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domenica, Ottobre 13, 2024

Viareggio: la ricerca dell’Araba Fenice! Quali strategie per il futuro della città

I periodi migliori di Viareggio sono stati quelli caratterizzati dalla partecipazione e dal concorso di tutti alla elaborazione di progetti finalizzati allo sviluppo futuro della città. Si potrebbe tornare indietro e ripartire dalla fine dell’Ottocento ma io voglio solo ricordare alcuni episodi del secolo scorso emblematici di questo sforzo. E’ il prevalere della viaregginità sul viaregginismo, di cui ho parlato nel mio libro ‘Hop Frog Futuro Anteriore’, che ha dato la possibilità alla città di vivere momenti di grande intensità e vivacità culturale, economica e sociale.

Enrico Nistri, giornalista del Corriere Fiorentino, in un suo recente articolo intitolato “Il ‘Viaregginismo’ da cui Viareggio  dovrebbe affrancarsi”, che prende spunto dalla rottura tra Pd e il sindaco di Viareggio – “persona ricca di ambizioni quanto convinta che la modestia sia la virtù dei mediocri…” – invita ad una riflessione meno banale e stucchevole tra i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, e a guardare invece alla perniciosa osmosi tra governanti e governati che si è creata da tempo e che ha fatto perdere lo smalto. Ecco perché il giornalista si appella alla necessità di liberarsi del viaregginismo, ovvero di quella malattia che anche per lui è la causa principale della decadenza della città da molti decenni. Torniamo quindi alla viaregginità e ad alcune iniziative che produssero innovazione:

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  1. L’accordo che fece subentrare il Comune di Viareggio nella proprietà del Premio Letterario. L’accordo fu stipulato tra Leonida Repaci e Federico Gemignani, allora sindaco dell’Amministrazione di centrosinistra a guida Dc. Il risultato fu possibile, però, grazie ad una intesa e ad un lavoro comune con Gianfranco Tamagnini, comunista, già dirigente della Federazione della Versilia e consigliere comunale a Viareggio, che di Leonida Repaci era una sorta di segretario particolare. Tamagnini riuscì a convincere Leonida e la moglie Albertina, a coinvolgere adeguatamente la componente socialista e a collaborare per questo obiettivo con l’Amministrazione di allora.
  2. La chiusura dei Comitati di Gestione della lirica e di un’organizzazione  paesana e provincialistica delle rappresentazioni sul lago e l’avvio della creazione di un Festival Internazionale per Giacomo Puccini: progetto che vide la collaborazione tra la Regione Toscana – Federigi, Alessandro Lippi e l’assessore Luigi Tassinari – , una parte consistente della Dc tra cui Federico Gemignani, Paolo Barsacchi e un nutrito gruppo di socialisti, altri esponenti della frazione, il presidente della Misericordia Eugenio Belluomini, personaggio poliedrico e grande  factotum di Torre del Lago.
  3. La Fiera del Libro che avviò le sue edizioni nel 1955 ma che ebbe il suo momento più prestigioso negli anni ’70, a cui concorsero attivamente Luisa Cellai, Leone Sbrana comunisti, Franca Rovini Papi socialista e tanti democristiani tra cui, uno dei più attivi, Roberto Monciatti.
  4. La collaborazione che si instaurò tra le varie componenti all’interno del Comitato Carnevale e poi tra questo, il consorzio del Cavac e l’Azienda Autonoma e poi l’istituzione della Lotteria del Carnevale.
  5. L’epoca della costituzione e funzionamento dei Comitati di Quartiere e poi di Circoscrizione e il successivo lavoro di grande partecipazione popolare svolto da Marco Marcucci nella prima legislatura da sindaco.

Viareggio, quando si è posta su questo versante, è stata capace di sprigionare e mettere a frutto tutta la creatività e la capacità realizzativa: confronto anche acceso, spirito collaborativo, sintesi costruttive e consenso per progetti di pubblica utilità, di avanzamento, di sviluppo economico e sociale, e innovazione

Quando la politica è invece diventata forzata affermazione personalistica, scontro tra gruppi, decisionismo e verticismo, per non dire peggio, allora sono stati guai e problemi per la città: l’incapacità di guardare al futuro ed alle innovazioni necessarie ha prevalso assieme all’utilizzo spropositato e intensivo delle rendite e all’incuria verso i beni ambientali più preziosi. Voglio ricordare alcuni esempi:

  1. La lite sull’acquisto del Teatro Politeama e di quello dell’Eden che sottintendeva due modi sostanzialmente sbagliati – personalistici e di protagonismo individuale esasperato – per arrivare a mettere la bandierina su quell’importante realizzazione: inutile dire che ancora oggi, a maggior ragione dopo la chiusura del Politeama, Viareggio non ha un Teatro, a parte lo Jenco!
  2. L’altra lite tra la creazione della Provincia della Versilia, sostenuta e perorata dal senatore Barsacchi, e quella del Comprensorio Versiliese, sostenuta invece dal Pci e da parti importanti della Dc: anche questo caso si concluse con il niente di fatto.

Il personalismo e le presunzioni politiche sono sempre state negative ed hanno segnato profondamente il tempo futuro, hanno bloccato processi necessari e distolto risorse dagli obiettivi di sviluppo della collettività. Ci sono state – è vero – anche realizzazioni, staccate però dai contesti cittadini, magari accompagnate da cerimonie con tanto di bande musicali, strombazzamenti e articoli compiacenti ma, alla fine, non hanno contribuito al bene comune, né sono state capaci di arrestare quel lento declinare della città rispetto ad altri territori toscani, romagnoli e di altre regioni, né di impedire di diventare sempre di più città del mordi e fuggi.

Del Ghingaro ha lavorato adeguatamente nella fase del default, che non è una fase facile da superare e spesso porta seco conseguenze durature e negative nel tempo. Il lavoro del risanamento è presieduto dall’organo straordinario di liquidazione, e criteri e procedure fissate dal Tuel non lasciano molto spazio alla fantasia: comunque un sindaco buon conoscitore dell’amministrazione e delle sue leggi, in questi frangenti può, come è successo qua, far la differenza rispetto, ad esempio, ad un buon politico ma con scarse conoscenze tecniche come è successo altrove. Il periodo del risanamento spinge a decisioni verticistiche, al decisionismo senza troppo badare al consenso che non si può esercitare come in tempi di normalità. Abituarsi però al verticismo e ad un consenso passivo, abbagliato dall’iperdinamismo del fo’ e prolungarlo oltre il dovuto, facendolo diventare addirittura una modalità intrinseca della funzione istituzionale, non è buona cosa e porta a conseguenze perniciose. E tutto ciò non può essere giustificato neppure dall’emergenza sanitaria con la quale stiamo faticosamente convivendo, né da quella, ancora più recente, della guerra dietro l’uscio di casa, che avrà durature conseguenze su tutti gli assetti commerciali, produttivi, lavorativi anche della nostra città.

Dante Alighieri, nell’XI Canto del Purgatorio fa parlare Omberto:  “L’antico sangue e l’opere leggiadre d’i miei maggiori mi fer sì arrogante, che, non pensando a la comune madre ogn’omo ebbi in despetto tanto avante ch’io ne mori’…”. Oltre: “… La vostra nominanza è color d’erba, che viene e va e quei la discolora, per cui ella esce de la terra acerba”.

Bisognerebbe lasciare da parte questo verticismo e questa superbia per mescolarsi di più e di nuovo con la città, abbandonando l’idea del consenso passivo: per frequentarla fisicamente nei vari aggregati rionali, conoscerne la storia e capirne le caratteristiche fondamentali, comprenderne le esigenze e ricostruire un’agenda politica e amministrativa nuova. Non si tratta di ritornare al passato ma alla consapevolezza che quel passato può stimolare di nuovo idee e partecipazione per costruire il futuro prossimo, tra e dentro i cambiamenti epocali che stiamo vivendo. Se questo nuovo attivismo e queste tante risorse di cui fa continuo sfoggio l’attuale Primo Cittadino, fossero collegate alle esigenze di una città che intende ricostruire un proprio futuro attrattivo, originale e partecipato allora sarebbe un’altra musica! Ma ho l’impressione che oltre ai suonatori che mancano o sono alquanto scadenti, il Direttore d’orchestra sia un routinier delle proprie composizioni. Proprio questa mattina è infatti cominciato un altro tormentone: le dimissioni di Del Ghingaro da presidente della Conferenza della Salute dei Sindaci di area Vasta e l’apertura di un altro terreno di scontro nei confronti della Regione. E avanti allora…, via di nuovo con il colpo di bacchetta: musica maestro!

Ricostruire i rapporti con il Pd locale e aprire fronti di guerra istituzionali ad ogni piè sospinto sono due cose che non vanno d’accordo. Così come non è credibile una ricostruzione dei rapporti fatta con in mano il grimaldello dello scasso.

Certo che ci si può anche accontentare di qualche piazza rifatta, di qualche furbesco percorso di autostrada ciclabile, di qualche flash viario buttato lì senza studi d’impatto e di relazioni con il territorio, di uno stadio di periferia, vero cavallo di troia per il passaggio dell’asse di penetrazione, di mine ad orologeria lasciate su tutti i viali istituzionali, di un ambiente storico lasciato deperire e sradicato, magari a pro’ di un bel giardino cittadino, ma senza più quel corpo vegetale e piantifero caratteristico. Meglio che nulla si potrà dire! Certamente non si invertirà il senso della traiettoria discendente e Viareggio sarà ancora peggio attrezzata a navigare nei nuovi scenari. Inoltre si lascerà alla città un deficit ben più grave di quello finanziario che il nostro buon Omberto era riuscito a sanare. Si lascerà che a Viareggio, come conclude il Nistri nel suo articolo, “… l’unico profumo d’oriente rimastole sia l’effluvio di qualche Kebab” .

Niclo Vitelli

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