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lunedì, Dicembre 9, 2024

Economia e società, quali valori servono per un futuro migliore. L’analisi di Massimo Bacci

“Ritrovare il Senso della misura mettendo al centro Coraggio, Visione, Persone e Territorio” è il titolo di un articolo di Massimo Bacci che sarà pubblicato nel prossimo numero di “Leasing Magazine”. L’ex direttore generale del Centro Leasing Spa di Firenze analizza l’attuale momento dell’economia e della società, e indica quali strade seguire per il futuro. Riceviamo e pubblichiamo l’anticipazione del numero di giugno del periodico di economia, finanza e cultura diretto da Gianfranco Antognoli.

Dopo la pandemia, che comunque continua ad essere tuttora presente tra noi limitando ancora in parte i nostri comportamenti, ecco ora lo “scompenso energetico” e la definitiva esplosione della guerra tra Russia ed Ucraina con disastrose conseguenze sociali ed economiche ed un futuro ancora più incerto ed insicuro.

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Riavvolgiamo il filo della memoria: 11 settembre 2001 le Torri Gemelle, nel 2008 la crisi finanziaria globale dei sub prime, nel 2020 l’inizio della gravissima pandemia globale senza che il nostro Paese fosse ancora riuscito ad assorbire gli effetti della precedente crisi (leggi valori di crescita della nostra economica molto bassi e crescita del nostro debito pubblico in aumento). Ecco ora: l’esplosione del mercato energetico che spinge i valori di gas ed elettricità a toccare aumenti di costo proibitivi per famiglie e mondo produttivo, il difficile approvvigionamento di materiali destinati alle diverse attività produttive come conseguenza delle fasi di lockdown per le imprese industriali ed in ultimo anche la guerra in Ucraina con disastrose conseguenze per le cose (vedi la distruzione di intere città), le persone (vedi i numerosi decessi di soldati e civili indifesi) e sotto il profilo economico (vedi le conseguenze dello scambio di sanzioni tra molti paesi e la Russia e contromosse russe). 

Si configura un mondo certamente nuovo ma non certo migliore; non sicuramente il modello sognato (sempre in positiva allargata evoluzione) e per il quale in molti della mia generazione ci siamo impegnati con passione, dedizione e sacrificio al fine di assicurare a figli e nipoti certezze e sempre più diffusa serenità. Pur in un contesto davvero molto complesso, in uno scenario economico critico (con aumento di costi e shortage di materie prime, caro energia, catene di logistica interrotte e produzione industriale rallentata che non permettono di intravedere nel breve termine concrete soluzioni per una celere ripresa delle prospettive di crescita economica) è comunque indispensabile guardare con fiducia al futuro con la consapevolezza che dovremo superare maggiori ostacoli.

Quando ciò che ci circonda cambia celermente anche a noi è richiesto di cambiare il nostro modo di pensare ed agire/reagire con grande elasticità mentale e rapidità per non rimanere esclusi.

Molti avranno da osservare che da sempre chi si occupa di Impresa è obbligato a capire ciò che muta e ad adeguare il proprio agire in funzione di ciò che il mercato domanda; senz’altro vero! I consuntivi d’impresa tuttavia ci evidenziano che, anche se in teoria il principio viene condiviso, poi nell’agire quotidiano il valore della coerenza spesso si sfuma o addirittura si perde.

Coraggio

Con mie considerazioni ospitate su questa stessa rivista nel 2015 già evidenziavo come “la paura fosse un freno al nostro cambiamento ed alla necessità di innovare”. Quando il cambiamento è radicale e rapido anche “la nostra difficoltà ad essere coraggiosi” va senza indugio superata.

Se nel difficilissimo attuale contesto dell’economia del mercato globale, che però subirà ancora trasformazioni importanti, vogliamo continuare a guardare al futuro di impresa, si dovrà prontamente reagire, percorrendo strade di innovazione con paradigmi di incertezza, occorrerà inoltre raccogliere tutti i nostri valori, possibilmente integrarli con quelli di altri e mixando Visione, Etica, Coraggio, Consapevolezza, Equilibrio, Elasticità/Apertura, Responsabilità Sociale, Competenza, agire in fretta.

Un agire che tuttavia sappia ben identificare o se vogliamo ritrovare «un giusto senso della misura».

È doveroso individuare un percorso sostenibile, equilibrato, armonioso frutto di programmazione ed azioni ben studiate e messe a terra con molta determinazione nel superare le traversie e l’inatteso. Un modello per molte imprese rivoluzionario rispetto ad un recente passato dove l’uso spinto di obiettivi fast in chiave speculativa aveva portato a progetti industriali costruiti con obiettivi e rischi incompatibili/ insostenibili per le rapide trasformazioni nei mercati di riferimento.

Visione

Avere una visione chiara del proprio futuro è di pochi e la capacità di sostenerla con ampia conoscenza e concentrazione è addirittura di pochissimi (R. Scandellari, blogger, digital marketer e giornalista). Quale dunque la corsia preferenziale? Ascoltare, Studiare, Agire condividendo progetti d’impresa caratterizzati dall’integrazione di individui con competenze diverse e complementari (V. Gherardi/collaborazioni inaspettate) permetterà di:

  • ritrovare il senso della misura in progetti di impresa sostenibili armonizzando ambizione e possibilità;
  • generare nuovi modelli produttivi più affidabili per qualità, dimensione, marginalità attraverso intelligenti alleanze tra imprese;
  • guardare a modelli capaci nel sostenere nuovi investimenti in tecnologia e competenze (leggi risorse umane eccellenti);
  • pervadere di competenza, passione, innovazione, fiducia e tenacia i gruppi di risorse chiamati al conseguimento di obiettivi programmati/sostenibili;
  • saper guardare al territorio che ha generato le nostre imprese non come la semplice porzione di terra dove abbiamo edificato i nostri stabilimenti e quindi normale asset posseduto da sfruttare ma come luogo vivo in costante movimento e “formidabile testimone” delle origini, storia, sviluppo, crescita, valore aggiunto sociale della nostra Impresa (Prof. C. Baccarani).

Sintesi: ostacoli molti, impegno molto, responsabilità crescenti ma mai perdere fiducia sulle nostre capacità di cambiare e riuscire. Con il metodo agile (già trattato in passato in altre riflessioni), con le verifiche periodiche dell’agito rispetto al programmato e le successive eventuali necessarie correzioni il nostro percorso avrà buone possibilità di successo.

 Letture, Webinar, Meeting in presenza, permettono di vivere momenti di convivialità allargata su interessanti e variegati temi che riguardano dinamiche di mercati e percorsi/ storie/modelli innovativi di impresa.

Gli animatori di tali spazi, Docenti Universitari, Imprenditori, Manager e Professionisti sono straordinari apportatori di moderna visione ed autentica ricchezza culturale, e mi offrono spunti da estendere con la consueta ambizione di feedback anche con sempre costruttive diversità di vedute. Il valore che nasce dalla “convivialità delle differenze” è strumento di crescita impareggiabile.

Abbiamo più volte detto che ascoltare, studiare, programmare, agire in coerenza, permette di contribuire a generare percorsi favorevoli all’intraprendere con successo; a generare attività profittevoli che alimentano la crescita della nostra economia. Significa riservare un impatto positivo ai territori nei quali vogliamo impegnarci con modalità etiche e sostenibili. Significa dunque far prosperare i nostri territori sostenendo posti di lavoro e possibilmente crearne dei nuovi. 

Significa generare incentivo al crescere sempre più, lavorare ancora meglio, provare con impegno ad essere persone migliori di prima. Teoria? Sogno? Stimiamo di poter riuscire da soli? Stimiamo sia meno oneroso e più sicuro farci accompagnare??

Sono convinto che ognuno di noi giudica una pesante sconfitta la chiusura di un’impresa, il ricorso a lunghe ore di Cassa integrazione, la delocalizzazione della produzione. Di fronte a tali criticità ritengo indispensabile e doveroso riuscire a capire in quale e/o quali dei vari passaggi del nostro intraprendere si siano commessi errori senza poi provvedere a correggere il nostro agire per tempo.

Sono inoltre convinto che quando mancano i risultati attesi il cambiamento si renda necessario/doveroso e celere, però “senza mai improvvisare”.

Abbiamo più volte sostenuto che il progetto impresa è un percorso fondato sulla visione del futuro che il soggetto che intraprende immagina sulla base della conoscenza disponibile, della capacità di vedere talvolta anche oltre il razionale possibile. Un progetto che si realizza attraverso un percorso costantemente innovativo e rischioso in ragione delle incertezze e resistenze che il nuovo porta con sé. Le competenze, il coraggio, la tenacia, i periodici qualificati controlli, il nostro saper ben leggere e valorizzare i numeri consuntivati, la fiducia che sapremo far vedere e generare nel sistema delle relazioni e territori nei quali collocheremo la nostra attività, ci aiuteranno a raggiungere il risultato atteso.

Visione senza esecuzione è soltanto illusione, affermava Henry Ford.

Chi ha visione lo dimostra mettendola in pratica quotidianamente. Tutti i passi che con coerenza compie per avvicinarsi all’obiettivo rassicurano chi ancora non ha il coraggio e la voglia di fare altrettanto. Quale l’agire dell’imprenditore: ascoltare, rassicurare gli utenti, facilitare l’aggregazione nel gruppo, provvedere ad un viaggio utile/profittevole e confortevole.

Persone (Capitale umano)

In un recente articolo apparso su Italia Oggi dal titolo “Intraprendere e non dipendere” il dottor Guido Stratta di Enel Group ha offerto un modello di organizzazione del lavoro e di relazione molto appropriato alle attuali sempre crescenti complessità e responsabilità di chi guida un’impresa. Un modello basato sulle competenze, passioni delle persone, uno stimolo ad intraprendere piuttosto che a dipendere. Una guida al potenziamento delle proprie capacità e reali inclinazioni mettendo al centro la formazione ed il benessere, in una gestione flessibile delle attività che guardi essenzialmente al risultato e non totalmente condizionata dal processo.

Le intense trasformazioni che interessano il mondo globale e che incidono profondamente sui bisogni e sui comportamenti personali e professionali degli individui, rendono sempre più necessario che ogni persona ad ogni livello si senta coinvolta. Per le imprese è importante scegliere persone eccellenti e/o con potenziale perché generatori di valore aggiunto competitivo. Con tali risorse, attentamente selezionate, formate e seguite per un percorso di medio lungo periodo occorrerà condividere un “modello di alleanza” atto a creare un contesto sempre più favorevole e permettere un sostenibile crescente sviluppo dell’impresa, della persona e dell’economia da questi generata. Essere protagonisti di questo percorso richiede prima di tutto mettere al centro la Persona non soltanto nella sua dimensione lavorativa ma in una più ampia accezione sociale.

Buoni progetti e buoni imprenditori necessitano di team con persone capaci di valutare e assumersi rischi e responsabilità in modo consapevole ed autonomo anche se in un contesto più ampio armonizzato.  Occorre in sintesi mettere in campo nel lavoro quotidiano maggiore lungimirante comprensione e condivisione delle necessità dell’impresa. Occorre tutti assieme guardare all’impresa per ciò che sta esprimendo ma soprattutto per ciò che vogliamo sia in futuro attraverso un positivo cambiamento determinato da gioco di squadra ed intelligente, pragmatica, armonica rapidità nell’agire. Tutti siamo dunque ad intraprendere e creare valore per l’impresa e per noi stessi.

È questo il metodo per abbandonare una obsoleta modalità del dipendere e mettere in condizione l’impresa di ben capitalizzare e pienamente riconoscere l’oggettivo specifico valore aggiunto apportato dall’impegno qualificato del collaboratore.

A mio avviso una visione davvero illuminata, capace di trasformare e dare maggiore efficacia in reciprocità alla soddisfazione dei bisogni dell’azienda e di tutti coloro che vi operano. 

Questo modello impone all’impresa di reinventare compiti e perimetro professionale dei responsabili H.R. e/o di Selezione risorse umane. Impone una vera rivoluzione culturale di queste risorse talvolta pronte a giustificare i propri errori con la mancanza di ampia autonomia decisionale.

Con frequenza registriamo, anche in imprese di medio grandi dimensioni, la presenza di manager con responsabilità di questi settori a straordinario peso strategico, che pur teorizzando innovativi modelli di selezione e gestione risorse, inciampano poi in un agire tradizionale, standardizzato e quindi incoerente con la profonda necessità di incidere sulle leve per il cambiamento; in tempi di spinta transizione culturale/digitale, della necessità di inserire in azienda risorse preparate con potenziale ed orientamento alla multidisciplinarietà, rappresentano un freno all’obbligato processo di trasformazione dei gruppi di lavoro presenti in azienda, o del loro ricambio. Approccio conservativo assolutamente inadeguato al futuro dell’impresa che occorre a mio avviso rimuovere in fretta.

In sintesi, pur consapevole che questa mia posizione non sarà priva di vivace avversità, credo fermamente che risorse ad azione incoerente e frenante con responsabilità in questo importantissimo settore di azienda dovrebbero essere le prime ad essere sostituite  per ben governare una vera, decisiva trasformazione.

Chi non ha la capacità di cambiare se stesso non potrà mai governare con efficacia il cambiamento di altri.

Ed inoltre… se abbiamo bisogno di portare profonda innovazione nei processi dell’impresa difficilmente potremo riuscire con coloro che per lungo tempo hanno gestito modelli diversi ora ritenuti superati. Assoggetteremmo l’impresa ad un rischio sicuramente alto nel delicato processo di riuscita del cambiamento atteso.

Territorio

Da una recente nota del Prof. C. Baccarani, emerito di Economia e Gestione delle Imprese dell’Università di Verona, sulla rubrica Parole & Conchiglie dell’Unione Imprese Storiche: Economisti, imprenditori, manager, hanno lungamente considerato il territorio alla stregua di una semplice risorsa posseduta da sfruttare. Il territorio come uno dei vari asset dell’azienda.

Approfondimenti relativi alle dinamiche che hanno portato allo sviluppo di alcuni distretti industriali hanno invece posto l’accento su una connotazione che la logica economica aveva portato ad offuscare: molte imprese nascono in una determinata area e trovano efficace modalità di crescita perché le persone che vivono in quel territorio ne sanno interpretare lo spirito, ne “respirano la vitalità” e ne vivono l’atmosfera creativa.

Il territorio è la gente che lo abita con i propri usi e costumi, l’ambiente naturale che lo caratterizza, la sua storia, le risorse che possiede, le bellezze artistiche presenti, le attività economiche che lo animano, la visione politica che lo guida, le connessioni tra le persone e le organizzazioni che lo popolano. È il luogo dove le persone si sentono a loro agio. È il luogo nel quale si estende il respiro della fabbrica al di là dello stabilimento che ne custodisce il processo produttivo, per generare e raccogliere sinergie creative dirette alla produzione di competitività e diffusione di benessere condiviso (G. Bonotto).

Il territorio è dunque una realtà viva che modifica la propria identità sulla base delle relazioni che si realizzano tra i soggetti presenti. Un soggetto vivente ad alta complessità, risultato di processi co-evolutivi sinergici fra insediamento umano e ambiente (A. Magnaghi).

In sintesi un vero soggetto che partecipa alla creazione di valore al pari delle persone, delle organizzazioni, delle strutture, delle istituzioni che lo popolano. Come non condividere una visione così illuminata? Agli inizi degli anni 2000 in un meeting organizzato da Fondazioni bancarie a Foligno, un illuminato sociologo sosteneva che la forza e il valore del nostro Paese derivassero dalla capacità di trazione delle tante eterogenee comunità, tante tradizioni, storie, ingegno; altissima capacità creativa professionale, artistica, produttiva, espressa dagli abitanti dei nostri territori dal nord al sud della Penisola.

A suo parere la possibilità di ulteriore sviluppo culturale e produttivo futuro del nostro Paese sarebbe stato possibile attraverso la nostra capacità di ben indirizzare, integrare e armonizzare questi straordinari, eterogenei valori giungendo ad una “elevata e durevole qualità di Paese”.

Sono trascorsi oltre venti anni da quella giornata ma in tutto questo tempo nel nostro Paese non siamo riusciti ad agire in connessione con questo pensiero che, se applicato con periodici aggiustamenti di visione e innovazione, avrebbe potuto condurci, certamente non senza fatica viste le innumerevoli traversie registrate durante il cammino, ad essere un Paese più unito, più armonizzato, più connesso, più competitivo, più sviluppato, più ricco. Un Paese attrattivo per nuovi investimenti e quindi certamente più evoluto, più moderno, con più lavoro e diffuso benessere.

Non possiamo certo trascurare che questa ideale dinamica sia stata non poco minata e continua ad esserlo tutt’ora da molteplici fattori tra i quali anche un rapporto farraginoso tra competenze di enti pubblici e bisogni dell’iniziativa privata e che occorra “mettere mano senza più alcun indugio” ad un nuovo diffuso modello culturale che superi l’esistente “pesante/dannosa barriera burocratica”.

Occorre tuttavia anche evidenziare che, per alcuni distretti, specie del settore tessile come Prato o Carpi, la globalizzazione con il suo divenire accelerato ha portato a cambiamenti che non era facile governare in assenza di illuminata visione e determinatissima azione; la posizione raggiunta rende particolarmente complesse eventuali modifiche strutturali. In questi territori, un tempo popolati da floride piccole medie imprese un’inclusione di player cinesi che io definirei “selvaggia” ha cambiato profondamente il territorio. Culture e modalità produttive asimmetriche rispetto a quelle regolate delle nostre imprese hanno portato ad una ridotta capacità competitiva del precedente “fare impresa domestico”. Un contesto critico favorito dalla trascuratezza e miopia di molte istituzioni locali e non soltanto del governo centrale che hanno permesso, senza intervenire con i dovuti necessari, costanti e preventivi controlli, cambiamenti davvero inaccettabili e purtroppo irreversibili. È indubbio che in queste aree territoriali fare impresa e quindi progettare con entusiasmo e fiducia, nuovi investimenti in capitale, tecnologia ed incremento delle risorse umane è certamente faticoso e complesso. Per fortuna nonostante questi oggettivi ostacoli abbiamo ancora persone coraggiose e di esempio con il loro lodevole, inarrestabile desiderio di proseguire nell’affascinante mestiere dell’Imprenditore.

Consapevoli tuttavia che sia nella vita delle persone che in quella delle imprese niente è facile ma niente è impossibile, forti e fiduciosi nei nostri valori umani e professionali, impegniamoci davvero con innovate competenza, coralità e risolutezza per assicurare alle nostre imprese a noi stessi ed ai nostri giovani un futuro oggettivamente migliore.

Impegniamoci con passione senza dimenticare: «da soli si va certamente più veloci ma insieme si arriva decisamente più lontano».

When you try your best, miracle will come to you.

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