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venerdì, Novembre 22, 2024

“La vittoria di Boric in Cile apre una nuova pagina nella storia della sinistra nei paesi latinoamericani”

Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Alessandro Cerrai sulla situazione politica in America Latina. L’autore prende spunto dall’elezione di Gabriel Boric a Presidente della Repubblica del Cile per ricordare le vicende del golpe Pinochet e guardare alle prossime scadenze elettorali del continente.

Belle notizie, dalla terra alla fine del mondo. Dal Cile, appunto il Paese alla fine del mondo, nel continente latinoamericano, arrivano belle notizie. Gabriel Boric ha assunto, nei giorni scorsi, la carica di nuovo Presidente del Cile, dopo aver vinto, a capo di una coalizione di sinistra e progressista, le elezioni, sconfiggendo al ballottaggio, il candidato della destra.

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Boric, con i suoi 36 anni, è il più giovane Presidente della storia cilena, ed è stato in passato uno dei leader del movimento studentesco e poi del variegato movimento che si è battuto negli ultimi anni per contrastare le inique politiche del governo di destra, e per far vincere il referendum per la modifica della Costituzione, legata al periodo della dittatura di Pinochet.

Boric, dopo aver giurato da Presidente, nella città di Valparaiso, il giorno successivo è entrato, a Santiago del Cile, nel Palazzo presidenziale della Moneda, dove da una finestra si è rivolto alle migliaia di sostenitori nelle strade limitrofe, insistendo sulla necessità di costruire un nuovo Cile, di combattere le diseguaglianze sociali, di tutelare le minoranze di origine indigena, di valorizzare le donne ed i giovani. La Moneda, quel palazzo è caro, purtroppo tristemente, ai ricordi di una generazione, anche nel nostro Paese. Abbiamo ancora negli occhi e nel cuore, vivo il ricordo di Salvador Allende, il Presidente socialista, l’11 settembre del 1973. La sua ultima foto, in giacca e cravatta, con l’elmetto ed il mitra in mano, mentre con i suoi compagni della guardia presidenziale si appresta a  resistere contro i militari golpisti del generale Pinochet, sostenuti dagli Stati Uniti. Allende morì, l’esperienza del governo di Unidad Popular fu repressa nel sangue.

Migliaia di militanti di sinistra furono assassinati, compresi esponenti delle forze armate contrari al colpo di stato. Per molti di quei giovani che avevano creduto e sostenuto Allende, iniziò un lungo esilio. Molti furono accolti anche in Italia. Consiglio a chi non lo avesse visto, il bel film documentario di Nanni Moretti “Santiago Italia” che ricostruisce con interviste, la storia di alcuni di quegli esuli nel nostro Paese, l’enorme solidarietà del popolo italiano, il ruolo positivo che svolse l’ambasciata italiana a Santiago del Cile, nell’ ospitare alcune centinaia di uomini e donne, ricercati dalla polizia di Pinochet, per essere torturati ed uccisi. Vinsero allora, in quella infausta giornata di settembre del 1973, “coloro che hanno la forza ma non la ragione”, come disse Allende nel suo ultimo discorso alla radio, mentre il palazzo presidenziale veniva bombardato.

Ma la storia sa prendersi le sue rivincite. Da pochi giorni, in quel palazzo, la Moneda, vi è un nuovo Presidente che si richiama all’esperienza di Allende e che vuole essere portatore di nuove istanze progressiste nell’intera America Latina. Il rispetto dei diritti umani sempre, il riconoscimento delle minoranze e della popolazione di origine indigena, la lotta contro il neoliberismo e per sanare le enormi ingiustizie sociali, da cui il Cile è attraversato, dopo essere stato durante la dittatura di Pinochet, laboratorio delle politiche economiche della scuola di Chicago di Milton Friedman, che sostenevano il ruolo marginale dello stato e la privatizzazione di tutti i servizi, dalla scuola alla sanità.

Un compito difficile per il giovane Boric e la sua compagine di governo, ma esaltante, che può aiutare tutta l’intera sinistra latinoamericana, che torna ad essere protagonista in molti di quei Paesi. Nei prossimi mesi, le elezioni presidenziali, prima in Colombia e poi in Brasile, dopo l’esperienza disastrosa del populista di estrema destra Bolsonaro, ci indicheranno più chiaramente i grandi cambiamenti che sta vivendo l’enorme continente latinoamericano. Un continente troppo spesso lontano dalle luci dei riflettori, dimenticando che vi vivono milioni di persone, di origine italiana, figli e nipoti di emigranti che dall’Italia si recarono in quelle terre lontane a cercare fortuna, una vita migliore. Un ponte con il nostro Paese. E quindi relazioni culturali, politiche, economiche, di cooperazione tra Italia e le nazioni latinoamericane sono strategiche, da coltivare e intensificare.

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