Scadono oggi, venerdì 18, i termini delle prenotazioni per assistere domenica prossima alle ore 18 al Teatro Jenco di Viareggio allo spettacolo “Le libere donne di Magliano”, già previsto a gennaio in occasione del 112° anniversario della nascita di Mario Tobino e rimandato a causa della pandemia. La Fondazione Mario Tobino vuole ricordare lo scrittore e psichiatra viareggino con questo spettacolo ad ingresso gratuito realizzato in collaborazione col Comune di Viareggio. Spettacolo portato in scena con la regia di Andrea Buscemi, l’interpretazione di Livia Castellana e le musiche di Niccolò Buscemi; aiuto regia Martina Benedetti. L’ingresso allo spettacolo è gratuito fino ad esaurimento posti. Info: tel. 0583-327243. Si richiede green pass.
Le storie e gli intrecci di vita delle figure femminili narrate in uno dei romanzi più noti di Tobino -“Le libere donne di Magliano” pubblicato da Vallecchi nel 1953 – riconosciuto come uno dei maggiori capolavori della letteratura italiana del Novecento, rivivono raccontando le vicissitudini della loro vita. Anni trascorsi proprio all’Ospedale Psichiatrico di Maggiano dove Tobino le ha potute osservare, curare ed incontrare come medico della sezione femminile per quasi quarant’anni. L’opera esprime il punto di vista di Tobino sui malati di mente, ritratti come creature degne d’amore. E’ un testo che ha aperto la strada ad una nuova considerazione del disagio mentale e di chi ne porta i segni. Un omaggio non convenzionale all’universo femminile, tra forza e fragilità, determinazione e follia, e a Mario Tobino. Sulle musiche originali di Niccolò Buscemi, lo spettatore inizia un viaggio che si addentra sempre di più nei meandri delle paure e delle sofferenze che le donne, interpretate da Livia Castellana, esprimono. A volte con la voce, a volte con i gesti, ma sempre con una grandissima spinta emotiva, un tumulto soffocato di lacrime, sogni, desideri d’amore.
Si tratta di un libero adattamento dall’omonimo romanzo di Mario Tobino con una interprete d’eccezione, Livia Castellana. Nel suo intenso monologo è capace di far rivivere le tante piccole storie di queste donne, fragili e forti ma allo stesso tempo dimenticate, perché chiuse nella prigione delle loro nevrosi, talvolta “colpevoli” quasi sempre innocenti. Dimenticate, perché è più facile girare lo sguardo e soffocare il lamento dietro all’intonaco screpolato di un solido muro. In controtendenza rispetto ai coevi luminari di psichiatria, Mario Tobino sosteneva che la follia fosse solo un modo di esprimersi non equilibrato, che “i normali” non erano in grado di capire “i matti” perché troppo estranei e disinteressati alle loro “regole”.