“Caro bollette? Senza scostamento il governo e con l’extra gettito che non grava sulle tasche degli italiani. Draghi ha trovato 50 milioni contro il caro energie, bollette e benzina. Queste misure le prorogheremo, perché la benzina scade a settembre. Faremo dei semplici
decreti attuativi venendo incontro alle imprese energivore e gassivore e senza scostamento. Chi chiede a Draghi di fare di più è quello che lo ha fatto cadere. Un governo in carica solo per gli affari correnti e non può fare scostamento”. Il ministro per gli Affari regionali e le autonomie Maria Stella Gelmini ha parlato dal palco nell’ultimo appuntamento estivo de “Gli Incontri del Principe” del Grand Hotel Principe di Piemonte a Viareggio partendo nella sua analisi dall’emergenza del momento. “Attraverso una gestione oculata del bilancio – spiega Gelmini – il ministro Franco può recuperare risorse. Poi c’è bisogno di un tetto europeo al prezzo del gas. La Germania ha cominciato ad aprire a questa opzione. Draghi ha lavorato anche in estate ma ora non ha pieni poteri. In campagna elettorale si fanno promesse ma era meglio lasciare lavorare l’italiano più illustre”.
Rispondendo alle domande di Stefano Zurlo, l’inviato de “Il Giornale” che a condotto tutti gli incontri, Gelmini ha toccato anche il tema del fisco: “Se mi chiedono quale sia la riforma più importante del governo Draghi, dico quello della delega fiscale, la semplificazione dell’Irpef, l’abolizione totale dell’Irap, una semplificazione dell’Iva. Tutte cose da completare per costruire un fisco che non gravi sulle imprese e sulle partite Iva. E allora dico: chi vince il 25 settembre non riparta da capo ma prenda atto di questa delega fiscale. Se il Terzo Polo sarà in un governo queste riforme le porterà avanti. Flat tax significherebbe fare nuovo debito e siamo contrari a qualsiasi tipo di patrimoniale”.
Per Gelmini la scelta non è più tra destra e sinistra ma tra la Meloni e chi vuole il ritorno di Draghi: “Il 20 ottobre ci sarà un negoziato sulle risorse energetiche e l’Italia sarebbe più forte se fosse Draghi a fare l’interesse dell’Italia”.
E a proposito del Pnrr? “Le prime due tranches – ha detto il ministro – le abbiamo portate a casa (circa 50 miliardi) rispettando il contratto. Per la prima volta l’Europa ha scelto la strada del debito in comune. Abbiamo rispettato le condizioni con riforme necessarie. Qualcuno dice che il Pnrr va cambiato ma chi lo sostiene è un superficiale. Invece semplificare pubblica amministrazione e il fisco, cambiare il mercato del lavoro sono questioni che restano centrali. Rinegoziare in Europa è il rischio che queste risorse vengano perse e si tratta di tanti soldi per ospedali, asili, infrastrutture, transizione digitale. Ad esempio un investimento sulle isole più piccole anche toscane per portare la connessione ovunque”.
E allora quali sono i punti qualificanti del programma del Terzo Polo secondo Gelmini? “Molto semplicemente: agenda Draghi, agenda Italia, Pnrr i punti cardine. Nonostante la guerra in Ucraina ci sono tre punti di crescita in più e non dobbiamo disperderlo. A forza di bonus, di assistenzialismo, reddito di cittadinanza è stata sprecata una montagna di denaro senza abolire la povertà. Ci vuole un fisco giusto che non sia ostile alle imprese. C’è bisogna di ricostituire una casa dei moderati”.
Zurlo ha sottolineato che qualcuno dice che governo ha cominciato a vacillare con la scelta del presidente della Repubblica, ruolo a cui ambiva Mario Draghi. “Il Presidente del Consiglio – spiega il ministro Gelmini – non ha mai mollato un attimo e il governo aveva retto a tanti stress test. Ora quello di cui ha bisogno il Paese non sono le promesse ma di una solida cultura di governo come ha avuto il governo Draghi. Salvini da sempre ha
sopportato il governo più che supportato l’esecutivo, anche nel periodo della pandemia. Poi hanno prevalso i sondaggi, la paura che la Meloni prendesse troppo consensi. Forza Italia è sempre stata moderata e liberale e mai avrei pensato potesse far cadere Draghi”.
Inevitabile che una domanda rivolta a Gelmini abbia riguardato la decisione di uscire da Forza Italia. “Non c’è stato un dibattito interno, non c’è stato un solo confronto con chi voleva dare la fiducia a Draghi. In Italia ci sono troppe emergenze come un’inflazione quasi a due cifre. Non ci dovevamo permettere di far cadere un governo così. È una scelta anti patriottica. Io ho combattuto in FI una battaglia con Carfagna perché si è scelto di inseguire Matteo Salvini. A Forza Italia non basta simbolo del Ppe nella bandiera ma nei momenti difficili si deve fare la scelta giusta. FI e Lega invece hanno tradito il Paese. Draghi che chiede il tetto al prezzo europeo del gas aveva forza se era in carica”.
Il ministro degli Affari regionali ha sottolineato un punto chiave. “Sono una persone leale e libera ma che ha il coraggio di dire quello che pensa. Far cadere Draghi una colossale stupidaggine, hanno tradito l’Italia che lavora che di Draghi si fida. Per questo aderisco a un partito che in partenza a meno consensi di FI. Carlo Calenda e Renzi mi ispirano fiducia perché durante 18 mesi hanno sostenuto Draghi anche quando era scomodo e sono
autenticamente riformisti con la schiena dritta. Non ho fatto scelta comoda. Con questi due poli sbilanciati a destra e a sinistra, il Terzo Polo è una scelta essenziale e necessaria per avere una visione di questo Paese che ha bisogno di stabilità e competenze. Se vince Meloni non abbiamo la paura della deriva autoritaria ma abbiamo paura per le tasche degli italiani”.
E il rapporto con Berlusconi ? “Aver rotto è stato un grande dispiacere. Non si può confondere lealtà con il fatto di essere servi. Questa battaglia l’ho persa perché FI ha preferito il sovranismo alla moderazione e alla cultura di governo. Però va detto che siamo usciti in 40 da Forza Italia dall’inizio della legislatura. Preferisco fare un percorso difficile. Calenda ha scelto una traversata nel deserto da soli al centro. Anche nel centrodestra le posizioni divergono diametralmente. Meloni è sempre all’opposizione, Salvini è andato al governo con i Cinque Stelle, ha sopportato Draghi e poi lo ha fatto cadere. Un governo che è caduto per la paura del proporzionale. La legge elettorale attuale non è più adatta ai tempi nostri, ci vorrebbe un proporzionale perché questa legge forma coalizioni bislacche”.
Se il terzo Polo fosse decisivo, chiede Zurlo, cosa succede? “Ho lavorato bene al governo con la Lega di Giorgetti – dice Maria Stella Gelmini – non ho nulla da spartire con la Lega di Salvini. Se vincono Salvini e Meloni saremo all’opposizione. Il Terzo Polo non sarà mai con la sinistra massimalista che dice no a tutto. Noi siamo a favore del rigassificatore di Piombino e apprezzo Giani che ha chiesto compensazioni per il suo territorio”.