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venerdì, Novembre 22, 2024

Come cambia il mercato dell’arte: una guida di Amedeo Caneschi rivolta a collezionisti e appassionati

In che direzioni si sta evolvendo e come è cambiato il mercato dell’arte negli ultimi anni? Lo spiega Amedeo Caneschi, responsabile artistico di Gigarte Casa d’Aste e consulente di ValutaOpere.it, in un interessante articolo che sarà pubblicato nel numero di maggio di “Leasing Magazine”, il mensile di economia, finanza e cultura diretto da Gianfranco Antognoli. Gallerie, televendite, siti internet, aste: nel suo articolo (intitolato “Il cambiamento del mercato dell’arte in Italia dal 2000 ad oggi”), che riceviamo e pubblichiamo in anteprima, Caneschi offre indicazioni a collezionisti e appassionati d’arte sui canali migliori ai quali affidarsi nei propri investimenti.

Il mercato dell’Arte per come oggi lo conosciamo è il risultato di una profonda trasformazione che ha preso inizio a partire dagli anni 2000. Il nuovo secolo, infatti, ha rappresentato una vera e propria rivoluzione per la vendita delle opere, nello specifico di Arte Moderna e Contemporanea, e per il rapporto tra domanda ed offerta. Ad essere cambiati sono sia le regole del settore che le aspettative e le modalità di acquisto dei clienti finali.

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All’inizio degli anni 2000 eravamo in una situazione in cui le proposte artistiche, e di conseguenza gli orientamenti del mercato, erano definiti da mercanti e galleristi. Tali figure rappresentavano il cuore del settore e ne influenzavano fortemente i risultati pur se con una rilevante differenza. Mentre alcuni di essi si focalizzavano sulla presentazione di artisti completamente emergenti e ne spon sorizzavano la produzione, altri puntavano a rivalutare ed a investire su artisti appartenenti a specifiche correnti artistiche. Un esempio di questo secondo approccio è rappresentato, tra le altre, dall’Arte Analitica e dalla Poesia Visiva.

Il canale di mercato principale era rappresentato dalle vendite in trasmissioni televisive che, del resto, ancora oggi hanno un discreto pubblico. A questo si aggiungevano le transazioni in fiere del settore e battute d’asta organizzate in presenza presso località turistiche, utilizzando talvolta le stesse strutture ricettive (hotel e villaggi turistici). Tutti questi canali non erano, però, una novità assoluta in quanto ereditati da fine secolo scorso.

La vera trasformazione delle abitudini delle persone è stata con l’avvento dello strumento online, utilizzabile sia per la vendita che per l’acquisto. Questo ha accelerato il cambiamento dei precedenti canali di vendita. Mentre le vendite televisive e le trattative in fiera subivano un ridimensionamento nel loro computo complessivo, sia come numero di trattative che come valori di vendita, scompariva del tutto il canale delle battute d’asta in presenza secondo la modalità “turistica” descritta in precedenza.

Il mondo dell’online rompeva gli schemi del mercato ed i rapporti tra gli attori in gioco. Il digitale, infatti, per la prima volta consentiva il superamento degli intermediari (mercanti e gallerie) rendendo possibile un incontro tra domanda ed offerta sul mercato. Tale fenomeno è stato fin da subito compreso e sviluppato da storiche case d’asta italiane che hanno saputo innovarsi e sviluppare il loro business. Numerose gallerie d’arte, che vedevano il loro ruolo fortemente minacciato, hanno deciso di convertire parte della loro attività alla vendita in asta con lo sfruttamento del digitale.

Oggi la maggior parte delle transazioni viene effettuata tramite il mercato delle aste. A beneficiare di questo servizio sono sia i privati che desiderano alienare i propri beni, spesso ereditati, sia addetti ai lavori che non hanno saputo cogliere i cambiamenti del mercato. D’altra parte per le case d’asta il lavoro è tutt’altro che semplice. In primo luogo perché si pone sempre il bisogno di recuperare opere di pregio, spesso da individuare tra migliaia di proposte che si ricevono ogni mese, ed in secondo luogo per la necessità di gestire il rapporto con il mandante e la percezione che quest’ultimo ha del valore del proprio bene. Nel corso degli ultimi decenni, infatti, si è assistito ad una vera e propria svalutazione che ha colpito numerosi artisti, in particolare figurativi.

Perché si è assistito a questa svalutazione? In particolare per prezzi precedentemente “sovrastimati” sul mercato ma anche per la presenza di opere di dubbia provenienza ed autenticità. Per tale motivo gli artisti che hanno visto nascere fondazioni ed archivi a tutela del proprio patrimonio hanno potuto godere di una salvaguardia dal declino del valore sul mercato. Un esempio di questo è rappresentato dall’Archivio Mario Tozzi a cura dell’Associazione Artistico Culturale del maestro, che ha saputo tutelarne il valore grazie alla disponibilità ed alla celerità nelle risposte oltre che alla serietà dimostrata.

Per correttezza di analisi, però, è bene precisare che alcuni artisti negli ultimi decenni hanno avuto una rivalutazione importante. Tra questi possiamo citare, tra gli altri, Enrico Castellani, Alighiero Boetti, Turi Simeti ed Enrico Baj. Il digitale ha rappresentato, infine, una modalità tramite la quale gli stessi clienti finali hanno potuto sollevare il velo sui valori reali di mercato per artisti e tipologia di opere.

Io stesso, grazie al supporto della società Orange 7 Srl, ho contributo ad offrire al pubblico uno strumento che consenta di svolgere in autonomia un’analisi sintetica di mercato e che consenta di rispondere, in modo veloce ed efficace, alla domanda “sto acquistando o vendendo un’opera d’arte al giusto prezzo?” Disponibile su abbonamento è raggiungibile all’indirizzo web www.valutaopere.it

Per completezza, infine, si aggiunge l’enorme mole di informazioni che un qualsiasi cliente può reperire online. In sintesi oggi avere un’idea sovrastimata del valore di mercato di un’opera storicizzata è, per un cliente attento, piuttosto difficile.

Quali sono, a questo punto, i possibili sviluppi del mercato dell’arte moderna e contemporanea in Italia? Senza dubbio le case d’asta rappresentano, al momento, il canale privilegiato per la vendita di artisti storicizzati. Probabilmente un ritorno post-pandemico alle fiere ed ai vari eventi in presenza potrà agevo lare la presentazione di artisti emergenti che, negli ultimi due decenni, hanno fatto davvero fatica sul mercato (salvo rare eccezioni).

Da capire, infine, che ruolo ed impatto avrà lo sviluppo dell’e-commerce, sempre più spinto, proprio nel settore dell’arte emergente. Numerose piattaforme propongono oggi opere di artisti che non hanno una precedente presenza sul mercato e per i quali se ne rende difficile, per l’acquirente, capirne il valore reale. Uno sviluppo sicuramente interessante e che dovrà essere analizzato con occhi attenti nei prossimi anni.

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