Dopo alcuni chilometri da Diecimo (Borgo a Mozzano) e poco dopo Dozza, lungo la strada che conduce a Pescaglia, inizia sulla destra quella che, fra curve e controcurve, porta al piazzale-parcheggio che sta sotto Colognora: il paese che offre ai turisti il Museo della Castagna, con tutti gli annessi e connessi.
Più o meno a metà del tragitto si passa sotto l’antico abitato di Vetriano che comunque ha una dependance lungo la strada. Sulla sinistra salendo, guarda caso, una semplice abitazione nasconde il più piccolo teatro che noi conosciamo ma, senza se e senza ma, crediamo che solo in pochi lo conoscano. Si è detto nasconde, perché la facciata di questa abitazione è una normale facciata di una casa qualunque. A non saperlo si tira di lungo, ma quello che contiene questa casa è un piccolo scrigno da fare invidia e da custodire con cura. Si tratta infatti di un teatro in miniatura, restaurato e gestito dal FAI, che in tempi passati ha forse avuto i suoi momenti di gloria. Senza far paragoni con altri teatri di dimensioni ridotte – o addirittura ridottissime come quello dai “Rassicurati” nel centro di Montecarlo – quello di Vetriano è stato inserito nel Guinness dei Primati come “Teatro storico pubblico più piccolo del mondo”, e meriterebbe di esserlo anche al contrario. Sta di fatto però che anche un piccolo borgo come Vetriano – magari facendo riferimento alla cultura contadina o boscaiola della zona – teneva ad avere un luogo di spettacolo, magari riservato a coloro che per diversi motivi volevano trascorrere una serata diversa dalle altre.
Quando lo abbiamo visitato, in tutto e per tutto conservava integralmente quel fascino lillipuziano che l’ha sempre caratterizzato: un piccolo palcoscenico con fondale adeguato, due file di piccoli palchetti e un altrettanto piccola platea per accogliere qualche sedia o poltrona a seconda del numero degli spettatori. Quindi un’autentica bomboniera, ma non riservata a caramelle o cioccolatini, ma per pochi intimi che qui volevano assistere ad uno spettacolo pur che sia.
Un tesoro nascosto che, come altri di diversa natura e destinazione, ce ne sono certamente altri che nessuno conosce, sia nelle campagne che sulle colline del nostro territorio. Questi infatti costituiscono il tesoro nascosto dell’Italia che, se opportunamente valorizzato con criterio, potrebbero portare – senza alcun dubbio – nuova linfa al nostro turismo culturale che purtroppo si esaurisce nelle grandi città d’arte e nei grandi siti archeologici, che fortunatamente non hanno finito di mostrare la loro infinita consistenza. Infatti basta scavare un poco nei pressi da dove già à stata riportata alla luce la civiltà dei nostri antenati, per trovarvi un ulteriore e significativo tassello da aggiungere a ciò di cui siamo già in possesso. A Vetriano, però, non occorre andare molto indietro nel tempo, ma un teatrino da novanta posti a sedere sulla collina è sempre un teatrino da segnare a dito.
Mario Pellegrini