La pandemia ha accelerato il cambiamento del modo di operare di risparmiatori e imprese nei confronti del sistema bancario. Il rapporto tra banche e clienti è mutato rapidamente, con una crescita dei rapporti telematici e a distanza: ciò ha accelerato il processo di riorganizzazione territoriale, che era già in atto, con una riduzione degli sportelli per contenere i costi e accrescere l’efficienza dei servizi. Nel corso dell’ultimo biennio gli sportelli bancari presenti in provincia di Lucca sono scesi a 170 (chiusi 18 sportelli negli ultimi due anni), abbandonando anche 4 comuni della provincia dal 2017 (3 nel 2021). Con ciò Lucca ha perso la posizione di vantaggio che aveva in passato. Tuttavia, il numero di abitanti per sportello bancario (2.246) risulta poco sopra la media toscana e migliore della media nazionale e, considerati anche gli sportelli di Bancoposta, la provincia appare servita ancora in misura sufficiente. Il numero dei POS – Point of sale (25.852) è risultato in calo nel 2020 (ultimo dato disponibile) per la riduzione delle attività; è diminuito anche il numero degli ATM (274) per la chiusura degli sportelli bancari.
Se ne è parlato alla Camera di Commercio di Lucca nel corso dell’annuale incontro sul credito. Dopo i saluti del Commissario Straordinario della Camera di Commercio di Lucca Giorgio Bartoli, Giuliano Dini, già direttore della filiale di Lucca della Banca d’Italia, ha presentato l’analisi dei principali andamenti degli aggregati creditizi nell’anno 2021 e nel periodo della pandemia, elaborati a partire dalle informazioni statistiche ufficiali della Banca d’Italia.
“Nell’attuale fase economica, caratterizzata dai profondi cambiamenti che la crisi sanitaria e l’instabilità geopolitica impongono al mondo imprenditoriale, le nostre aziende hanno bisogno del supporto del sistema bancario e di politiche di accompagnamento per riorganizzarsi e rinnovarsi in uno scenario completamente diverso dal passato -ha dichiarato Giorgio Bartoli, Commissario Straordinario della Camera di Commercio di Lucca – La grande incertezza presente sui mercati, e la prospettiva di un aumento dei tassi di interesse per rallentare l’ascesa dei prezzi, potrebbero frenare ulteriormente la propensione a investire delle imprese, fenomeno già in atto a Lucca nel 2021.”
La raccolta del risparmio è aumentata sensibilmente: l’incertezza sulle prospettive future ha indotto famiglie e imprese ad accrescere la preferenza per la liquidità. Il biennio 2020-21 ha visto un notevole aumento del risparmio bancario e finanziario, a Lucca più che nelle altre province toscane. I depositi bancari e il risparmio postale hanno raggiunto gli 11.638 milioni di euro a Lucca nel 2021, con un aumento del +9,1% nell’anno (+966 milioni). Il risparmio delle famiglie (7.919 milioni) è cresciuto del +5,5%, mentre quello delle imprese più piccole (699 milioni) è salito del +19,2% e quello delle imprese sopra 20 addetti (2.550 milioni) del +14,3%.
La raccolta indiretta (titoli in gestione e a custodia) ha mostrato una flessione nella fase di inizio pandemia per una diffusa preferenza per la liquidità, ma ha poi recuperato sensibilmente fino a 6.823 milioni (+8,7%) nel 2021: le famiglie hanno toccato i 5.753 milioni, un valore in crescita del +8,8% che consolida Lucca al vertice in Toscana dopo Firenze, ma anche per le attività produttive si è registrato un significativo incremento (422 milioni; +25,9%).
Le famiglie lucchesi hanno fatto ricorso al credito in misura mediamente prudente e contenuta. Le imprese, con i sostegni ottenuti, le rinegoziazioni e le moratorie, hanno effettuato in parte un travaso dal credito a breve verso quello a medio e lungo termine, con l’allungamento delle scadenze e un alleggerimento delle difficoltà finanziarie. Se fino al 2019 la richiesta di credito era cresciuta più che nelle altre aree, dall’inizio della pandemia i prestiti (al netto delle sofferenze), pur in un contesto di disponibilità delle banche e di tassi di interesse contenuti, hanno presentato una diminuzione maggiore di tutte le aree di confronto, riprendendosi a fine 2020 (+1,6% sui 12 mesi) ma rimanendo su bassi livelli di crescita; nel 2021 si è registrata una lieve ripresa fino ad aprile, per poi scendere progressivamente a 9.211 milioni a fine anno, con un -2,7% che rappresenta il valore peggiore in Toscana.
Le famiglie sono apparse attente nel ricorso all’indebitamento nel 2021 (3.964 milioni; +3,4%), restando sotto la media toscana e italiana. Per le piccole imprese il credito è stato supportato dai sostegni e dalle moratorie posti in essere: dopo la crescita del 2020 (+6,8%), l’incremento è proseguito anche nel primo semestre 2021 ma si è poi indebolito attestandosi al +1,4% a fine anno (1.016 milioni).
Nei due anni di restrizioni covid, pur restando differenziate le difficoltà delle piccole imprese, il credito è stato diffusamente supportato dai sostegni posti in essere. Pertanto, rispetto al periodo di pre-pandemia nettamente negativo, nel 2020 il credito ha registrato una crescita per le aziende sotto 20 addetti (+6,8%, nella fascia alta delle province e sopra la media italiana), proseguito anche nel 2021 (ad aprile +9,7%) per poi indebolirsi e flettere sempre più nella seconda parte dell’anno ed arrivare a 1.016 milioni (solo +1,4% a fine anno).
Gli impieghi delle imprese artigiane vere e proprie sono cresciuti più delle aree di confronto. In particolare, al netto delle sofferenze (13 milioni) ridottesi a Lucca più che altrove, gli impieghi vivi (253 milioni) sono aumentati del 2,8% collocando Lucca nella fascia migliore delle province.
Per le imprese di maggiori dimensioni (20 addetti e oltre) i prestiti risultano in calo da inizio 2020, e nell’anno trascorso sono ulteriormente diminuiti a 3.938 milioni, un valore ancora elevato ma in flessione del -9,3%. Il credito al settore manifatturiero lucchese (1.744 milioni), che dal 2017 aveva ripreso a crescere, nel 2021 è diminuito del -17,2%, con un basso utilizzo dei fidi accordati, sceso dal 66,1% del 2019 al 57,8% del 2021.
Anche per i servizi gli impieghi sono diminuiti nel 2021 (-2,1%; 2.772 milioni), con una flessione nell’utilizzo delle linee di credito, scese dall’82,3% del 2019 al 76,8% del 2021; i finanziamenti alle costruzioni, in diminuzione da anni, con i sostegni all’edilizia hanno ripreso a crescere a Lucca più che in altre province, raggiungendo i 324 milioni a fine 2021 (+8,6%).
La consistenza dei finanziamenti a medio e lungo termine ha registrato un aumento nel corso del 2020 per poi scendere a 8.359 milioni a fine 2021 (-0,6% sui 12 mesi, la peggiore in Toscana). Le erogazioni, pari a 2.486 milioni nel 2021, sono diminuite del -17,6% nell’anno, dopo la crescita del 2020 (+16,5%).
Per le imprese il credito a medio e lungo termine a fine 2021 risulta pari a 4.685 milioni, sotto la sola Firenze, in diminuzione del -5,5% nell’anno.
I finanziamenti oltre il breve termine per investimenti finanziari (collegati anche ai sostegni pubblici) hanno raggiunto i 3.893 milioni nel 2021, al primo posto in Toscana dopo Firenze ma con il minor aumento (+0,5% annuo); quelli per investimenti in macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e prodotti vari, sono scesi a 523 milioni a fine 2021, in flessione del -24,4% e con erogazioni annuali al comparto scese a 202 milioni (-48,9%).
In un contesto di tradizionale basso indebitamento, le famiglie lucchesi hanno utilizzato i finanziamenti principalmente per l’acquisto di abitazioni (2.583 milioni; +7,8%), con erogazioni in forte crescita nell’anno (458 milioni; +30,4%).
Il credito al consumo (1.091 milioni), cresciuto nell’ultimo anno del +3,0% (tra i più bassi incrementi in regione), risulta destinato in buona parte all’acquisto di “beni durevoli a medio e lungo termine” (372 milioni; +2,1%), con erogazioni salite del +6,5% nel 2021 (136 milioni).
È proseguita la diminuzione delle sofferenze, scese a 261 milioni (-27,7%) a fine 2021 per effetto di rilevanti ammortamenti e cessioni da parte delle aziende di credito; soprattutto per i settori economici produttivi (piccole e grandi imprese) le sofferenze (212 milioni) sono diminuite del -30,7% sui 12 mesi.
Il tasso di decadimento (passaggio a sofferenza nell’anno rispetto agli impieghi iniziali) alla fine del 2021 si attesta al 1,098% in provincia, in aumento rispetto al 2020: la qualità del complesso degli affidamenti alle piccole imprese risulta peggiorato (2,562%), mentre per le imprese più grandi si è attestato all’1,283%. Tale rischiosità riguarda maggiormente il settore delle costruzioni e quello dei servizi.