È stata presentata l’edizione 2022 dei tradizionali Tappeti di Segatura (“pula” nel dialetto locale) nel centro storico di Camaiore. Un appuntamento storico che si lega alla processione del Corpus Domini e che quest’anno si terrà il prossimo 18 e 19 giugno. L’edizione di quest’anno rappresenterà un ritorno ai livelli pre-Covid (nel 2021 la rassegna venne ridimensionata dalla pandemia e dalle limitazioni in vigore) e vedrà la partecipazione di 20 tappetari intenti nelle creazioni più elaboratore lungo le strade cittadine.
Un ritorno alla normalità che ha coinvolto anche le scuole. Durante gli scorsi mesi infatti sono state tante le classi – 14 per l’esattezza – del nostro territorio che hanno avuto l’occasione di sperimentare questa antica usanza del nostro Comune, cercando di carpirne i segreti e la manualità.
Il manifesto di questa edizione ha una particolare: è segnato come 2020. Il motivo è la scomparsa di due grosse figure legate ai tappeti: Lorenzo Frigeri e Claudio Marchetti. Due artisti che sono stati veri punti di riferimento per i “tappeti di segatura”.
“La preparazione di questi ‘quadri’ – spiega in una nota l’amministrazione comunale di Camaiore – inizia molti mesi prima con la scelta del soggetto, ispirato a temi religiosi o sociali, poi con la preparazione dei pannelli di compensato traforati che serviranno da stampi per la realizzazione delle immagini e con la colorazione della segatura con le aniline disciolte in acqua, per riprodurre alla fine un’ampia gamma di sfumature cromatiche e di tonalità che serviranno per la realizzazione finale del ‘tappeto’”.
“La comunità di Camaiore – prosegue la nota – celebra il Corpus Domini con una solenne processione fin dalla fine del ‘400, come attesta un documento conservato nell’Archivio Storico del Comune che risale al XV sec. La solennità è citata infatti in diverse deliberazioni e documenti che nel corso dei secoli testimoniano la forte adesione della popolazione e delle istituzioni. La tradizione dei “tappeti” inizia ad affermarsi nel corso dell´800, sembra che questa usanza sia nata prendendo spunto dai servitori spagnoli al servizio dei Borbone, che avevano l’abitudine di realizzare tappeti di fiori per accogliere i loro signori quando venivano a soggiornare nelle ville in Versilia. A partire dagli anni´30 fa la sua comparsa la “pula o segatura”, che sostituisce progressivamente i fiori, fino a diventare il materiale unico con cui realizzare i tappeti. Nel corso degli anni l’evento riveste un sempre maggiore interesse, alimentato anche dalla sfida tra i vari gruppi di “tappetari” cittadini. Contemporaneamente la tecnica viene perfezionata e i tappeti, lunghi fino anche a 200 metri, riproducono immagini sempre più complesse, nei quali i disegni schematici e ripetitivi lasciano lo spazio a rappresentazioni con una evidente ricerca del chiaroscuro e della plasticità”.
“Questa tradizione si ripete ogni sabato precedente il Corpus Domini – termina la presentazione – : i vari gruppi di artigiani iniziano la creazione di queste opere d’arte, a cielo aperto lungo le strade del Centro storico, che sono realizzate in una sola notte, durante la quale i “tappetari” lavorano intensamente destreggiandosi tra sagome di compensato intagliato, segatura e colori. All’alba della domenica i tappeti sono pronti per essere ammirati, ma solo per poche ore, prima che vengano distrutti dalla processione di fedeli”.
“Ritorniamo alla normalità – dichiara Franco Benassi – di questa manifestazione a cui teniamo molto. In questi due anni di pandemia comunque non ci siano mai fermati. Quest’anno siamo riusciti a ripartire con le scuole su tutto il territorio. Sono state tante le cose buone in questi anni, tra queste la Convenzione d’Intenti. L’unica cosa che adesso manca è un museo della tradizione per far vivere questa manifestazione 365 giorni l’anno”.
“Siamo davvero contenti – commenta l’assessore alla cultura Gabriele Baldaccini – di tornare al percorso pre-Covid. Il lavoro che per chi verrà sarà anche quello di continuare un percorso di racconto e valorizzazione di questa tradizione con modalità più moderne. Si può fare grazie anche a strumenti come il Registro dell’Eredità Immateriali perché è un qualcosa che ci può portare dentro un contesto come quello dell’Unesco”.