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venerdì, Maggio 17, 2024

Al “Cibus” performance di arte da gustare di Alfabeto OBIC in un dialogo con le opere di Emanuele Giannelli

In occasione del CIBUS, Emanuele Giannelli e PARMA 360 Festival della creatività contemporanea, contribuiscono ad una visione nuova e sorprendente nel dialogo tra l’arte e il cibo.

Con la mostra HUMANOID, curata da Camilla Mineo, CIBUS 2024 ospita all’ingresso della Fiera due sculture monumentali di Giannelli, due KORF 17 di cinque metri d’altezza che, come due sentinelle, accoglieranno i visitatori mondiali della Fiera per eccellenza dedicata al cibo.

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L’altra iniziativa straordinaria che riguarda il cibo e l’arte, voluta dalla curatrice della mostra Camilla Mineo, realizzata in collaborazione con il CIBUS e inserita nel circuito degli eventi CIBUS OFF, è la performance che Alfabeto OBIC ha creato in esclusiva per Emanuele Giannelli e che si terrà all’interno della Galleria San Ludovico, nel cuore storico di Parma, dove sono esposte quaranta sculture monumentali di Giannelli, figure emblematiche della sua poetica d’artista e della sua visione dell’uomo contemporaneo, allestite nel suggestivo spazio di San Ludovico, una chiesa sconsacrata.

La performance di ALFABETO OBIC per EMANUELE GIANNELLI è un progetto di Anna Paola Lo Presti con Gianluca Marziani. Un site-specific OBIC Project che si sviluppa esclusivamente nella sede della mostra di Giannelli a Parma.

Alfabeto OBIC è un rivoluzionario progetto culturale, editoriale ed artistico. Un alfabeto che nasce per creare una nuova dimensione dell’opera d’arte, una nuova lettura, un nuovo codice, qualcosa di non ancora interpretato, ma che esiste e, soprattutto, che può regalare allo spettatore uno strumento inatteso con cui osservare e leggere l’arte. OBIC è il cibo come non si è mai visto, sentito, visto, ascoltato, toccato.

Con questa nuova performance all’interno della Galleria San Ludovico a Parma, una splendida chiesa settecentesca sconsacrata, che ospita la grande mostra dello scultore Emanuele Giannelli, una delle figure di maggior spicco nel panorama artistico nazionale e internazionale, Alfabeto OBIC con la performance dedicata a Giannelli continua a raccontare, ma soprattutto a decodificare il codice gustativo nell’opera d’arte.

OBIC è un ragionamento polisensoriale sul cibo, che trova nel contesto del CIBUS di Parma un anello di congiunzione per parlare di cibo dell’anima e cibo del corpo, e di proporre il legame tra l’artista e OBIC in un momento di riflessione nella chiesa sconsacrata che è luogo d’arte e spazio spirituale.

La “translitterazione” dell’opera di Emanuele Giannelli secondo l’Alfabeto OBIC di Anna Paola Lo Presti è una pasta di biscotto con una fragilità di zucchero: così coloro che prenderanno parte alla performance, dopo aver osservato le opere potranno sentire il loro sapore e verificare come il Codice OBIC sia davvero insito in ognuna di esse.

La performance si svolgerà in tre tempi: nella prima parte Anna Paola Lo Presti allestirà un tavolo appositamente posizionato al centro della mostra come un vero e proprio spazio scultoreo, una “mise en place” che darà come riverbero le peculiarità sensoriali delle opere; nella seconda parte la curatrice racconterà come è stato creato e sviluppato il progetto OBIC per Emanuele Giannelli; nella terza parte un piccolo gruppo di persone saranno le prime protagoniste della performance e per prime mangeranno la ricetta creata per Giannelli, mentre il pubblico prenderà parte alla performance subito dopo.

Come per l’opera d’arte anche la performance avrà una sua interezza e integralità: tutto verrà mangiato, la mattonella di pasta di biscotto che fungerà da piatto su cui verrà servita la crema, il savoiardo che servirà come un cucchiaio a raccoglierla e gustarla. La fragilità di zucchero, l’elemento gustativo che vuole ricordare a tutti l’essenza del luogo che pur essendo sconsacrato mantiene la sua solenne imponenza, chiuderà la performance e il processo gustativo dell’opera di Giannelli secondo l’Alfabeto OBIC.

La performance unisce la relazione tra l’arte scultorea di Giannelli e il biscotto, manufatto tramandato da eserciti e matrimoni reali, dove scultura e anima si uniscono.

Tramandato in tutto quello che di animo viviamo e abbiamo, decidendo un giorno che doveva essere presente nelle storie dell’anima degli uomini, il biscotto, come la scultura, è cottura e fragilità e racconto. Ed è tra i primi cibi di quella specie umana che l’artista racconta.

Il biscotto è uno di quei manufatti di cucina che evidenziano le potenzialità della tribù bipede, elemento contenuto nella ricerca scultorea dell’artista, che continua ad adattarsi cercando di trovare una dimensione. L’anima del biscotto è fragilità, l’anima degli uomini è fragilità, ed è ricerca ossessiva del punto di indagine nel lavoro di Giannelli, evidenziato dalla serialità possibile anche nel biscotto, fragile, scultoreo e cotto. (Anna Paola Lo Presti)

L’opera d’arte, si sa, possiede un’anima, una dimensione interiore che è l’anello di congiunzione tra la sua radice estetica e poetica e l’indissolubile legame con la mano di chi l’ha creata. OBIC è alla ricerca di quest’anima, da toccare e mettere in trasparenza attraverso la ricomposizione del gusto dell’opera. Rendere visibile l’anima dell’opera e gustarla, perché mai fatto prima, è il concept di OBIC.

Come scrive Gianluca Marziani Alfabeto OBIC è l’inizio di un nuovo pensiero, la gestazione simbolica di un vocabolario che parla la lingua di connessione tra arte come cibo della mente e food come estetica culturale oltre il puro mangiare.

“Quando osserviamo un’opera d’arte non dobbiamo fermarci esclusivamente all’aspetto visivo, alla lettura poetica o storica o alla mera superficie della stessa – afferma Anna Paola Lo Presti – . L’opera d’arte penetra lo spettatore attraverso molti codici sensoriali, e lo fa anche attraverso il gusto e l’impronta olfattiva che la compone. Ciò significa che si può mangiare un’opera d’arte? In un certo senso sì, se ne può mangiare l’anima se attraverso la sua composizione si può leggere il codice gustativo e da questo trarne una ricetta che, eseguita, ci consente di sentire letteralmente il gusto dell’opera, sia di un’opera specifica sia dell’opera universale di un artista”.

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