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giovedì, Novembre 21, 2024

Fare presto: il Papa a Mosca e Kiev

Ho forti dubbi che saranno gli esiti sui campi di battaglia ucraini a riportare la pace in Europa. L’azione destinata a “denazificare” l’ex stato satellite è costata 100 mila vittime militari alla Russia (cfr Gen.Mark Milley, capo di stato maggiore Usa) e ha avuto come conseguenza il lancio di un nuovo reclutamento che con promesse di soldi e successo punta a far vestire la divisa militare a 120 mila cittadini russi (Ag. Ansa, 19/12/22).

L’informazione in Russia è fortemente propagandistica, i cittadini russi non conoscono nello specifico aspetti reali e motivi del conflitto e, fino a poco tempo fa, non conoscevano l’entità delle perdite militari. Se l’Italia non se la ride quanto a indice di libertà di stampa (43sima in classifica con Reporter senza Frontiere che indica “problemi notevoli”), la Russia è 149sima con l’indicazione del massimo valutativo “situazione molto grave”.

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Quindi ancorché possibile, rimane statisticamente molto bassa la possibilità che il governo autocratico di Mosca sia costretto ad ascoltare il pensiero prevalente della popolazione russa allo scopo di non pregiudicare il proprio potere interno. Non c’è alcun segnale da parte di Putin che induca a presumere un ripensamento per sopravvenute saggezza e/o umanità… Anzi, i suoi sodali più importanti, come Lavrov o Medvedev, ventilano con frequenza l’evenienza.

Per far sì che l’opinione pubblica divenga condizionante in Russia, non potendosi aspettare alcun aiuto dall’informazione, serve un deus ex machina. Un elemento, un soggetto, di portata assoluta che faccia capire ai russi che l’espressione di dissenso, la dialettica, la trasparenza sono conquiste che spettano anche a loro…

Ci ho pensato molto. Ho fatto tornare il pensiero a molti costruttori di pace che avrebbero potuto farsi portatori di un tale messaggio fin dall’inizio del conflitto… e alla fine mi sono convinto che l’unico fatto rilevante sarebbe una visita senza se e senza ma di Papa Francesco nelle capitali in conflitto, a Mosca e Kiev.

Sarebbe un evento non censurabile dagli oligarchi russi che stringono i media indipendenti in una morsa. Serve far leva sui potenziali soggetti pacificatori che sono i sinceri credenti cristiani che credono in Dio, nell’insegnamento del Cristo e dubitano delle parole di Kirill, nella circostanza comportatosi da gerarca anziché patriarca. Serve far leva su coloro che sono cresciuti nell’insegnamento del comunismo che sono certo oggi riconoscano senza difficoltà che Putin, tutto è salvo che corretto interprete del pensiero, per quanto evoluto, di Lenin e Marx. comunista. Serve far leva su coloro che sono familiari delle vittime della guerra, vanno coinvolti gli studenti e i giovani che volevano lasciare il Paese per non essere chiamati alle armi; serve infine dar coraggio e riconoscimento mondiale a quegli intellettuali, dissidenti e spesso carcerati, per “silenziarne” la capacità di porre domande che comportano risposte scomode.

La presenza del Papa potrebbe accendere, anche solo come pellegrino, ambasciatore e testimone di fede religiosa i pensieri positivi e le coscienze di tanti russi che non parlano perché non è consentito da leggi penali liberticide. Per questo Papa Francesco dovrebbe andare subito, prima possibile, in un viaggio pacificatore guardando ai propri predecessori che hanno fatto la storia come Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.

Credo, immodestamente che se Papa Francesco potesse leggere questa riflessione non sarebbe più condizionato dalla più che prudente diplomazia vaticana e sceglierebbe di stare nella storia nell’interesse superiore del bene comune mondiale a cui pensa certamente più di noi come rappresentante di Gesù Salvatore in terra.

Gianfranco Antognoli

(L’immagine di Papa Francesco è presa dalla pagina pubblica Fb Papa Francesco, gestita dal Vaticano)

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