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martedì, Aprile 30, 2024

La frenata dell’economia. Quali provvedimenti servono per rilanciare il sistema Italia

Riceviamo e pubblichiamo in anteprima un articolo di Alberto Bruschini (Value+ S.r.l) sulla situazione economica italiana che sarà pubblicato sul prossimo numero di “Leasing Time Magazine”, il mensile di economia e finanza diretto da Gianfranco Antognoli.

La frenata del Pil del secondo trimestre di quest’anno (meno 0,3%), affievolisce il fervore con cui era stato salutato dal governo il +0,9% del primo trimestre. L’andamento riflessivo del settore manifatturiero e di quello agricolo instillano preoccupazione negli operatori economici, anche per le prospettive non rassicuranti dell’industria nei principali paesi europei (Germania e Francia), grandi importatori di prodotti italiani.

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Il settore del turismo, che nel 2021 e 2022 aveva registrato una notevole espansione, dopo il blocco del Covid, segna una battuta d’arresto per il calo della domanda interna. Secondo
i dati di Federalberghi, il 41% degli italiani non andrà in vacanza, la metà dei quali per motivi economici. Soffrono le mete al mare e in montagna. Le città d’arte, invece, rilevano un’ulteriore crescita, in virtù della domanda estera, soprattutto di quella americana per la
forza del dollaro.

L’inflazione da costi da una parte, derivante dai prezzi dei prodotti energetici (gas e petrolio), che tutt’ora superano di tre volte quelli del 2019 e dall’altra, il rialzo dei tassi di interesse al 4,25%, deciso dalla BCE per combatterla (vanamente), costituiscono una
miscela esplosiva per la formazione dei prezzi delle merci, al di là della speculazione delle
multinazionali.

La contrazione della domanda interna dipende dalla resistenza del costo di beni di prima necessità a scendere sotto la percentuale del 10%, per giungere al fatidico 2%. Negli ultimi due anni i redditi reali dei cittadini hanno subito un salasso del 15% e continueranno a ridursi con il persistere dell’inflazione. I redditi reali delle famiglie e i ricavi delle imprese sono legati dal principio dei vasi comunicanti. Se calano, si riduce la domanda di beni e, inevitabilmente, l’attività delle imprese, e viceversa.

Tale situazione contribuisce a ridurre la fiducia dei cittadini e delle imprese, proprio nel momento in cui il sistema economico deve affrontare la sfida della transizione ecologica per combattere il vulnus del cambiamento climatico, a tutela di un ambiente che fa acqua da tutte le parti.

Per invertire una tendenza di questo tipo, innanzitutto occorre ritrovare una coesione nazionale fra i cittadini. Bisogna che tutti si abbia la consapevolezza che, senza l’intervento
dello Stato, il meccanismo in atto potrebbe vanificare il lavoro dei nostri padri.

Innanzitutto, chi ci governa in primis, ma anche l’opposizione, devono dire, con chiarezza, che:

  • la cassa dello Stato langue. I 2850,00 mld di euro di debito pubblico, che quest’anno
    costeranno più di 85 mld per interessi (il 4,5% del PIL), non consentono di fare altro debito;
  • un’evasione fiscale di 100 mld annui, che ci trasciniamo dalla nascita della Repubblica, non è più tollerabile. La riforma fiscale deve essere finalizzata a far pagare le imposte a tutti, armonizzandole secondo la capacità contributiva, per reperire le risorse finanziarie necessarie al fine di consentire allo Stato di agire.

Senza specifici interventi della mano pubblica sarà impossibile creare le condizioni per una
vigorosa ripresa della domanda interna delle famiglie e correlativamente delle attività economiche. Occorre, pertanto, che le imprese e le famiglie siano messe nella condizione di poter riprendere a produrre e consumare secondo standard adeguati per assicurare una crescita virtuosa del PIL.

Il governo e le istituzioni locali dovranno far sì che tutte le risorse del PNNR siano utilizzate. L’ammodernamento delle infrastrutture materiali e immateriali del nostro paese non è più rinviabile, altrimenti l’accrescimento della produttività complessiva del sistema Italia non sarà perseguibile. Il governo, in questo contesto, dovrà destinare congrui fondi al sistema delle agevolazioni pubbliche da destinare al potenziamento dei distretti industriali e delle filiere produttive, che fanno leva su una ricca fioritura di PMI che costituiscono l’asse portante del settore manifatturiero e di quello dei servizi.

I settori produttivi frammentati rappresentano il contesto ideale per attrarre investitori industriali e finanziari, stimolano i player di settore a valutare strategie di intervento per utilizzare al meglio le professionalità delle imprese di minore dimensione.

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