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venerdì, Novembre 22, 2024

La guerra in Ucraina, una tempesta perfetta per frenare la ripresa

Cosa ci riserva il futuro? Una tempesta perfetta? Dopo il Covid 19 e i suoi pesantissimi effetti sanitari, sociali ed economici abbiamo una vera e propria guerra nel cuore dell’Europa: inflazione nuovamente in  pericolosa crescita, prezzi dell’energia alle stelle, esportazioni a forte rischio.

E’ molto difficile fare previsioni dopo un inizio drammatico dell’invasione armata della Russia in Ucraina: le  conseguenze per le popolazioni e per l’economia del mondo e della regione europea che il conflitto armato e cruento produrrà sui partner europei delle parti in causa e la  stessa situazione geopolitica generale sono imprevedibili.

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Tuttavia solo l’inizio del conflitto ha suscitato inevitabilmente un vero e proprio terremoto sui mercati, oltre che sulle diplomazie dei Stati, minacciando effetti pesantissimi a livello finanziario e sull’economia reale. Solo in una giornata, la prima dall’invasione, i principali indici azionari hanno perso circa il 4%, il valore dell’euro è sceso ulteriormente rispetto al dollaro, il prezzo del Brent ha sfondato quota 100 dollari al barile e il prezzo del gas si è alzato del 58% mentre quello del grano di cui l’Ucraina è uno dei maggiori esportatori mondiali ha raggiunto quasi 350 dollari la tonnellata, un valore mai toccato in passato.

Sembrerebbe dunque che ci siano tutte le premesse per una ‘tempesta perfetta’ che partendo dai mercati finanziari e monetari è in grado di riflettersi immediatamente anche sulle economie reali,come del resto successo con le precedenti crisi sistemiche che abbiamo vissuto anche nel recente passato. Appare chiaro che con la ‘complicazione’ dello scenario geoeconomico e militare le scelte di ‘policy’ da parte degli istituti monetari, BCE e Fed in testa, (aumento programmato dei tassi di interesse e diminuzione di acquisto dei titoli pubblici nazionali) dovranno ora essere assunte con ancora maggiore attenzione.

Di fronte ad un aumento dell’inflazione e di una possibile frenata brusca della crescita del PIL ci troveremo di fronte all’interrogativo se e quando intervenire sui tassi di interesse (non alzarli potrebbe infatti far correre l’inflazione) e alzarli ponendo un freno importante alla ripresa economica: questa nuova grave crisi internazionale potrebbe contrarre la crescita attesa del PIL dell’Eurozona e in pratica questo bivio potrebbe creare le condizioni di una possibile stagflazione con un aumento combinato di aumento di prezzi e crescita bassa delle economie.

Altro importante appuntamento per l’Unione Europea è la riforma attesa del patto di stabilità sospeso nel 2020 ma il cui rientro in vigore è previsto nel 2023. La guerra in Ucraina cambiano certamente le carte sul tavolo dei governi e della Comunità per non soffocare la ripresa indispensabile anche al necessario ‘rientro’ dal debito pubblico dopo il Covid. Grano e oli da semi di cui Ucraina e Russia sono i maggiori produttori,  hanno raggiunto prezzi elevatissimi e a farne le spese potrebbero essere certamente le fasce più povere delle popolazioni essendo essi beni di prima necessità.

Anche il capitolo delle sanzioni costituisce sostanzialmente un’arma a doppio taglio e l’interscambio con la Russia vale per Eurolandia, di più per Italia e Germania, punti di PIL con tutto quel che ne consegue… La ripresa per il nostro Paese rischia una interruzione pesante e pericolosa-e se le sanzioni sono un’arma della politica estera non certo cruenta per vite umane, la soluzione diplomatica deve prevalere su quella bellica,  rappresentano  comunque un rischio per una economia vulnerabile e debole per il costo delle materie prime e della energia oltre che per la politica monetaria.

Questi sono, e non certamente tutti, gli interrogativi (e le preoccupazioni) a cui realisticamente dobbiamo guardare pur sapendo che la libertà, la democrazia, la convivenza pacifica fra i popoli il rispetto e la tolleranza insieme al coraggio delle idee non sono elementi contrattabili e sui quali poter fare ‘sconti’ a chicchessia…

Oggi bisogna individuare una strada, una strategia di pace, per un destino migliore del nostro paese e degli altri popoli nel rispetto totale del principio dell’autodeterminazione, nell’ambito di una Europa che non è solo quella dell’Unione Europea, ma che riguarda tutto il continente ed il resto del mondo in un quadro ‘geopolitico’ mutato dalla violenza militare aggressiva della Russia: un quadro ed una prospettiva certamente molto  difficili per le variabili anche impreviste e non tutte prevedibili che ci attendono e sulle quali risulterà anche non semplice incidere significativamente, specialmente se ‘divisi’. L’Europa comunitaria e il parlamento italiano con il governo hanno dato una prima risposta unitaria, ma questo non è certo sufficiente a scongiurare il peggio…. 

Gianfranco Antognoli

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