che ripristinare gli ecosistemi è l’unica soluzione per combattere il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e ridurre i rischi sulla sicurezza alimentare.”
Il ripristino riguarda il 20% delle superfici terrestri e marine dell’Unione e il 15% dei fiumi nella loro lunghezza. L’azione del Consorzio si inserisce in questo contesto rispetto ai progetti di rinaturalizzazione degli ecosistemi fluviali anche con la creazione di aree di laminazione e vasche di espansione e interventi sui corsi d’acqua tombati delle zone abitate, liberandoli dal cemento e andando ad aumentare la sicurezza dal rischio idrogeologico.
In questa direzione il Consorzio ha già iniziato a lavorare da tempo, implementando la manutenzione gentile dei corsi d’acqua, che prevede di lasciare fasce vegetate all’interno degli alvei e delle sponde in tutti i casi in cui le piante non vanno a limitare il deflusso dell’acqua. Un lavoro impegnativo che è stato affrontato con la consulenza di una biologa in affiancamento ai tecnici consortili, per conciliare gli aspetti legati alla sicurezza idraulica con la tutela degli ecosistemi fluviali.