Riceviamo e pubblichiamo in anteprima un articolo sulle novità presentate dall’azienda veneta “La Collina dei Ciliegi” che sarà pubblicato sul prossimo numero del mensile “Leasing Time Magazine”, diretto da Gianfranco Antognoli.
Nei giorni scorsi a La Collina dei Ciliegi a Erbin (Grezzana-Verona) è stata presentata la prima annata (2021) del “Prea”, il Bianco Verona IGT, ottenuto da un blend di Garganega, Pinot Bianco e Chardonnay, che prende il nome dall’omonima parcella del vigneto di Erbin, situata tra i 570 e i 620 metri sul livello del mare.
Di estrema lunghezza e mineralità, anche grazie alla fermentazione e all’affinamento in cemento e ceramica, il Prea rappresenta l’evoluzione inaspettata della Valpantena, da sempre considerata unicamente quale sottozona pregiata della DOC Valpolicella, a cui mancava un vino bianco “di terroir” importante.
Ma il “Prea” Bianco Verona IGT è anche il primo vino della Collezione “Alta”, il progetto vitivinicolo nato dalla collaborazione con Lydia e Claude Bourguignon, agronomi e studiosi di terroir di fama internazionale, e, soprattutto, dal desiderio di Massimo Gianolli di ampliare ed elevare la visione dell’azienda, spingendo la ricerca enologica al di fuori dei confini della DOC.
“Tutto ha avuto inizio nella Primavera del 2016 – spiega Massimo Gianolli, Presidente de La Collina dei Ciliegi – quando con Christian Roger analizzammo i vini sino a quel momento prodotti e i fondamentali pedoclimatici che caratterizzano Erbin. Christian si convinse che la Collina dei Ciliegi potesse rappresentare un nuovo e innovativo progetto vitivinicolo, suggerendoci, pertanto, di coinvolgere fin da subito Lydia e Claude Bourguignon”.
“Dalla meticolosa attività di carotaggio dei diversi appezzamenti – prosegue l’imprenditore – e dalle analisi della stratigrafia dei suoli, abbiamo compreso che i terreni di Erbin, come più in generale l’alta collina della Valpantena, sono di origine giurassica, mai lavorati in modo intensivo e di conseguenza ricchi in modo straordinario di sostanze organica, calcare attivo e minerali, particolarmente vocati per la produzione di vini bianchi. Lydia e Claude ci confermarono, quindi, che i migliori “estrattori di terroir” sono proprio i vitigni autoctoni, nel caso di specie la Garganega (bacca bianca) e la Corvina (bacca rossa); che il sesto di impianto perfetto per i nostri terreni fosse 100x130cm con alta densità di vigne per unità di superficie (ca. 7.700/ettaro); che si dovessero prediligere portainnesti più orientati alla qualità che alla vigoria e alla produttività; che l’irrigazione dovesse essere prevista solo e unicamente di ‘soccorso’”.
“Avevo inteso negli incontri con Massimo e il suo team – racconta Christian Roger, Vice Presidente della Società – che vi fosse l’intenzione di preparare i terreni da vitare con un’attività di movimento terra, scassi e la predisposizione di terrazzamenti che avrebbero sicuramente alterato gli equilibri di questo territorio straordinario: fu proprio quello il primo “no” che gli amici Lydia e Claude pronunciarono fin dal loro primo sopralluogo a febbraio 2017”.
“Credo, col senno di poi, che questo stop – chiosa Gianolli – insieme alla ferma indicazione di mettere a dimora un vitigno a bacca bianca, siano state le più importanti chiavi fornite da Lydia e Claude. Non abbiamo realizzato terrazzamenti e scassi, abbiamo rispettato l’orografia originaria e la profilazione stratigrafica dei terreni, che si sono evoluti in milioni di anni, in modo tale da permettere nel tempo alla vite di penetrare con le radici gli interstizi della roccia calcarea fissurata tipica del luogo. Questo ha determinato la protezione e la salvaguardia della nostra Collina, un’opera d’arte della natura. Da qui nasce il nostro ‘Prea’”.
Gianolli ha poi raccontato le tappe che hanno portato alla produzione dei vini dell’azienda: “A partire dal 2013 abbiamo a dimora 8 ettari di vigneto DOC Valpolicella, tra 450 e 600 metri sul livello del mare. Corvina, Corvinone e Rondinella, la prima pietra del nostro progetto, che ha dato vita su tutti all’Amarone “Ciliegio” e al Valpolicella Superiore “Peratara”. A partire dal 2018 ha avuto inizio il progetto “Alta”: oltre 23,5 ettari di viti a bacca bianca e a bacca rossa tra i 550 e i 700 metri sul livello del mare. Nel loro insieme il “Vigneto Collina” si compone di 31 ettari in corpo unico. Un unicum nell’alta collina veronese”.
Il progetto Alta dà vita a quattro innovativi vini “super” IGT nelle terre della Valpolicella / Valpantena, per una produzione integralmente BIO che, a regime, non supererà le 90.000 bottiglie. Le rese programmate di 40-60 quintali per ettaro garantiscono da un lato longevità alle vigne e dall’altro la massima qualità delle uve, che l’enologo Paolo Posenato – il quale fin dal primo giorno ha sposato la filosofia e l’approccio proposto da Lydia
e Claude – trasforma nelle diverse partite di vino, seguendo in cantina l’impostazione parcellare del vigneto, affidando ciascuna a uno o più periodi di affinamento in vasca di cemento, in anfora di terracotta, in clyver di ceramica, o in botte, tonneaux e barrique di rovere francese.
“Alta” è un laboratorio “a vigna aperta”, in cui il filo conduttore sono il rigore e l’eccellenza con cui sono pensati e prodotti i vini.
Prea Bianco Verona IGT: la mineralità della Valpantena, l’acidità dell’altitudine
Colore giallo dorato tenue brillante. Al naso si trovano note di pietra focaia, frutta esotica, spezie ed erbe officinali, unite a fiori bianchi. L’entrata in bocca è di grande finezza ed eleganza, a metà bocca si sviluppa a con volume, consistenza e grande sapidità. Finale molto persistente che lascia una grande freschezza.
Prea dal dialetto veronese “pietra” indica quel terreno marno-calcareo ricco di scheletro di origine Cretacica tipico della parcella. È questa caratteristica del territorio a conferire spiccate mineralità e acidità, che rendono “Prea” ideale da abbinare con ostriche e piatti di pesce crudo e a piatti elaborati, come un baccalà mantecato, un risotto alla Milanese, un petto d’anatra o un foie gras.
Prea nasce da una vendemmia manuale dei migliori grappoli dell’omonimo vigneto, che si estende per quasi quattro ettari sulle scenografiche colline più alte della tenuta, e che beneficiano appieno degli importanti sbalzi termici tra giorno e notte ed una lunga stagione di vendemmia che prosegue fino a ottobre. Segue una pressatura soffice delle uve a grappolo intero, poi la fermentazione in vasche di cemento a temperatura controllata tra i 16 e i 18 gradi centigradi. Due anni di affinamento tra cemento e ceramica per concludere poi con gli ultimi 6 mesi in bottiglia.
La Collina dei Ciliegi e Ca’ del Moro, la nota Wine Destination della Valpantena
La Collina dei Ciliegi è una storia di successo che unisce la più visionaria ricerca enologica al recupero del piccolo borgo di Erbin, situato sulle magnifiche e selvagge colline della Valpantena. Non solo la Cantina – con i suoi grandi vini legati al territorio della Valpolicella – ma anche un progetto di ospitalità moderno e sofisticato con sei esclusive suites e una library di attività ed esperienze uniche, per soddisfare i wine lovers più appassionati, sia nella ricerca dell’eccellenza enologica, che di un soggiorno unico disegnato da emozionanti e scenografiche esperienze e attività outdoor, immersi nella natura.
Una Wine Destination “a tutto tondo” nel cuore della Valpantena, che si completa con la sincera e raffinata proposta gastronomica del Ristorante “Ca’ del Moro”, guidato dagli chef Giuseppe Lamanna e Lina Maffia.
Uno spazio – nato dal recupero dell’antico borgo agricolo – le cui sale e panoramiche terrazze si affacciano sulle splendide colline della Valpantena, dove sperimentare una cucina in cui il meglio della materia prima veronese e veneta incontra le origini mediterranee degli chef, per una proposta generosa ed al contempo raffinatissima.