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domenica, Dicembre 8, 2024

Borghini rieletto segretario della Uil area nord Toscana. Il punto sulle vertenze più difficili

Il terzo congresso della Uil area nord Toscana ha confermato all’unanimità con un grande applauso da parte di tutti i delegati presenti in sala il segretario Franco Borghini. Un’assemblea molto partecipata, a cui hanno preso parte i rappresentanti di tutte le categorie che formano la grande famiglia del sindacato sulle province di Lucca e Massa Carrara alla presenza del segretario confederale nazionale Uil, Domenico Proietti, e del nuovo segretario generale Uil Toscana, Paolo Fantappiè.

“In Toscana siamo fermi al modello dei campanili – ha detto Fantappiè -. Non esiste più quell’efficienza che ci veniva riconosciuta fino a qualche anno fa. Mancano le infrastrutture adeguate che i toscani meritano. Tav, aeroporto di Firenze, Fipili, corridoio tirrenico: tutto fermo per logiche di parte. È inaccettabile”.

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E’ stato poi il segretario Borghini a tracciare le linee del mandato giunto a conclusione all’interno dell’attuale quadro economico e sociale segnato in particolare dalla crisi sanitaria ed economica dovuta prima alla pandemia poi al conflitto in Ucraina. Borghini ha ricordato l’esigenza di tornare a investire in sanità, dalle strutture al personale e ha evidenziato inoltre come molti colossi si siano arricchiti ulteriormente grazie alla pandemia: “Extra profitti che dovrebbero essere tassati e ridistribuiti oggi sul territorio per cercare di bilanciare un’economia troppo polarizzata”. Ha ribadito l’importanza delle risorse in arrivo dall’Europa tramite il Pnrr, su cui il sindacato avrà il compito di vigilare per far sì che tutto sia speso bene e a favore della collettività per poi ricordare le battaglie del sindacato per il lavoro “di qualità, retribuzioni adeguate, diritti e sicurezza” rilanciando la battaglia ‘Zero morti sul lavoro’ e ha incalzato sulla necessità di una vera riforma del fisco e della previdenza per combattere evasione ed elusione che pesano insieme ogni anno sulle casse dello Stato quasi quanto un Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Il tema caldo, a livello locale, è stato quello della Sanac di Massa: “Un’azienda che rappresentava l’eccellenza al servizio del siderurgico italiano, dell’acciaieria di Taranto, e che rischia oggi nella migliore delle ipotesi di essere svenduta per un tozzo di pane a una società indiana con chissà quali possibilità di salvezza. Ma rischia soprattutto di chiudere per sempre i battenti a ottobre se non si conclude l’operazione di acquisto ed è, diciamocelo, una possibilità molto concreta. Sarebbe un disastro economico e sociale per la provincia apuana che dovremmo scongiurare ma che ha anche colpevoli ben precisi. La pistola fumante è nelle mani del Governo, dello Stato Italiano che uccide se stesso”.

Sempre a Massa Carrara restano aperte vertenze e battaglie importanti su cui bisogna vigilare: il futuro dell’Istituto studi e ricerche dopo l’accorpamento della Camera di Commercio, quello della Fiera Marmo Macchine di Carrara, e il sindacato resterà vigile “sulla deperimetrazione in atto della Zona industriale, dove alle aziende del manifatturiero si preferiscono capannoni per il commercio attraverso varianti al Regolamento urbanistico”.

A Lucca invece preoccupa “la situazione delle aziende del cartario che in questo momento più di altre sentono il peso del rincaro delle materie prime e dell’energia. Ma preoccupa anche l’ingresso di fondi stranieri nel controllo delle maggiori aziende del territorio come la Kedrion. Su entrambe le province dovremo tenere ben sotto controllo la situazione delle industrie del tessile”.

Le note positive per fortuna non mancano come Kme, Nuovo Pignone e la nautica. Tema chiave per entrambe le province è poi quello del lapideo: “Un bene non rinnovabile, un’attività a forte impatto ambientale ma il marmo è imprescindibile per mantenere in piedi la nostra economica, essenziale per i bilanci dei comuni di area vasta. Non ci sembra corretto che un bene comune di tutti sia sfruttato e porti ricchezza e benessere solo a poche famiglie o a gruppi stranieri. Così come non possiamo accettare la richiesta di chiusura totale. Serve il giusto equilibrio senza contrapposizioni ideologiche che garantisca lavoro e sicurezza senza devastazione incontrollata”.

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