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venerdì, Novembre 22, 2024

Cinquant’anni fa la tragica morte di Franco Serantini. Docufilm e libro per ricordare il giovane anarchico

Non aveva compiuto ancora 21 anni Franco Serantini quando il 7 maggio 1972, nel carcere Don Bosco di Pisa, entrò in coma e morì. Erano trascorse meno di quarantotto ore dal pestaggio da lui subìto sul lungarno Gambacorti per mano di una decina di poliziotti durante una manifestazione antifascista. Morì solo e abbandonato proprio come era stata tutta la sua breve vita fatta di solitudine e di abbandoni. Una vita sbagliata fin da quel 16 luglio 1951 quando nasce a Cagliari e viene lasciato al brefotrofio dove gli viene imposto un nome e cognome da “un ufficiale di stato civile dalle inclinazioni letterarie che in quei giorni forse lesse sotto la novella pubblicata da un giornale il nome di Francesco Serantini, scrittore romagnolo” come ipotizza Corrado Stajano nel libro Il Sovversivo.

Dopo i primi anni passati all’Istituto Infanzia abbandonata del capoluogo sardo, Franco viene affidato a una coppia siciliana ma poco tempo dopola mamma adottiva si ammala e muore. Così fino all’età di dieci anni resta con i genitori della madre morta per poi essere rispedito in un istituto in Sardegna. Qui rimane fino all’età di diciassette anni quando il tribunale decide che per rimediare “alla assoluta carenza affettiva e alla lunga istituzionalizzazione” subita, Franco deve essere… rinchiuso in riformatorio! È il 1968 e Serantini lascia la Sardegna “senza radici, con il suo povero bagaglio di studi non amati, di affetti sprecati, di ricordi da dimenticare”. Dopo un breve periodo a Firenze, ospite dell’Istituto di osservazione dei minori, viene destinato all’istituto di rieducazione maschile Pietro Thouar di Pisa, in regime di semilibertà. Per Franco Serantini sembra finalmente aprirsi davanti una vita di nuove opportunità. Ad un suo professore dice che Pisa gli appare come “un bellissimo teatro”. Stringe amicizie, riprende gli studi, fa qualche lavoro saltuario. Una giovane coppia di laureati gli procura un incarico alla Ibm a fare schede perforate.

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Poi, sull’onda delle lotte studentesche e operaie del 1968-‘69, arriva l’impegno politico e la frequentazione degli ambienti anarchici. Alla fine di quel breve periodo pisano ad attenderlo c’è l’ultimo giorno di una difficile e tesa campagna elettorale. Il 5 maggio un’esponente del Movimento Sociale vuol tenere un comizio ma buona parte della città non vuole. Non vogliono che parli soprattutto le organizzazioni della sinistra cosiddetta extra parlamentare, non lo vogliono gli anarchici. In città il fronte delle forze antifasciste appare diviso. Il Pci teme la trappola della provocazione. Per la Dc, invece, tutti hanno diritto di parlare. L’amministrazione comunale tergiversa. Pisa è messa in stato d’assedio da centinaia di militari, poliziotti e carabinieri arrivati da Roma e da altre località. Sui lungarni nel pomeriggio si alzano le prime barricate, scoppiano bombe Molotov, le cariche della polizia coinvolgono dimostranti, passanti e turisti. Franco non scappa come gli altri e una decina di poliziotti lo fermano e lo riempiono di botte con manganelli e calci. Lui, di corporatura esile e miope, si ripara come può, presto è a terra sotto i colpi dei suoi massacratori. Finirà in carcere dove inizia per lui una breve dolorosa agonia. La morte sopraggiunge poco dopo le 9.30 del 7 maggio. È una domenica di sole. Il giorno precedente l’Ibm aveva fatto sapere ai due coniugi amici di Franco che era stata preparata per lui una lettera di assunzione al lavoro. Franco non lo saprà mai.

L’inchiesta, gli accertamenti avviati e poi l’iter giudiziario non porteranno alla individuazione dei responsabili della morte di Serantini. Solo la memoria rimane della sua breve tormentata vita. Quest’anno, nel cinquantesimo della morte, sono state numerose le iniziative in Toscana. Per impegno e qualità si sono distinti la Biblioteca e il Circolo culturale che portano il suo nome e che lo scorso 7 maggio, nelle piazze e sui lungarni pisani, hanno voluto ricordare Franco con una bella e originale manifestazione. Lo hanno fatto, inoltre, con una pubblicazione di grande interesse intitolata Franco Serantini, cinquant’anni di memoria contro l’ingiustizia. 1972-2022. Quasi trecento pagine di documenti, fotografie e testimonianze inediti che saranno presentate a Pietrasanta, alla Casa del Popolo di Solaio, nel pomeriggio di mercoledì 18 maggio, alle ore 17. Interverranno Giovanni Cipollini, presidente dell’Anpi, Sezione “Gino Lombardi” Versilia, Giuliano Rebechi, giornalista, e Franco Bertolucci, presidente della Biblioteca “Franco Serantini”. A seguire la proiezione di S’era tutti sovversivi, un film di Giacomo Verde. Una cena sociale concluderà l’incontro. “Non c’è da stupirsi – ha scritto Stajano – se la vittima di una vita di violenza è morto in un modo così atroce e se sul suo cadavere ha continuato a stratificarsi la violenza del potere. Giustizia non è stata fatta, ma fuori dai tribunali la coscienza popolare ha giudicato”.

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