Di quella “bomba d’acqua” che improvvisa precipitò a valle sia dalla Pania Secca che dal Monte Forato sulla Versilia e sulla bassa Garfagnana, è rimasta solo l’immagine negli occhi degli scampati, perché subito dopo ebbe inizio l’opera di ricostruzione secondo quel “Modello Versilia” che è diventato esempio per tutti.
475 millimetri d’acqua caduti in 12 ore sono infatti una iattura più unica che rara anche in tempi di rivoluzione atmosferica come quelli che stiamo attraversando. Gli abitanti di Cardoso, Ponte Stazzemese e Ruosina che nell’ordine vennero travolti dalla massa d’acqua, detriti e tronchi d’albero sono comunque tornati a nuova vita, come del resto tutto il fondo Valle da Seravezza a Pietrasanta che, sia pure in modo minore, ebbero a subire diversi danni materiali.
La Versilia ovviamente non ha mai dimenticato e non dimentica quanto è successo, ma soprattutto i dodici morti che a Cardoso vennero travolti dall’improvvisa ondata di piena e dal conseguente crollo delle abitazioni: i piccoli Giulia Macchiarini e Alessio Ricci, Renata Marcucci, Valentino Guidi, Valeria Guidi – madre di Alessio Ricci il cui corpo non è mai stato ritrovato – Manuele Luisi, Graziana Luisi, Margherita Vincenti, Alma e Norma Santarelli, Elvino Pieruccini ed Elena Bianchini. Tutti nomi che compaiono nella stele che in loro memoria è stata eretta nella parte superiore di Cardoso, proprio sotto quel Monte Forato cui oggi si guarda con occhio diverso in quanto lo si è tornato ad osservare per ogni solstizio d’estate, perché qui ed a Ponte Stazzemese il sole sorge due volte, prima attraverso il foro e poi nel cielo aperto. Senza dimenticare che dove prima esisteva lo stabile dove prima era collocato l’archivio comunale sorge ora un moderno palazzo della cultura dove periodicamente vi vengono organizzati congressi, riunioni e mostre e mostre di vario genere.
Ma sempre ancora la Pania Secca che il Forato vomitarono acqua anche nella valle garfagnina della Turrite di Gallicano, piombando soprattutto sul piccolo borgo di Fornovolasco che si trova proprio alla base dei due monti sopracitati. E qui, fortunatamente, fu proprio la resistenza dell’ultra centenaria diga di Trombacco ad impedire che l’onda di piena raggiungesse il centro di Gallicano per poi confluire nel fiume Serchio, con conseguenze sin troppo immaginabili. Anche Fornovolasco ebbe comunque il suo morto nell’anziana Isolina Frati, travolta dalle acque nel tentativo di porre in salvo le proprie galline nel pollaio poco distante dall’abitazione. Per cui anche questo piccolo borgo costituisce l’altra faccia della stessa tragedia perché anche qui la pioggia del 19 giugno 1996 raggiunse i 175 millimetri all’ora, non quella di Cardoso ma sufficiente a semidistruggere la parte bassa dell’abitato, la cui ricostruzione è proceduta come quella di Cardoso con i due ponti che attraversano la Turrite e le case che la costeggiano.
Fornovolasco, comunque, fece registrare una triste appendice all’alluvione, perché nell’agosto del 1997 nel corso di un sopralluogo sui costoni soprastanti il paese, perse la vita il geologo Marco Fornaciari. La tragedia è ricordata nella chiesa parrocchiale con una serie di affreschi del pittore Paolo Maiani dal titolo complessivo di “Acqua sporca” in cui vengono raffigurate le fasi salienti dell’alluvione. Da tempo Fornovolasco basso non è più quello di prima perché fra le case ricostruite la Turrite di Gallicano scorre oggi fra due solidi argini che ne incanalano le acquee verso valle fin dopo l’abitato. Persino la strada che qui conduce da Gallicano è stata ricostruita e ampliata in più punti per rendere più agevole il passaggio degli autotreni nel periodo della ricostruzione.
E’ sin troppo evidente che questa rispetto all’alluvione della Versilia non ci sono paragoni, sia per danni che, soprattutto, per numero di vittime, tanto è vero che Fornovolasco – sui media nazionali – non ebbe risalto, se non addirittura disattesa. Questa disattenzione non ha comunque posto nessun ostacolo alla pronta e razionale ricostruzione che abbiamo sopracitato, tanto è vero che quasi subito sono tornati qui molti appassionati dei fenomeni naturali, perché qui il sole, invece di sorgere due volte al giorno, ne tramonta altrettanti. La natura, infatti, non conosce ostacoli, nel bene e nel male.
Mario Pellegrini