Lo stradone insostenibile

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Era praticamente relegato nel cassetto dei ricordi l’asse di penetrazione, un progetto, se così si può definire, che ci riporta alla mente lo sviluppismo passatista degli anni ’60.
Erano anni in cui la smania muratoria e asfaltatoria prevaleva su tutto e Viareggio ha spesso pagato a caro prezzo questa scelta.
Oggi di pinete comunali ne restano due, quella di ponente per volontà amministrative anche passate, somiglia molto di più a un parco urbano, un luogo-non luogo disidentificato e lontano anni luce dalla memoria che portiamo con noi.
Poi c’è la pineta residuale a levante, disvalorizzata con l’assenza di messa a dimora di nuovi pini, impoverita dai tagli, oggi triste rappresentazione della porta del Parco e della tenuta Borbone.
Questa pineta riporta alla mente le feste memorabili del PCI, eravamo bambini fortunati a poter fruire di tanta umanità tra gli stand della Festa dell’Unità, ci trasmetteva i valori universali della pace, dei diritti e del lavoro.
Quest’area di grande valore ambientale potrebbe essere compromessa per sempre con lo stradone, denominato “Via del Mare”, quasi a riportarci alla mente il progetto mussoliniano di collegamento di Roma al litorale laziale.
Tra l’altro l’asse di penetrazione, da quel poco che è stato reso noto, pare confliggere con l’abitato storico, un passaggio delicato nell’area ex fervet su cui gravano difficoltà legate all’esproprio e infine consumerebbe altro suolo allontanandosi da tutte le logiche sulla sostenibilità ambientale. Già, proprio la sostenibilità ambientale citata nella presentazione istituzionale di Viareggio capitale della cultura.
Proseguendo s’incontra il nodo irrisolto dell’ex mercato ittico, ideale per uno spazio congressi, utile alla nautica, alla formazione, il recupero di una bella opera di Tomassi, testimonianza di un periodo storico interessante e sicuramente da tutelare e valorizzare. Ma anche su questo non sappiamo, probabilmente le idee sono altre e tra qualche anno potremmo come al solito pentirci di aver perso un’altra occasione.
Con la determina dirigenziale del 14 dicembre scorso, in conformità con l’atto di indirizzo del 2017, si mettono le mani avanti e si pensa a una vera e propria variante al piano strutturale. Praticamente si cerca di definire un nuovo margine urbano meridionale, ergo si sposta il limite, sempre più a sud, quindi più urbanizzazione e meno aree a verde pubblico.
Si palesa il contrasto con il Regolamento del Parco dove le parti esterne devono essere considerate parte integrante e non “aree contigue” (Consiglio Direttivo 98/08), da tutelare, da proteggere.
Questo in sintesi, quindi un incarico inferiore ai quarantamila euro che comprende la valutazione di incidenza ecologica e ambientale strategica.
Un’idea di città che procede per pezzetti, senza dare l’idea di avere un progetto organico e di tutela di un patrimonio a verde che mano a mano tende a svanire.
Per chiarezza non sto a descrivere l’eventuale intersezione con la ciclovia tirrenica, sempre che passi come sta nella logica e nella pianificazione lungo il Viale dei Tigli.
Un’idea di Viareggio che era stata abbandonata giustamente, in linea con le tendenze di tutela e conservazione nelle precedenti amministrazioni e che oggi si vorrebbe riproporre come nuova, ma nuova non è anzi sa di vecchio stantio.

Vista panoramica

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